Viaggi oltreconfine: tutto quello che c'è da sapere sugli spostamenti da e verso la Slovenia e la Croazia
TRIESTE Attraversare il confine in tempi di pandemia non è certo una delle “imprese” più facili da compiere viste le tante limitazioni imposte dai vari Stati a tutela della salute dei propri cittadini. Se ne è accorta a sue spese anche Elisa Peruzzi, 47 anni, informatrice farmaceutica, che il 9 aprile scorso aveva deciso di andare a Rovigno per dare un occhiata a un immobile di cui è proprietaria nella città di Sant’Eufemia. Un viaggio che la donna aveva deciso di intraprendere con assoluta tranquillità perché vaccinata con la seconda dose il 2 marzo scorso: nel suo caso, quindi, erano ampiamente trascorsi i 14 giorni dall’inoculazione indicati come termine minimo per poter entrare in Croazia. Eppure qualcosa è andato storto: al valico di Dragogna l’agente di confine croato non l’ha lasciata passare. Il motivo? «Non è stata riconosciuta la validità del mio certificato di vaccinazione, timbrato e firmato dal medico dell’Asugi - spiega Peruzzi -. Il poliziotto mi ha contestato il fatto che quel certificato avrebbe potuto scriverlo anche un bambino». Prima di mettersi in viaggio, quindi, meglio informarsi bene e prepararsi ad affrontare anche il più rigoroso dei controlli.
Qui di seguito il vademecum stilato con le informazioni diffuse dalle ambasciate d’Italia di Slovenia e Croazia.
Le norme emanate da Slovenia e Croazia per quanto riguarda gli ingressi nel Paese durante la pandemia sono molto simili. Si parte dall’assunto che tutta l’Italia, sia per Lubiana sia per Zagabria, è un unico territorio in zona rossa. Per spostarsi in uno dei due Paesi, se si vuole evitare la quarantena, bisogna esibire al confine croato l’esito negativo di un tampone o di un test antigenico, non più vecchio di 48 ore dalla data d’ingresso, effettuato in un Paese dell’Ue o dell’Area Schengen. Per la Slovenia è accettato solo il tampone. In alternative si può esibire il certificato di vaccinazione: in Croazia si entra 14 giorni dopo la seconda o la monodose, in Slovenia dopo 7 giorni dalla seconda dose Pfizer, 14 dalla seconda dose Moderna e 21 dalla seconda dose AstraZeneca.
Ovviamente ci sono delle precise regole da rispettare anche quando si rientra in Italia dopo un viaggio all’estero. L’ordinanza emessa dal ministro della Salute il 2 aprile 2021 impone per chi arriva da Slovenia e Croazia l’obbligo di sottoporsi a un periodo di cinque giorni di quarantena presso la propria abitazione, previa comunicazione del proprio ingresso nel territorio nazionale al Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria competente per territorio, indipendentemente dall’esito del test molecolare o antigenico già richiesto per l’ingresso in Italia. Inoltre l’ordinanza prevede l’obbligo di effettuare un ulteriore test molecolare o antigenico al termine dei cinque giorni di quarantena. Chi è stato vaccinato al ritorno deve comunque osservare una mini quarantena di 5 giorni.
Durante lo stato di epidemia in corso la Slovenia ha suddiviso i suoi confini di Stato in due fasce, di prima e seconda categoria, mentre tutto ciò non avviene per la Croazia. Il governo di Lubiana nel suo ultimo decreto ha classificato come confini di prima categoria, e quindi transitabili h 24, i valichi di Sant’Andrea, Fernetti e Rabuiese. Sono valichi di seconda categoria invece: Pese (aperto dalle 5 alle 23), Stupizza (dalle 5 alle 23, chiuso domenica e giorni festivi), Predil (dalle 6 alle 9 e dalle 15 alle 18, chiuso domenica e giorni festivi), Gorizia via San Gabriele (dalle 6 alle 21), Vencò (dalle 7 alle 9 e dalle 16 alle 19), Rateče (dalle 6 alle 21). I lavoratori transfrontalieri e gli studenti (sopra i 15 anni) che vanno a scuola in Slovenia devono esibire un test dell’antigene ogni 7 giorni.
Andare in vacanza in Slovenia e Croazia è possibile. Anzi, viste le poche presenze, in questo periodo si è coccolati e trattati con i guanti bianchi. In Slovenia però non tutte le strutture ricettive sono ancora aperte quindi conviene prima informarsi della disponibilità. Più alberghi aperti in Croazia, ma anche qui conviene sempre avere conferme.
Si può transitare senza alcun test da mostrare attraverso la Slovenia purché si lasci il suo territorio per uno Stato contermine entro 6 ore dall’ingresso e si abbiano i requisiti per poter essere accolti da quest’ultimo. Ovviamente chi entra in Slovenia o Croazia per turismo non gode di una situazione di privilegio e deve attenersi alle regole generali già descritte. Al rientro in Italia bisognerà sostenere un periodo di quarantena.
Per chi possiede un bene in Slovenia (casa o barca) non ci sono eccezioni alla regola generale del tampone, del test dell’antigene o della vaccinazione avvenuta con i dovuti intervalli temporali trascorsi. Lo stesso vale anche per la Croazia. Chi invece in Slovenia ha il domicilio e lavora in Friuli Venezia Giulia e viceversa rientra a pieno titolo nella categoria dei transfrontalieri per cui basta avere un test settimanale dell’antigene o un tampone negativi. Nulla cambia rispetto alla regola generale anche per chi decide di trascorrere un vacanza in barca in Slovenia e Croazia. Al primo porto cui si fa tappa bisogna esibire tamponi o test dell’antigene o vaccinazioni avvenute per l’armatore e per ogni membro dell’equipaggio.
Alla luce di quanto descritto in precedenza, appare chiaro che andare a fare il pieno di benzina oltreconfine, così come acquistare la carne, si può a patto però di esibire il test dell’antigene negativo o il tampone negativo non più vecchio di 48 ore dall’espatrio. E qui il rischio è che il risparmio venga totalmente vanificato dalle spese per gli esami di laboratorio richiesti. Altro discorso per chi è già vaccinato fermo restando l’intervallo di tempo che deve trascorrere, in Slovenia a seconda del vaccino somministrato, in Croazia in generale 14 giorni. Il discorso del vaccino è importante anche per il rientro in Italia. Chi fa il transito con il tampone dovrà, una volta rientrato, sottoporsi comunque alla quarantena, chi è già stato vaccinato invece no.
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