Vini rossi d’eccellenza nella vendemmia record

Coldiretti conferma le stime di agosto: «Incremento del 15% della produzione e qualità alta grazie al clima». Sui bianchi la raccolta si chiude a fine settimana
Un viticoltore impegnato nella vendemmia
Un viticoltore impegnato nella vendemmia

TRIESTE. Le previsioni di agosto trovano conferma. A pochi giorni dalla conclusione della raccolta delle uve bianche, la vendemmia 2015 in Friuli Venezia Giulia si può già classificare alla voce «eccezionale». Dario Ermacora, presidente di Coldiretti regionale, non ha dubbi: «La quantità è in aumento del 10-15%, la qualità sarà da ricordare. Soprattutto per i vini rossi». Il clima è il fattore decisivo. Tanto caldo durante l’estate, stagioni e precipitazioni regolari, forte escursione termica hanno costituito un mix vincente. «La frutta è bellissima e sana - sottolinea Ermacora -, come mai era accaduto negli ultimi anni». Niente malattie, niente marciumi, nulla da scartare. E la raccolta procede spedita, anche per chi la fa mano, da quando lo scorso 20 agosto, in una prima fase in pianura, sono iniziate le operazioni sulle varietà bianche.

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Le temute grandinate - con la sola eccezione, pochi giorni fa, dell’area tra Tricesimo e Attimis, comunque circoscritta e senza una viticoltura intensiva - hanno risparmiato i vigneti Fvg ed è possibile definire tempi certi: sui bianchi si chiude a fine settimana (servirà qualche giorno in più solo per Prosecco, Verduzzo e Ramandolo e nelle zone più alte, e quindi con temperature più basse), mentre per quel che riguarda i rossi la vendemmia durerà da metà settembre a fine mese, al massimo i primi di ottobre (in particolare per il Cabernet). Gli addetti ai lavori ipotizzano una produzione di vino 2015 in Fvg pari a 1,5 milioni di ettolitri, con Pinot grigio e Prosecco a farla da padroni. Nel rispetto delle superfici di coltivazione: su un totale regionale di 23.500 ettari il Pinot grigio ne occupa 6.000, la Glera 4.000, il Merlot 2.600, il Friulano 1.700, lo Chardonnay 1.350, il Sauvignon 1.300, il Cabernet Franc 1.100, il Refosco 800, il Cabernet Sauvignon 600 e il Pinot bianco 500.

«Dopo il calo del 2013 e del 2014, l’annata più buia anche sul fronte qualitativo a causa di troppe giornate di pioggia - rileva Ermacora -, siamo tornati sulla solita media, con incrementi fino al 15% rispetto a un anno fa».

A confortare, però, è soprattutto la sensazione di un’annata straordinaria quanto a bontà del prodotto: «Se i bianchi si preannunciano ottimi, i rossi dovrebbero essere di livello altissimo». Il motivo principale? «La maturazione anticipata e il caldo, che sui rossi è sempre un valore aggiunto». Poco male per i bianchi (che valgono il 75% della produzione dopo l’esplosione del Prosecco, che ha recuperato quote da Merlot e Cabernet), che pure saranno di grande qualità. «I top? Pinot, Chardonnay e Ribolla gialla, con il Friulano un gradino più sotto. Buone, ma non super, dovrebbero invece risultare le varietà aromatiche, che si esprimono meglio con temperature più basse. L’escursione termica degli ultimi giorni aiuta, ma Sauvignon e Traminer sconteranno forse il gran caldo di luglio e agosto».

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Dopo di che ci sono le scelte delle imprese. La crescita del Prosecco è un trend consolidato (il primo trimestre 2015 sullo stesso periodo 2014 ha segnato un aumento del 26% sul valore e di oltre il 30% sui volumi), ma cresce anche l’interesse per la “bollicina” importante, quella realizzata con il metodo classico. Secondo il presidente di Coldiretti, è una buona notizia: «Varie aziende stanno iniziando a fare in questo senso qualche selezione, partendo da Pinot Nero, Chardonnay, Ribolla. Si tratta di quantità non elevate, ma la direzione è quella della qualità. Un’alternativa che punta alla fascia alta del mercato e che serve a tutelare l’immagine della viticoltura di pregio, quella che ha fatto le fortune del settore in regione. Il Prosecco è certo una grande opportunità - prosegue Ermacora -, ma parliamo pur sempre di un prodotto “industriale” più che vinicolo vero e proprio». I prezzi, infine? «Possibile ci sia un lieve rialzo, visto che risultano bloccati da almeno un quinquennio, pur con costi delle materie prime e dell’energia in costante crescita».

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