Vito: «Sulla diga dell’Isonzo decida il Laboratorio»
«La Regione ha ben presente le problematiche derivanti dalla scarsa portata dell'Isonzo in territorio italiano, perché quello della siccità è un tema che, nel periodo estivo, si ripropone ogni anno, e sta valutando ogni possibile soluzione». Lo assicura l'assessore all'Ambiente, Sara Vito, precisando che «la nuova giunta regionale ha già iniziato a ragionare sulle conclusioni cui a suo tempo era giunto il Laboratorio Isonzo, che aveva prodotto un documento con ipotesi e proposte, grazie ad un percorso di analisi condiviso con tutti i diversi portatori di interesse sul territorio. Quel documento, che peraltro nella precedente legislatura regionale non aveva avuto seguito, come noto non aveva escluso a priori la costruzione di un bacino di rifasamento - ricordal'assessore Vito - e inoltre, considerato che l'Isonzo scorre per gran parte in territorio sloveno, nella logica della gestione transfrontaliera delle acque non aveva nemmeno escluso l'ipotesi di rinegoziare gli accordi internazionali, anche se con la consapevolezza che inevitabilmente si tratterebbe di un percorso delicato, lungo e dall'esito incerto». Il ragionamento è avviato e certamente intendiamo coinvolgere nuovamente tutti i soggetti che già avevano partecipato al Laboratorio Isonzo - ribadisce Vito - evidenziando che il presupposto di qualsiasi decisione sarà sia la salvaguardia dell’Isonzo, inteso come ambito fluviale, ricco patrimonio di una grande biodiversità, che naturalmente le esigenze di garantire una adeguata irrigazione alle coltivazioni». Nel sito del Laboratorio Isonzo è postato il poderoso documento finale del percorso condiviso dai soggetti interessati all’Isonzo. Si legge che “una prima individuazione degli effetti ambientali di quest’opera nel territorio interessato definisce invece le seguenti pesanti problematiche: perdita di superficie boschiva, perdita di biodiversità, distruzione irreversibile dell’ambiente fluviale intenso come insieme interrelato di habi tat di sponda e d’alveo a monte della diga, con diminuzione della funzionalità fluviale, cementificazione e banalizzazione del paesaggio, alterazione del microclima. A questi va aggiunta la penalizzazione delle locali potenzialità turistiche del sito (causa la diminuzione del potenziale d’attrazione in seguito alla banalizzazione paesaggistica) viste le recenti iniziative tese allo sviluppo della zona in questo senso. In definitiva sotto il profilo naturalistico l’opera risulta fortemente negativa per l’ambiente fluviale a monte del manufatto”.
Speriamo che piova.
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