Via libera Ue: a Trieste il polo tecnologico europeo

Il ministro Mussi: «Una candidatura obbligata. La città è un centro per la ricerca di valore mondiale»
TRIESTE
L’Italia candida Trieste come una delle sedi internazionali della nuova rete dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia, per la creazione del quale è arrivato ieri finalmente il via libera dall’Unione europea, con voto unanime dei ministri. Lo ha annunciato ieri da Bruxelles il ministro dell’Università e della ricerca, Fabio Mussi.


La proposta su Trieste sarà avanzata ufficialmente al più presto, poiché secondo il ministro la città è «un polo di ricerca e innovazione di assoluto valore mondiale». È’ diventata dunque realtà la creazione dello Iet che dovrebbe fare da contraltare a pari merito con il nobile e famoso Massachusetts Institute of Technology (Mit) degli Stati Uniti. Ed esce confermato da questa importante sessione decisionale che principale candidata a ospitarne la sede è proprio Trieste, la cui alta concentrazione di istituti scientifici è stata in questi ultimi tempi molto promossa all’estero, con un forte impulso dato dalla Regione, che per prima ha convinto il ministro Mussi.


La proposta di questo nuovo istituto che avrà il compito di organizzare a rete i poli di eccellenza nel campo dell’istruzione superiore, della ricerca e dell’innovazione aveva avuto il primo via libera nel febbraio dello scorso anno dalla Commissione europea, che l’aveva adottata sulla scorta della cosiddetta «strategia di Lisbona» indirizzata a favorire la crescita e l’occupazione.


Già pochi mesi dopo di questa novità si era discusso a Trieste, nella sede dell’Assindustria, con Matteo Bonifacio,
policy developer
alla Direzione generale istruzione e cultura della Commissione europea. Nel maggio di quest’anno il governatore Illy ha inviato una lettera ufficiale al presidente della Commissione Ue, Barroso, manifestando interesse per l’iniziativa e di fatto presentando una candidatura ufficiale. Lo scorso ottobre, infine, Area Science Park ha portato a Bruxelles propri esponenti per presentare alcuni dei progetti più innovativi, che già si pongono nell’ottica di una vasta collaborazione internazionale.


Ieri il progetto dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia è diventato operativo col voto unanime della commissione. E per Trieste dunque si apre un’altra importante possibilità, che va direttamente nella linea fin qui perseguita con energia dall’esecutivo Illy, nella convinzione che sia di portata fondamentale tradurre il grande patrimonio teorico di conoscenza che questa regione esprime, e Trieste in modo particolarmente massiccio, in conoscenza, tecnologia, impresa. In fatti concreti, insomma.


Mussi ha ieri sottolineato con soddisfazione il risultato: «È un progetto che si realizza dopo anni di discussione - ha affermato - e che riprende direttamente un’ipotesi avanzata un anno fa dall’Italia». Lo Iet si basa dunque su un concetto di «rete», non ha cioé una base fissa in un luogo geografico, ma diverse università e poli di ricerca che andranno via via collegati. Anche il finanziamento è stato stabilito: 308 milioni di euro da qui al 2013, con tre progetti di ricerca che faranno da guida: i cambiamenti climatici, le energie rinnovabili, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione di nuova generazione.


A Trieste la notizia è stata appresa con grande e comprensibile soddisfazione, a partire dall’assessore regionale alla Ricerca, all’università e al lavoro Roberto Cosolini. «Ci sentiamo molto soddisfatti – ha commentato Cosolini -, anche perché tutto questo avviene a seguito delle proposte avanzate a Trieste in occasione del recente Forum G8 dell’Unesco organizzato a maggio dal Centro di fisica, assieme alla Farnesina e alla stessa Unesco».


«Adesso – ha aggiunto Cosolini - dobbiamo consolidare la rete di relazioni di sistemi territoriali, poiché questa è veramente una grande spinta per Trieste e l’intero territorio».


Nelle intenzioni l’Eit dovrà essere «un istituto leggero, con un consiglio di amministrazione che utilizzerà principalmente strutture già esistenti per portare avanti ricerca e trasferimenti di conoscenza nel Vecchio continente». Concretamente, l’istituto è basato sulla progressiva implementazione di partner e sul collegamento di università su base volontaria. Gli aderenti potranno rilasciare diplomi marcati «Eit». Gli stessi progetti-base saranno raccolti sotto una sigla specifica: Kics (Comunità di conoscenza e innovazione). Le prime comunità partiranno già nel 2008. E tutto questo mentre anche l’Unesco progetta di stabilire a Trieste una propria nuova Agenzia di studio sull’ambiente, e mentre la Provincia ha già dato il via al consorzio internazionale Asia, esso pure lanciato su problemi ambientali.


(Ha collaborato Gabriela Preda)

Riproduzione riservata © Il Piccolo