Vietati gli spostamenti ma non i viaggi all'estero. L'Italia è blindata fino al 25 aprile: le anticipazioni del nuovo decreto

ROMA Il tagliando al decreto di aprile a metà mese per vedere se è il caso di riaprire almeno bar e ristoranti ripristinando le zone gialle probabilmente non si farà. Più facile si arrivi a un compromesso accorciando la durata del provvedimento. Magari fino al 23 aprile. E a quel punto far parlare i numeri del monitoraggio settimanale dell’Iss per decidere se allentare o meno un po’ la presa.
Perché i 24mila contagi conteggiati nel picco consueto del venerdì sono ancora troppi, è il messaggio che gli esperti del Cts hanno già fatto recapitare al governo. E le terapie intensive ieri erano a 3.761 letti occupati da pazienti Covid, numero non lontano da quei 4.068 dei primi di aprile 2020, quando i medici si trovarono costretti a scegliere chi intubare e chi no.
Sul nuovo decreto ci sarà battaglia, oggi, martedì 30 marzo, e probabilmente anche domani prima del varo che potrebbe a questo punto slittare a giovedì. Ma che la linea rigorista sia ancora maggioritaria nel governo lo si è capito all’incontro di ieri tra governo e regioni, quando i “no” di Speranza sono prevalsi sulla aperture “temperate” proposte dalla ministra degli Affari regionali con il suo “lodo Gelmini”. Che sarà, comunque, al centro del confronto nelle prossime 48 ore.
Strappo alla regola che si potrà fare una sola volta al giorno e muovendosi massimo in due, oltre ai minori di 14 anni e ai disabili a proprio carico. Se basterà a scatenare la fuga verso mari e monti lo dirà il tepore del dopo Pasqua, ma mentre all’interno dei confini nazionali spostarsi resta un’impresa, il governo non sembra intenzionato a frapporre ostacoli a chi vuole andare a spassarsela all’estero, in quei Paesi come Spagna e Grecia che chiedono solo il tampone in entrata.
Fermo restando che bisogna mostrarne un altro anche al rientro. Per i tecnici del ministero della Salute il vero problema in questa stagione sono gli spostamenti dentro i nostri confini nazionali e porre dei limiti a chi vuole andare all’estero produrrebbe pochi effetti sul contenimento dell’epidemia e molti invece sul piano del deterioramento dei rapporti internazionali. Per cui tutto dovrebbe restare com’è. Ossia chi rientra da Stati Uniti, Austria e Gran Bretagna dovrà sorbirsi la quarantena di 14 giorni al rientro. Ma in quasi tutti gli altri Paesi europei si potrà andare per turismo con un semplice test rapido in partenza e uno al ritorno.
Inevitabili le polemiche. A partire da Federalberghi: «Gli hotel e tutto il sistema dell’ospitalità italiana sono fermi da mesi, a causa del divieto di spostarsi da una regione all’altra. Non comprendiamo come sia possibile autorizzare i viaggi oltre confine e invece impedire quelli in Italia».
In realtà il nostro Paese non è come la Germania, dov’è consistente l’esodo verso mete come la Spagna (nei giorni scorsi sono andati esauriti 300 voli per le Baleari). Dall’Italia sono solo due i viaggi organizzati per le Canarie a cura di Alpitour. Anche se Madrid ha ripreso a tirare.
Se la movida sembra essere consentita, altrettanto non si può dire per oltre la metà degli italiani in zona rossa fino al 13 aprile che volessero tornare a farsi dare una sistemata ai capelli dopo settimane di lockdown. L’ala rigorista non sembra disposta a fare sconti nemmeno su questo, lasciando chiusi barbieri e parrucchieri in fascia rossa. Chissà che almeno per un capello questa volta non la spuntino gli aperturisti. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo