Vinitaly, Prosecco e Ribolla superstar

Ma fra i primi cinque marchi più venduti nei supermercati non ci sono quelli del territorio. Le aziende soffrono la concorrenza sui prezzi. Parlano i produttori

TRIESTE. Domani apre a Verona la vetrina più importante per i vini italiani e della nostra regione. Ma è curioso scoprire cosa consumino maggiormente gli abitanti del Friuli Venezia Giulia. Siamo una delle poche regioni in cui, fra i primi cinque vini venduti nei supermercati e ipermercati, non ci sono quelli del territorio. Lo si evince dalla ricerca effettuata dal centro studi Iri per Vinitaly. Merlot, Cabernet (del Triveneto), Lambrusco, Chardonnay (internazionale) e Chianti sono in testa alla classifica. Ci riferiamo a vini a denominazione d’origine, in bottiglia da 0,75. A livello nazionale, la nostra Ribolla registra, invece, una significativa crescita del 17,0% rispetto al 2016 e il Prosecco prodotto in regione ha venduto ben 4 milioni e 870 mila litri, per un valore di oltre 30 milioni di euro. Da un’analisi approfondita emergono altri dati significativi: la maggior parte delle aziende regionali sono di dimensioni medio-piccole, non possono competere per i prezzi - come nel caso dei vini del Collio - e vendono molto sui mercati internazionali. Poche sono quelle che hanno un consolidato mercato regionale e italiano.



Una di queste è quella di Alberto d’Attimis-Maniago (Buttrio): «L’azienda imbottiglia dagli Anni ‘30, perciò ancora oggi la nostra fetta di mercato interno è circa del 70%. Abbiamo iniziato a lavorare con la gdo alla fine degli Anni ‘70 ma, da allora, molto è cambiato, come l’attenzione alle varietà autoctone e, se affrontata in maniera moderna, con i prezzi giusti, può dare ottime soddisfazioni. Forse manca il rapporto umano, quel suggerimento che trovo se vado a comprare affettati al banco salumeria, altrimenti l’acquirente si affida solo al “vestito” della bottiglia».


La grande distribuzione si mantiene un canale di vendita molto importante per il mercato italiano, secondo Giovanni Mantovani, direttore di Veronafiere: «È capace di far emergere nuovi vini e territori e di assecondare nel tempo la richiesta di prodotti di maggiore qualità anche per il consumo quotidiano. Un’evoluzione che Vinitaly sta seguendo, diventando il luogo di analisi e confronto. Con l’International Packaging Competition promuoviamo la cultura del comunicare con efficacia, attraverso l’etichetta e la confezione, il valore del prodotto».



Nel 2018 l’unica azienda regionale ad aver ottenuto premi per l’abbigliaggio della bottiglia è la Cantina Produttori Cormòns, il cui direttore Andrea Russo proviene dalla grande distribuzione: «La quota che vendiamo attraverso la gdo sta crescendo in percentuale e in valore, poiché puntiamo ad elevare la qualità considerando che i consumatori che vi si riforniscono non sono di serie B, anzi si aspettano di trovare sugli scaffali prodotti dello stesso livello di quelli che hanno consumato al ristorante».

Il principe Guecello di Porcia, titolare dell’omonima azienda di Azzano Decimo, sottolinea nella sua analisi dei vini al top che «la gdo è molto variegata, andrebbe fatta una distinzione fra realtà locali e catene internazionali, e comunque i nostri prodotti costano di più e non dobbiamo stupirci se sono superati nelle vendite dal Lambrusco».

Per il principe «molto interessante è, invece, il mercato della Ribolla spumante perché è un prodotto più raffinato del Prosecco, ma per la gdo si devono avere stock importanti. Non va sottovalutato, poi, il mercato del “bag in box”, che cresce nel Nord Europa».
Per i vini di nicchia, che nei canali tradizionali non sono richiesti, il principe utilizza con soddisfazione la vendita diretta e la consegna a domicilio.

 

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