Vince la cattedra dopo 35 anni. E ora l’ateneo di Trieste rischia il salasso

Il Tar dà ragione allo psichiatra Poldrugo: l’ultima parola al Consiglio di Stato. Il Codacons: «Docente perseguitato. Danno erariale, urge un commissario»
Foto Bruni 18.09.13 Università: le riprese del film di Salvatores " Il ragazzo invisibile"--studenti/comparse
Foto Bruni 18.09.13 Università: le riprese del film di Salvatores " Il ragazzo invisibile"--studenti/comparse

TRIESTE Il professore triestino Flavio Poldrugo, dal ’75 assistente alla cattedra di Clinica psichiatrica e poi insegnante associato, ha vinto la battaglia legale cominciata più di un quarto di secolo fa per ottenere lo status di docente di ruolo. Il Tar gli ha dato ragione, anche se sono passati tanti anni e lo psichiatra è ormai in pensione, riconoscendogli il diritto alle differenze retributive e pensionistiche, oltre a un risarcimento danni patrimoniali e non patrimoniali da oltre 250 mila euro. La cattedra di professore di ruolo alla facoltà di Medicina dell’Università di Trieste era rimasta un sogno per i ripetuti “no” delle commissioni, ma lo psichiatra triestino aveva sempre ritenuto che quei responsi fossero ingiusti e di avere tutti i requisiti, in particolare per i suoi studi scientifici nel settore dell’alcolismo, portati avanti anche con test sui topi.

C’è un però: il professore, che ha attualmente seri problemi di salute, non ha ancora visto un centesimo. Il contenzioso cominciato nel 1993 e proseguito a colpi di ricorsi, controricorsi e appelli, resta aperto perché i soldi dovuti non sono stati pagati e l’Avvocatura ha di nuovo presentato ricorso proprio per bloccare il risarcimento danni, mentre il verdetto che ha assegnato a Poldrugo la cattedra non è stato impugnato. L’ultima sentenza è dell’1 agosto di quest’anno: il Consiglio di Stato ha ordinato di versare subito quantomeno 49.504, 28 euro a titolo di indennizzo, mentre è previsto non prima del marzo 2020 il giudizio di ottemperanza sul maxi risarcimento.

Il docente è assistito dallo studio legale di Carlo Rienzi, presidente del Codacons. E ieri lo stesso Codacons ha deciso di prendere una posizione pubblica sulla vicenda chiedendo addirittura la nomina di un commissario e l’intervento della Corte dei conti per danno erariale, oltre a presentare Poldrugo come vittima di una condotta «persecutoria».

Il caso nasce all’inizio del 1984 quando il professor Poldrugo prese parte al concorso per professore associato. «La Commissione esaminatrice – ricorda il Codacons in una nota –, valutando i suoi titoli, esprimeva giudizio favorevole, sottolineando “la precisione metodologica e il valore euristico” dei suoi lavori sull’alcolismo. Conseguita l’idoneità a professore associato, con riserva di conferma in ruolo alla scadenza di un triennio, Poldrugo aveva continuato principalmente l’attività scientifica e didattica nel settore dell’alcolismo. Alla scadenza del triennio, tuttavia, la Commissione esaminatrice si era espressa sfavorevolmente sulla conferma in ruolo, ritenendo l’alcolismo solo marginalmente pertinente alla psichiatria, pur ammettendo la rilevanza del problema nel Friuli Venezia Giulia». Rienzi ha inviato una formale diffida all’ateneo: si chiede di «pagare immediatamente le somme dovute, pena un nuovo ricorso con richiesta di nomina di un commissario “ad acta” che si sostituisca all’amministrazione per dare seguito alle sentenze».

Nel giudizio risarcitorio il danno patrimoniale era stato quantificato in 194.204,37 euro. Il danno non patrimoniale toccava i 60 mila euro. I legali di Poldrugo hanno chiesto adesso anche il pagamento come sanzione di 500 euro per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione dell’ordinanza.

«Imputare all’Ateneo omissioni e ritardi per oltre trent’anni, se non addirittura una condotta persecutoria, è palesemente scorretto – ha puntualizzato ieri il neorettore Roberto Di Lenarda –. Le sentenze hanno sempre riguardato i provvedimenti delle Commissioni ministeriali che hanno costantemente negato la conferma nel ruolo. L’Ateneo ha agito per atti dovuti, posto che la legge non consente di mantenere in servizio un professore che non sia confermato nel ruolo».

«Se le Commissioni ministeriali, e sottolineo ministeriali, negavano la conferma, e lo hanno fatto per trent’anni, l’Università era obbligata a destituire il docente – continua Di Lenarda –. Quando i giudici hanno accolto i ricorsi e annullato i giudizi negativi delle Commissioni, l’Ateneo ha sempre prontamente riammesso in servizio il docente e gli ha corrisposto gli stipendi. Solo di recente il Tar ha deciso di “sostituirsi” alle Commissioni ministeriali e di riconoscere, ora per allora, la conferma nel ruolo. Si è aperta una complessa partita economica che ha imboccato anche le vie di una possibile transazione: oltre all’Ateneo, è coinvolto il ministero dell’Università, proprio perché ministeriali erano le Commissioni».

«La sentenza dell’1 agosto – aggiunge – ha riconosciuto la richiesta dell’Università di sospensiva su gran parte della somma prevista dall’ordinanza del Tar e per la quale comunque il Cda ha effettuato un accantonamento prudenziale. Confermato solo il pagamento dei 49.504,28 euro che si riferisce alla quota di risarcimento dovuta proprio dal Miur. All’Università non si rimprovera nulla: ha agito per atti dovuti a fronte delle decisioni delle Commissioni e ha sempre dato seguito, tempestivamente, alle decisioni dei giudici». —


 

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