Vino, produttori in ansia Il Palazzo blocca la “doc”
di Furio Baldassi
TRIESTE
Come vi sentireste, disponendo di un’intera cantina di vino pregiato a denominazione d’origine controllata e non potendo venderlo per motivi biecamente burocratici? Lievemente alterati, infastiditi o totalmente imbufaliti? Nicola Manferrari, deus ex machina di una delle aziende regionali più quotate, la “Borgo del Tiglio” di Cormons, rientra con ogni probabilità in quest’ultima tipologia. Produttore di vini d’eccellenza, è costretto a rimirarseli da un paio di mesi, al pari di altri quotati colleghi, perchè la Regione non ha ancora nominato i componenti di quelle commissioni di degustazione che, previste da un decreto dello scorso 11 novembre, vanno in pratica a sostituire il ruolo che finora era svolto dalle varie Camere di commercio.
«Una follia - tuona Manferrari - non si può impedire a una dittà di lavorare! Paradossalmente non abbiamo neanche bisogno del certificato, sono loro che ci obbligano. Io dico: ci troviamo di fronte ad aziende boccheggianti e la Regione ci dice di non vendere e di portare pazienza?».
Denis Giorgiutti, referente per il Friuli Venezia Giulia e parte del Veneto di Valoritalia, la società che fa da trait d’union tra produttori e Regione allarga, metaforicamente, le braccia, sfiduciato. «La Regione - ricorda - ha istituito nel novembre scorso le commissioni di degustazione, ma il decreto è stato pubblicato solo lo scorso 28 dicembre. In base al testo, le Regioni devono nominare le nuove commissioni, ma lo ha fatto solo il Veneto».
Giorgiutti racconta quindi di «contatti con funzionari regionali» finora rimasti lettera morta, ma che hanno permesso quantomeno di accertare che esiste una bozza per sbloccare la situazione ma poco altro. «Le aziende sono ferme - spiega - non si sta certificando. Visto che prima del decreto quel compito era svolto dalle Camere di commercio, come Valoritalia avevamo proposto di prorogare le stesse commissioni, come hanno fatto nella regione vicina, riservandosi eventuali, futuri cambiamenti con una delibera ex novo. Se erano andate bene finora, non c’era motivo di pensare che non sarebbero andate bene adesso». A complicare l’esistente, la considerazione che non si può proprio prescindere dall’intervento regionale, se si vuol fregiarsi della prestigiosa denominazione. «Come Valoritalia - aggiunge ancora Giorgiutti - possiamo solo fare il prelievo del prodotto che va testato e aspettare, anche se stiamo valutando le urgenze delle singole aziende. In Veneto operazioni di questo tipo si fanno in 4-5 giorni, qui no».
«Se il ritardo si protrae di una settimana, dieci giorni - aggiunge ancora Manferrari - è ancora tollerabile, ma qui stiamo parlando di un mese! Un lasso di tempo che mette a rischio soprattutto le esportazioni. Mi spiego: l’importatore fa il groupage, raccoglie il carico e lo fa partire via nave. Se la roba non arriva, ti dicono: me la mandi fra sei mesi, al prossimo groupage. Ma io dico: come, abbiamo fatto una fatica boia per entrare in certi mercati di qualità e rischiamo di vanificare tutto? Se l’importatore, infatti, resta sprovvisto del prodotto, inseriscono un altro vino al posto del tuo. E questo perchè, perchè l’assessore non firma la delibera?».
Chiamato in causa, l’assessore competente, Claudio Violino, ammette ritardi nel passaggio di competenze dalle Cdc alla Regione. Ma poi dà nome e cognome al ritardo. «Avevo spostato il direttore Della Vedova dall’Ersa al settore produzioni agricole proprio per dargli la titolarità di formare queste commissioni. Bene, lui a fine novembre è andato in pensione senza dirci niente, la pratica non è stata istruita è tutto è rimasto fermo. Ma comunque la delibera ieri era pronta. E alla prima giunta utile, che sarà quella del prossimo lunedì, posso assicurare che tutto sarà risolto».
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