«Vittima di strozzini da ormai dieci anni»

Da una decina di anni Alfredo, nome di fantasia, è entrato nel circolo vizioso dell’usura. Da pensionato racconta che a un certo punto ha iniziato a chiedere in prestito denaro a uomini che, radicati nel territorio triestino da tempo, per campare fanno gli strozzini. Non sono mafiosi, non appartengono alla criminalità organizzata, bensì sono criminali organizzati. C’è una rete oscura nel capoluogo giuliano, composta da singoli individui che fanno capo a un’unica cassa, dove in un preciso giorno della settimana versano il bottino guadagnato attraverso le percentuali estorte. Gli interessi arrivano fino al 110%. E forse oltre. Alfredo ci casca, ormai sono dieci anni che per stare dietro alle spese correnti è incappato in questo meccanismo senza fine. Ha bisogno di aiuto però. Prova a consegnarsi nelle mani dello Sportello legalità, aperto quasi quattro anni fa dalla Camera di commercio della Venezia Giulia in collaborazione con l’associazione Libera e la Fondazione antiusura “Interesse uomo”, dove lo accoglie Antonio Svezia, giovane responsabile che per lavoro impiega molto del suo tempo a servizio di chi vuole sottrarsi a una vita di debiti.
La storia di Alfredo è uno dei 99 casi che si sono presentati con richiesta d’aiuto, una delle tre vittime di usura che ha incontrato il servizio dal 2014. Se un buon 40% di persone sono riuscite a ritrovare serenità, Alfredo rientra in quel 60% che, per un motivo o per l’altro, non ha ancora trovato pace. Non ha voluto denunciare il suo aguzzino. Ha paura. Svezia ha provato a parlare anche con la famiglia, ma nulla, all’unanimità hanno spiegato che le conseguenze sarebbero terribili. In compenso Alfredo ha illustrato il meccanismo attraverso cui si muovono questi loschi figuri in cerca di denaro altrui. Funziona più o meno così. Anche se agiscono autonomamente, hanno una grande cassa comune. Si appostano nei bar, nei circoli di gioco, vicino alle slot machine in attesa delle loro prede. Alfredo chiede 10mila euro, non ha più la possibilità di accedere al credito convenzionale. Gli servono forse per pagare gli altri 10mila, che già aveva chiesto in prestito ma non è riuscito ancora a restituire. Prendono come cauzione assegni in bianco e oro. E il primo del mese c’è l’appuntamento fisso, Alfredo deve consegnare indietro una quota di capitale, circa 500 euro, e il lunedì di ogni settimana tra gli 80 e i 100 euro.
Questa è la sua storia. Non è la sola, per esempio c’è chi arriva allo sportello per una cattiva gestione dell’economia familiare alla quale cerca di sopperire con continui finanziamenti fino a esplodere. E poi ci sono i dipendenti da gioco d’azzardo. Come Fabrizio, sulla sessantina, della provincia di Trieste. Ammette: «Sono sovraindebitato, ho bisogno di un aiuto economico, non ho più possibilità di accedere al credito». Svezia e la Fondazione indagano, chiedendo sempre una documentazione precisa per non lasciare nulla al caso. «Questo perché non possiamo permetterci di attivare un finanziamento che poi amplifichi delle azioni criminali». Emerge un continuo gioco d’azzardo online. «Chiedendo spiegazione di questi debiti, ciò che è poi venuto a galla – racconta Svezia –, dopo molto tempo, è che la persona pagava l’usura a un suo amico di gioco, che riteneva affidabile e che in teoria faceva da tramite con una terza persona che era l’usuraio». Dopo aiuti anche psicologici e un percorso obbligato di disintossicazione, Fabrizio presenta denuncia. Si scoprirà che l’amico era lo strozzino, collegato ad altri “colleghi”. In tre verranno arrestati. L’iter per chi arriva allo sportello è molto metodico. Si verificano conti correnti, posizioni debitorie, carichi pendenti, denunce penali in corso, crif eccetera. Il comitato della Fondazione controlla se c’è margine d’intervento. Se l’esito è negativo, si propone un piano differente per rivolgersi a un’altra associazione. Se positivo, lo staff entra in contatto con banche e finanziarie con cui questi utenti hanno contratto il debito e ci si mette d’accordo per uno saldo stralcio. Attraverso la Banca Etica di Trieste viene tamponato il buco, che verrà ripagato dal soggetto tramite un finanziamento che richiede un tasso d’interesse dell’1%, questo è il vantaggio. Chi ha debiti forti, per centinaia di migliaia di euro, di solito gli imprenditori, viene indirizzato ad altre associazioni o altri uffici della Camera di commercio.
(b.m.)
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