Viaggi privati con l’auto di servizio In aula comandante dei carabinieri
Nei guai per un centinaio di viaggi dall’abitazione alla caserma di via dell’Istria effettuati con la macchina di servizio condotta dall’autista. Il colonnello Antonio Garritani, comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Trieste, è finito nel mirino del pm Lucia Baldovin. Accusa: peculato d’uso. Perché secondo il pm Garritani non avrebbe potuto usufruire - anche se l’ha fatto sporadicamente - della vettura dell’Arma per coprire il tragitto da Ronchi dei Legionari, dove abita, alla caserma di Trieste e viceversa.
Nelle scorse settimane Garritani è stato interrogato. Ieri il giudice Luigi Dainotti lo ha rinviato a giudizio e ha accolto la richiesta del difensore, l’avvocato Cosimo D’Alessandro, che il processo sia celebrato con rito abbreviato. L’udienza è stata fissata per il 29 gennaio. Garritani per questa stessa accusa è stato prosciolto dal procuratore militare di Verona.
La vicenda dell’auto blu del colonnello nasce da una dettagliata lettera anonima con tanto di fotografie a corredo giunta qualche mese fa in Procura. Nella lettera si fa riferimento appunto ai viaggi effettuati dall’ufficiale tra il 2010 e il 2012. Viaggi che in gran parte, per il pm Baldovin, sarebbero stati effettuati senza alcun titolo o ragione operativa. In quanto l’auto di servizio non può essere utilizzata per andare e tornare dal lavoro, ma per ragioni effettive di servizio o istituzionali. Insomma, secondo l’accusa si è trattato di un privilegio illegittimo che ha avuto un costo per lo Stato: soldi per la benzina, per l’autostrada e anche per il personale che avrebbe potuto essere utilizzato in altri servizi.
Dalle indagini del nucleo di pg della Procura è emerso tuttavia che il colonnello Garritani non avrebbe regolarmente utilizzato l’auto di servizio. Lo avrebbe fatto solo in particolari circostanze: in media un paio di volte alla settimana.
Non solo. All’ufficiale sono stati contestati anche alcuni viaggi da Ronchi dei Legionari a Udine, al Comando legione dei carabinieri, dove il colonnello Garritani regolarmente si reca per partecipare a importanti riunioni operative. In pratica l’ufficiale aveva ordinato all’autista di passarlo a prendere a casa a Ronchi dei Legionari. Ma nel farlo ha sostanzialmente risparmiato nel costo del trasporto e della trasferta. Perché se avesse voluto rispettare pedissequamente il regolamento da Ronchi dei Legionari per andare a Udine avrebbe dovuto recarsi in ufficio al Comando di Trieste con la propria auto, e da Trieste farsi accompagnare a Udine con quella blu di servizio. Una procedura illogica, ma non per l’accusa.
Ma c’è di più. Nella lista dei viaggi contestati dal pm comparirebbero paradossalmente anche date relative a periodi di ferie e di malattia dell’ufficiale. Periodi per esempio in cui Garritani era con la famiglia al mare o addirittura si trovava ricoverato in ospedale o convalescente in un lungo periodo di malattia. Insomma il foglio di viaggio e la memoria del telepass indicano in questi casi il percorso Trieste - Ronchi dei Legionari con un determinato orario. In realtà a quanto pare, quel giorno (ma anche altri) l’ufficiale o era in ospedale o in vacanza ben lontano da casa. E non era certo andato al lavoro a Trieste.
La situazione è dunque al momento ancora tutta da chiarire, e secondo l’avvocato difensore occorreranno altri accertamenti. È questo in sostanza il motivo per cui Garritani ha chiesto di essere processato con rito abbreviato. Sulla base degli elementi d’accusa raccolti del fascicolo del pm.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo