Virus, numeri tirati per la giacca e rebus algoritmi: quando la matematica diventa un’opinione

TRIESTE «Tutte le opinioni sono rispettabili ma, ministro o deputato, ritengo che l’aritmetica non sia un’opinione». Il calabrese Bernardino Grimaldi, Sinistra storica, responsabile del Tesoro nel 1879, governo Cairoli II, spiegò così, in aula, la sua contrarietà all’abolizione della tassa sul macinato. Prima di lui la frase, che negli anni avrebbe visto sostituita l’aritmetica con la matematica, si attribuisce a Filippo Mariotti, parlamentare marchigiano. A vedere come vengono maneggiati i numeri della pandemia, in un cortocircuito tra sistema sanitario, istituzioni e comunicazione, né Grimaldi né Mariotti approverebbero più di tanto.
Secondo Riccardo Riccardi, per esempio, in settimana ci sarebbe stato un problema di frazioni. «Nei dati resi noti da altre organizzazioni - le parole del vicepresidente Fvg - erano stati caricati i valori sui flussi elaborati dai laboratori privati tenendo conto solo dei positivi». Insomma, «c’era il numeratore e non il denominatore». Il riferimento è alla fotografia della Fondazione Gimbe, sulla quale il segretario dem Cristiano Shaurli ha costruito a stretto giro un comunicato al veleno: «Gli indicatori Gimbe collocano il Fvg dietro alla Calabria per circolazione del virus. Fa impressione ricordare che una settimana fa il tema erano parametri e algoritmi o l'ordinanza “acqua e zucchero” con le raccomandazioni».
In realtà, nel giorno in cui scriveva Shaurli (su dati Gimbe di 48 ore prima), il Fvg era già diventata la peggiore delle regioni per diffusione settimanale del contagio: i numeri sono più veloci delle parole. E, non a caso, il governatore Massimiliano Fedriga, dopo aver tuonato contro l’algoritmo romano, ha evidenziato il caos: «Quando i nostri dati erano in miglioramento, ci hanno messo in zona arancione, mentre adesso saremmo in area gialla anche se noi siamo più in difficoltà». Il presidente, a dire il vero, ci ha messo anche lui un po’ del suo, sabato 14 novembre, con il Fvg spostato dal giallo all’arancione, dichiarando che l’indice di contagio, l’ormai noto Rt, sarebbe stato 1,34. E invece no, parola del capo della task force di esperti della regione, l’epidemiologo Fabio Barbone: era 1,42. Più precisamente il valore mediano era 1,42, in un intervallo tra 1,34 e 1,49.
È così da inizio epidemia: la matematica diventata opinione. Il bollettino della Protezione civile che incolla tanti italiani all’aggiornamento quotidiano è il primo a essere ballerino. Una settimana fa, d’improvviso, pure in Fvg sono spuntati i positivi pregressi, sommati nel report sulle 24 ore, ma effetto di test effettuati in laboratori privati in date precedenti. Anche a scorporarli tutti, peraltro, non si capisce come le 5.721 nuove infezione comunicate dalla Regione dal 16 al 22 ottobre si abbassino a 4.350 nel monitoraggio della cabina di regia del ministero della Salute, la stessa che ha stimato in 1,09 l’Rt del Fvg (un indice già “vecchio” mentre scriviamo). Sarà poi per l’assenza del denominatore che il rapporto tra positivi e casi testati sia del 49,3% stando al bollettino regionale, ma “solo” del 34,3% per il ministero.
Tutto questo in un contesto in cui si continua a informare degli attualmente positivi, che salgono e scendono in conseguenze delle notifiche di fine isolamento, ma non esprimono i veri malati, che guariscono in tempi più brevi. Per non parlare del rapporto positivi/tamponi, che nulla dice di significativo visto che nel totale dei test rientrano pure quelli di verifica. Non è solo una questione di forma, ma di tempi di reazione, come ha osservato sul Sole 24 Ore il matematico francese Laurent Lafforgue, membro dell'Accademia delle Scienze di Parigi: «La matematica insegnata a scuola non è soltanto un mezzo per ottenere buoni voti, ma uno strumento per analizzare aspetti essenziali della realtà, e magari per aiutarci a salvare innumerevoli vite umane nel caso di un'epidemia. A livello globale, se le azioni di contenimento fossero state prese dieci giorni prima, oggi avremmo solo poche migliaia di morti invece di centinaia di migliaia». —
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