Viaggio della Caritas negli orfanotrofi rumeni

Da Trieste a Valea Screzii, un villaggio nei Carpazi. È il viaggio compiuto dai volontari della Caritas triestina per portare un po’ di conforto ai piccoli ospiti dell’orfanotrofio del paesino romeno.
Ad accogliere gli operatori del Teresiano di via dell’Istria, al loro arrivo, un freddo pungente e un paesaggio tutto ricoperto da brina. Gli alberi sono bianchi e gelati. Solo qualche timido raggio di sole illumina le coloratissime case di legno dell'orfanotrofio. La nascita dell’istituto si deve a padre Tanase, fondatore di questo villaggio nato per accogliere giovani senza famiglia. Sono poco meno di trecento, di tutte le età.
Man mano che s'iniziano a scaricare le vettovaglie portate da Trieste, Treviso e Padova, raccolte anche dalla comunità rumena in Italia, cominciano a uscire i ragazzi. Formano una fila e ci si passa gli scatoloni riempiti di vestiti, cibo e tante scarpe. Sono tutti imbacuccati e non si può far differenza tra ragazzi e ragazze. Alcune donne, in una cucina all'aperto, preparano cavoli e patate per il pranzo. I sorrisi elargiti ai volontari sono impagabili. Stefano Ravalico con tutta l'équipe coordina la consegna degli scatoloni, mentre Cinzia, un'infermiera friulana, gioca con i i più piccoli sulle altalene di legno. Alcune mamme, con enormi carretti a traino, si adoperano per trasportare qualche scatolone nel proprio alloggio. La distribuzione è immediata, senza ressa e con ordine viene tutto diviso a seconda delle necessità individuali.
Arriva il momento delle foto. Tutti si mettono in posa e vogliono essere ritratti con ognuno dei volontari. Anche Andrea, una ragazzina di 14anni, senza nessuno al mondo. I piccoli si avvicinano per vedere le macchina fotografiche. Gli occhietti sono vispi e tristi, ma gli sguardi speranzosi. Già sanno dove guardare l'immagine scattata in digitale. Tante sono le storie tristi di violenze e abbandono.
Anche Mihai, il figlio di padre Tanase ci aiuta nell'operazione di scarico. I maschi sono in minoranza, tante le donne. Raggiunti i diciotto anni poi, il governo li espelle dagli orfanotrofi statali. Tanase e suo figlio, in questa struttura, danno loro ospitalità, togliendoli dalla strada e dandogli un lavoro se possibile, anche per evitare i frequenti rapimenti della malavita e prostituzione da esportazione.
Più tardi si riparte per la Caritas di Iasi. Ad accogliere i volontari don Marius, che li porta da alcune famiglie in periferia. Infine le ultime due tappe, gli orfanotrofi dei villaggi di Focsani e Dolhasca. Niente pacchi qui, ma due sedie da dentisti da montare nell’ambulatorio per le cure urgenti. (fr.br.)
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