Visite accurate ai polmoni e controlli neurologici nel percorso post Covid

TRIESTE. Ripartire dopo un naufragio. Con questo spirito Margherita, 37 anni, si prepara ad affrontare la fase successiva alla malattia. Che, nel suo caso, pur non richiedendo il ricovero in ospedale, è stata particolarmente aggressiva e pesante, tanto da averle lasciato postumi importanti a distanza di quasi due mesi dal contagio.
Per chi come lei si negativizza ma ha ancora delle criticità, Asugi ha avviato da alcune settimane un ambulatorio post Covid. La gestione è in carico al Dipartimento di prevenzione che prende in carico i pazienti dal primo contatto con il 112, la Guardia medica o il medico di medicina generale - quindi dal primo tampone - fino alla guarigione.
Secondo le stime, circa un positivo su venti, anche dopo essere tornato negativo, ha degli strascichi, seppur non gravi, come persistente stanchezza, riduzione di olfatto e gusto e, in un caso su dieci, presenza di malattie nell’interstizio polmonare con tendenza alla fibrosi.
«A inizio novembre - racconta Margherita - ho iniziato a stare male. Ho avuto tutti i sintomi in maniera molto forte. È stata durissima: un viaggio all’inferno durato una infinità di tempo e ancora oggi ho dei problemi nonostante il tampone negativo fatto poco meno di un mese fa». Come detto la giovane donna non è mai stata trasferita in ospedale, dove finiscono i casi più gravi.
«Ho rischiato solo una volta il ricovero - spiega -. Fondamentale è stato avere a casa il saturimetro (l’apparecchio che si applica al dito e misura il tasso di ossigeno nel sangue, ndr). I polmoni erano in fiamme sempre, ma solo una volta i valori sono scesi sotto soglia. Oltre a sentirmi schiacciare il petto ho avuto spesso mal di testa con nevralgia, stanchezza da non riuscire ad alzarmi dal letto e altri sintomi anche in maniera forte. Ho preso antibiotici e cortisone». Trieste, peraltro, può vantare una delle più importanti ricerche nella cura delle acuzie tramite cortisone, elaborata dalla Sc pneumologia di Asugi diretta da Marco Confalonieri e adottata anche dall’Oms.
Per la 37enne il Dipartimento di prevenzione di Asugi è stato il faro: «La cosa che più mi ha colpito è stata l’umanità. Il primo contatto è stato con il dottor Augusto Ramondo. In seguito l’ho sentito una volta alla settimane e poi via via più spesso: per chi deve affrontare questa patologia da casa questo è fondamentale visto che non c’è la possibilità di vedere di persona un medico e di essere visitati, almeno fino al tampone negativo».
Per le visite in fase post acuta il Dipartimento ha invece attivato un ambulatorio ad hoc per i pazienti negativizzati. «Quando sono arrivata - ricorda Margherita - ho incrociato proprio Ramondo, seppur a distanza, ed è stato molto emozionante. Pochissimi giorni prima di Natale altri due medici mi hanno visitato per oltre un’ora con un’indagine molto approfondita. All’epoca avevo ancora tosse mentre al momento ho ancora dei problemi importanti di memoria e affanno.
Tra pochi giorni mi sottoporrò a nuova visita dopo aver fatto degli esami e tra tre settimane avrò un controllo con lo pneumologo per via del fiato corto. Vorrei ringraziare di cuore le persone del Dipartimento e il Medico di base per la grande umanità e competenza. Spero solo di poter fare il vaccino quanto prima e di tornare alla mia vita normale. Il Covid è veramente una cosa difficile da affrontare».
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