Viaggio nella vallata sommersa dalle acque del lago carsico FOTO / VIDEO 1 - 2
Gli stivali di gomma immersi nel fango, il fazzoletto nero in testa e le mani che stringono un rosario. La signora Antonija sembra pregare all’immenso lago d’acqua che inesorabilmente continua a salire, ma poi ti accorgi che davanti a lei sommerso quasi fino alle gambe c’è un crocefisso con Cristo ligneo. Più a sinistra il tetto di una legnaia completamente sommersa. «È li da stamattina - spiega un poliziotto - prega il suo Dio, la sua casa è sotto l’acqua, non credo che servirà a molto, qui i miracoli non accadono», si aggiusta la cinta, con un gesto quasi meccanico tocca la fondina, gira sugli stivaloni e se ne va. Nel silenzio. Quel silenzio irreale che avvolge tutta la valle di Planina, o meglio, quella che era una valle e ora è un immenso lago di 10 chilometri quadrati, una profondità di 10 metri che contiene 40 milioni di metri cubi d’acqua. Quel silenzio in cui gli abitanti di Laze, una ventina di chilometri da Postumia in direzione Lubiana, si muovono come fantasmi ubriachi, inermi di fronte alla rovina che sale, centimetro dopo centimetro.
Un’alluvione? No, piuttosto una storia di ordinario carsismo che è diventato straordinario a causa delle precipitazioni delle settimane scorse cui si è aggiunto il fenomeno del gelicidio. Il dottor France Šušterši›, geologo e profondo conoscitore del Planinsko polje, spiega che il fenomeno che sta allagando i paesi di Planina e Laze non è dovuto all’intasamento degli inghiottitoi delle acque ma è causato da una marcata differenza della portata d’acqua che fuoriesce dal sifone nei pressi della grotta di Planina e di quella che viene inghiottita più a Nord. La differenza è di 150 metri cubi d’acqua al secondo in entrata e di 60 metri cubi al secondo in uscita. Per cui il fiume Unica, che scorre per 18 chilometri lungo la valle, straripa. Secondo lo studioso l’eccezzionalità del fenomeno è dovuto a un sommarsi di fattori negativi come l’afflusso nel Planisko polje delle acque sotterranee del Babnego polje, del Loški polje e del lago di Cerkno a cui si sono aggiunte anche le acque sotterranee del fiume Pivka (quello che corre nelle grotte di Postumia) e tutta l’acqua derivante dallo scioglimento della neve e del gelicidio. Ma che cosa si può fare? «Assolutamente niente se non aspettare che l’acqua defluisca naturalmente», risponde quasi atarassico il professore. «Il livello dell’acqua sul Planisko polje aumenterà ancora - aggiunge con la gelida determinazione della scienza - credo per almeno altri 75 centimetri». E quando il tutto tornerà normale? «Credo non prima di maggio», e si immerge di nuovo nelle sue carte topografiche stese sul tavolo della mini unità di crisi allestita nella trattoria di Laze. Fuori l’odore marcio delle balle di fieno raccolto in tutta fretta per sottrarlo all’inesorabile incremento d’acqua ti prende alla gola. La protezione civile ha costruito in due giorni una nuova strada di accesso al Paese altrimenti isolato. Una pattuglia dell’esercito sloveno svuota la cantina di una casa (nuovissima) invasa dall’acqua mentre sacchetti di sabbia cercano di fermare l’inarrestabile. Una parte del paese si è trasformata in una sorta di golfo che nulla ha da invidiare ai più bei laghetti alpini. Peccato che là sotto ci siano vie, case, lampioni, stalle. A Laze 8 case sono state inondate e altre 4 sono a rischio. A Planina sono 11 le case allagate ma altre 50 sono a rischio. A due paesini l’elettricità è garantita da gruppi elettrogeni mentre l’acqua potabile viene distribuita con le autocisterne. Molti contadini hanno dovuto spostare le mucche dalle stalle che sono finite sott’acqua. La gente si aiuta, chi ha la casa allagata è ospite di parenti o amici, nessuno vuole abbandonare il Paese anche perché si temono atti di sciacallaggio. Per questo la polizia presidia le vie dei paesini allagati. Tutto attorno un paesaggio da dopo-bomba con gli alberi “tranciati” dal ghiaccio. La signora Antonija intanto prega ancora mentre l’acqua sale, centimetro dopo centimetro.
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