Vienna e Lubiana all’Unesco: «Lipizzani bene dell’umanità»
I due Paesi presenteranno entro il marzo del 2020 la richiesta comune di inserire la prestigiosa razza equina nell’ambito del patrimonio tutelato
TRIESTE La storia ce l’hanno. La nobiltà di sangue e d’animo pure. E anche l’unicità. Perché la razza dei cavalli lipizzani puntasse a essere inserita nell’elenco dei beni dell’Unesco però ci sono volute la buona volontà e l’idea di Slovenia e Austria, i due Paesi europei che in effetti ospitano i cavalli di questa razza: la Slovenia nell’allevamento di Lipizza e l’Austria nella famosissima scuola di equitazione spagnola (ma ha anche alcuni allevamenti minori).
Così, un po’ a sorpresa, ecco che dall’incontro tenuto in Tirolo fra il ministro degli Esteri della Slovenia Miro Cerar e la sua omologa austriaca Karin Kneissl esce la notizia che i due Paesi presenteranno domanda congiunta all’Unesco perché i lipizzani diventino un bene dell’umanità. E se per la scuola spagnola di equitazione a Vienna questo sarebbe un ulteriore timbro sul passaporto della sua fama internazionale, per l’allevamento di Lipizza in Slovenia potrebbe diventare un importantissimo strumento per attuare quel rilancio turistico che da anni arranca tra le mille diifficoltà di budget per portare avanti l’allevamento dei candidi campioni. A sostenere la domanda di Austria e Slovenia ci sono già la Bosnia-Erzegovina, la Croazia, l’Ungheria, l’Italia, la Romania e la Slovacchia, come scrive il sito di Rtv Slovenija.
La domanda sarà presentata ufficialmente entro il marzo del 2020, ma secondo un comunicato del ministero degli Esteri della Slovenia i lipizzani potrebbero fregiarsi dell’importante titolo nel 2021. Adesso si tratterà di redigere tutta la documentazione richiesta per dimostrare come questa razza equina faccia in effetti parte della storia ma anche della vita sociale ed economica delle regioni che la stanno “sponsorizzando”.
E in effetti la storia della razza lipizzana è alquanto complessa e molto affascinante. Fondamentalmente il lipizzano è un cavallo che deve il suo nome al villaggetto di Lipizza e fu usato per trainare le carrozze dei monarchi e nell'esercito ed è proprio durante l'impiego in guerra che dimostrò grande facilità nell'apprendimento delle figure di difesa o di attacco. La fama di questi cavalli bianchi risale però ai tempi dei Greci. Le prime documentazioni certe datano al 1580, quando l'arciduca austriaco Carlo II acquistò dall'arcivescovo di Trieste proprio il villaggio di Lipizza e i terreni circostanti con lo scopo di creare un allevamento di cavalli idonei alle carrozze e alla cavalcata. Il villaggio fu scelto perché lontano dal clima mite dell'Adriatico e per il suo terreno accidentato, essendo questa una zona carsica e coperta di rocce carbonatiche che hanno reso gli zoccoli del lipizzano tra i più compatti.
Per quei primi cavalli furono importate fattrici italiane da Verona, dal Polesine e da Aquileia e i primi stalloni spagnoli, cui ne seguirono altri sette e infine le fattrici andaluse. Successivamente furono introdotte anche linee di sangue Napoletano, Kladruber e Frederiksborg. Nel 1797 a causa della Campagna d'Italia napoleonica, tutto il contingente dell'allevamento venne obbligato a una marcia di 40 giorni verso Stuhlweissenburg, presso il lago Balaton. Dopo i danni del terremoto del 1802, che devastò edifici e scuderie, i cavalli e il personale dovettero fuggire ancora nel 1805 e nel 1807 per fronteggiare l'avanzata delle truppe napoleoniche.
Quando nel 1815, dopo il Congresso di Vienna, i Lipizzani poterono ritornare a Lipizza, non erano più i cavalli sani e resistenti di un tempo. Fu allora l'Imperatore Francesco Giuseppe a dare un nuovo impulso alla razza, con la costruzione di nuovi edifici e scuderie e - fatto molto importante - immettendo sangue Arabo. Non fu un'impresa facile perché si trattò di recuperare le sei linee determinanti nella formazione del Lipizzano: Pluto (stallone grigio danese); Conversano (stallone morello di origine napoletana); Napolitano (stallone baio originario di Napoli); Favory (stallone baio cecoslovacco); Maestoso (stallone grigio nato in Cecoslovacchia); Siglavy (stallone arabo grigio) e Favory Pallavicina. Altrettanto importanti sono le linee delle fattrici: 18 ceppi più un diciannovesimo introdotto a Lipizza dopo il 1947, la fattrice araba Rebecca.
Dunque “chapeau” ai lipizzani, adesso l’Unesco li aspetta.—
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