Violenza sessuale, indagato un 56enne
MONFALCONE Una monfalconese di 25 anni ha denunciato di essere stata vittima di un’aggressione a scopo sessuale. Era la notte tra il 26 e 27 gennaio. Una serata di fine settimana trascorsa con un amico, di 56 anni. Quella sera hanno fatto quattro passi in città. Poi sono entrati in un locale. Si sono fatte le ore piccole. Lui aveva un po’ ecceduto con l’alcol e lei s’è offerta di accompagnarlo. Non era in grado di raggiungere l’abitazione da solo.
Ma quella che sembrava una serata come altre trascorse insieme è culminata nell’inaspettata prevaricazione fisica. Che la giovane ha poi denunciato alla Polizia del Commissariato, dopo essersi presentata al Pronto soccorso. Un’amicizia spezzatasi nel momento in cui lei s’è vista braccare all’improvviso, aggredita appena varcata la soglia dell’abitazione. Lei ha resistito, presa alla sprovvista da un comportamento che dall’amico non si sarebbe mai aspettata. Le intenzioni, a quel punto, sono diventate tanto esplicite quanto pressanti.
Quella notte lui le s’è avventato contro, la ragazza ha reagito e ne è scaturita una colluttazione. S’è difesa con tutte le sue energie, determinata a non soccombere a quella che le era ormai evidente, una violenza sessuale. La giovane lo ha ferito, è riuscita a svincolarsi guadagnando rapidamente la porta d’ingresso e allontanandosi con tutto il fiato che le rimaneva. In quelle condizioni non ha voluto rientrare a casa, ha trovato rifugio da amici. Poi il ricorso all’ospedale. Ai sanitari del Pronto soccorso ha raccontato quanto accadutole ed è stata sottoposta agli accertamenti previsti dal protocollo in ordine alle violenze sessuali. È seguita la denuncia in Commissariato. Il passo successivo è stato il mandato affidato all’avvocato Massimo Bruno ai fini della tutela legale. L’avvocato, da parte sua, ha mantenuto il massimo riserbo, pur confermando l’evento ed il mandato che gli è stato assegnato. La denuncia formalizzata dalla ragazza è stata confermata dalla Polizia, che, anche in questo caso, non ha ritenuto di fornire ulteriori elementi, se non l’avvio delle relative indagini.
Nel cercare di capire l’effettiva portata di quanto possa essere accaduto, l’avvocato Bruno ha osservato: «Le attività inquirenti sono in corso, pertanto, non è opportuno rilasciare alcuna dichiarazione. Il fatto comunque è grave, c’è tutta l’evidenza per ascrivere l’evento nell’ambito del reato di violenza sessuale, scaturita da un contesto amicale e quindi tale da non aspettarsi che possano accadere cose del genere. Attendiamo gli sviluppi, ho massima fiducia nei confronti dell’autorità giudiziaria».
Il Pronto soccorso, è emerso anche dal recente incontro formativo organizzato dall’istituto Burlo Garofolo al San Polo, rappresenta una sorta di “sentinella” in grado di intercettare i fenomeni di violenza contro le donne. Il primario Alfredo Barillari ha spiegato: «È importante che le donne si presentino spontaneamente e siano disposte a dichiarare quanto è loro accaduto. Nella maggior parte dei casi si tratta di violenza di genere».
Nei casi invece di una sospetta violenza sessuale, sulla scorta delle dichiarazioni fornite dalla presunta vittima al Pronto soccorso, viene eseguita una visita, un esame obiettivo, come ha riferito il primario. Anche se la donna tende comunque a minimizzare, viene sottoposta a una visita ginecologica avvalendosi di un consulente specializzato. Siamo di fronte a una notizia di reato, pertanto viene avviato il protocollo con le verifiche tecnico-sanitarie previste. Vengono quindi coinvolti gli inquirenti, Polizia o Carabinieri, ai fini dell’espletamento delle indagini.
Qualora insorgessero fattori di rischio c’è il ricorso a una casa protetta. Il Pronto soccorso, se necessario, garantisce l’accoglimento fino alla disponibilità di un alloggio sicuro. Alla donna vengono indicati anche i centri anti-violenza operanti sul territorio ai quali rivolgersi nella completa tutela della riservatezza e dell’anonimato. In orari di servizio del Consultorio è disponibile l’assistente sociale in ordine al percorso aziendale. Tutti gli atti, compreso il referto medico, vengono inviati alla Procura.
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