Vite al limite sulla nave Al Filk detenuta a Monfalcone: il prefetto convoca un tavolo
Giovedì il confronto con Authority, Polmare e Vigili del fuoco. Si esaminerà la situazione sotto il profilo della sicurezza
Non si chiude con la diffida della Capitaneria di porto all’armatore della nave battente bandiera Tanzania dall’8 febbraio a Portorosega, il caso della Al Filk e dei suoi 11 marittimi per cui viale Cosulich ha intimato lo sbarco e rimpatrio.
Un sollecito impartito perché l’equipaggio – come s’è appurato in un recente sopralluogo a bordo – non vede garantite adeguate condizioni di vita. Ebbene, della vicenda dalla scorsa settimana si sta occupando anche il prefetto Raffaele Ricciardi, che ha convocato giovedì alle 10.30 un tavolo a Gorizia in cui riunire tutti i soggetti coinvolti sul punto, soprattutto sotto il profilo della sicurezza dell’infrastruttura portuale e dell’ambiente. La Al Filk, su cui grava anche un sequestro giudiziario disposto dalla Procura per presunte irregolarità su certificazioni, è detenuta esattamente da 7 mesi dopo il rilievo di 61 deficienze da parte della Direzione marittima di Trieste. Che al primo sopralluogo, a un certo punto, dovette perfino sospendere il controllo. Al tavolo di giovedì parteciperanno, tra gli altri, la Capitaneria, il Comune, Polmare, Autorità portuale, Vigili del fuoco e altre figure deputate.
La Prefettura esaminerà lo status quo, al netto della richiesta di custode giudiziario già anticipata dal comandante di compartimento Giuseppe Siragusa, una volta che l’equipaggio sarà sbarcato, forse già nell’entrate settimana. Un equipaggio che ha raccolto in questi mesi la solidarietà in primis dei volontari di Stella Maris, sezione monfalconese, da ultimo pure di singoli cittadini. Già da aprile, come più volte è stato riportato su queste colonne, i volontari dell’associazione erano subentrati alla cronica mancanza di viveri dell’equipaggio.
«L’armatore – spiega Lauro Marseu – tramite l’agenzia locale purtroppo sopperisce col contagocce alle necessità dell’equipaggio, che spesso s’è trovato con la cambusa vuota». Il sodalizio, iscritto al registro del terzo settore, dà assistenza ai marittimi di Portorosega. Ora sta contribuendo in parte con mezzi propri e in parte grazie alla generosità del Welfare Marittimi di Trieste con l’Emporio della solidarietà. Pure il personale della polizia doganale e della Capitaneria a suo tempo si sono prodigati per rifornire l’equipaggio rimasto senza viveri.
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