Vigneto “abusivo”, azienda agricola finita sotto processo
MARIANO DEL FRIULI Avevano rischiato di dover estirpare 2 ettari di vigneto a causa di 1.200 metri quadrati di bosco inclusi nella nuova coltivazione, in contrasto con le previsioni del Piano regolatore comunale. E ora i soci di un’azienda agricola stanno affrontando il processo al Tribunale di Gorizia. La Procura ha contestato l’abuso edilizio avendo disboscato quella porzione di vegetazione spontanea per annetterla alla nuova coltivazione, senza aver richiesto l’autorizzazione, né il permesso paesaggistico. La vicenda chiama in causa il decreto legislativo 42/2004 e il Dpr 380/2001 in ordine al Codice dei beni culturali e del paesaggio. La Procura goriziana sostiene sostanzialmente che l’azienda agricola debba sottostare alle autorizzazioni contemplate dalla legge, tenendo conto anche del Piano regolatore comunale. La difesa, rappresentata dall’avvocato Enrico Agostinis, ritiene invece che la categoria degli agricoltori non è tenuta a presentare richieste in tal senso, poiché la normativa «ne stabilisce esplicitamente l’esenzione, concepita proprio per venire incontro al settore agricolo, sollevandolo da questa incombenza, che comporta costi, iter e tempistiche improduttive».
L’azienda agricola è situata a Mariano del Friuli. I fatti risalgono al 2014. Tutto scaturì in seguito a una segnalazione da parte di un ispettore forestale che, durante l’abituale passaggio lungo la strada che costeggia l’attività agricola, aveva notato che l’area boschiva confinante s’era ridotta, una porzione era stata trasformata in vigneto. Da qui l’avvio dell’indagine, approdata in Comune. Il quale, a seguito di ulteriori verifiche e sopralluoghi, aveva emesso un’ordinanza nei confronti dell’azienda agricola affinché ripristinasse lo stato dei luoghi. Un intervento che avrebbe comportato l’inevitabile estirpazione della coltivazione. Scaturì il ricorso al Tar Fvg, con l’impugnazione del provvedimento comunale ai fini del relativo annullamento. Il Tribunale, siamo nel 2016, aveva accolto l’istanza, a fronte della sentenza passata in giudicato, quindi definitiva. Nel corso del procedimento amministrativo era stata anche definita l’area disboscata, in prima battuta quantificata in circa 3 mila metri quadri. La verifica s’era avvalsa in particolare delle riprese aeree fatte eseguire nel 2012 dalla Direzione regionale Ambiente di Udine, acquisite su mandato del Tar, e rientranti nell’ambito dei periodici monitoraggi della Regione del territorio. La superficie stabilita era stata di 1.200 metri quadri.
Ora siamo al processo penale, davanti al giudice monocratico Fabrizia De Vincenzi. Durante l’ultima udienza è stato eseguito il controesame da parte della difesa nei confronti dell’ispettore forestale che aveva eseguito le indagini, presentato come teste dalla pubblica accusa, con il Pm Valentina Bossi. Prossima udienza il 28 ottobre. Restano da ascoltare in aula gli ultimi due testimoni della pubblica accusa, poi toccherà a quelli della difesa.
L’avvocato Agostinis da parte sua ha osservato: «Riteniamo che l’area oggetto di contestazione non sia boschiva, era stata un antico terreno coltivato poi abbandonato e come tale diventato incolto. La realizzazione del vigneto, inoltre – ha aggiunto –, non ha comportato costruzioni di fabbricati. Si tratta di un intervento chiaramente assentito dalla normativa. Lo spirito della legge è quello di alleggerire la categoria degli agricoltori non assoggettandoli alle richieste autorizzatorie. Riteniamo che in questo senso vada letta anche la sentenza del Tar che ha annullato l’ordinanza del Comune. A mio avviso – ha concluso il legale –, siamo di fronte a una situazione di carattere interpretativo della legge in materia, per la quale stanno divergendo le correnti di pensiero».—
Riproduzione riservata © Il Piccolo