Via libera del Consiglio di Trieste ai conti del supercomune
TRIESTE Il Comune di Trieste ha approvato ieri sera il bilancio preventivo da 60 milioni dell'Uti giuliana dopo uno sfiancante dibattito. Un passaggio atteso da settimane, che ha visto la maggioranza proporre di malavoglia il via libera ai conti dell’ente presieduto dal sindaco Roberto Dipiazza. La cui lista, però, ha scelto di smarcarsi dalla posizione assunta dagli altri partiti del centrodestra.
Nella tarda serata il dibattito era ancora in corso. Sono stati presentati tre emendamenti in tutto. L'emendamento firmato dai consiglieri di Forza Italia, Piero Camber e Alberto Polacco, della Lega Nord, Paolo Polidori, e di Fratelli d'Italia Salvatore Porro, pone alcune osservazioni: «Si riconfermano pregiudizialmente tutte le perplessità e contrarietà già evidenziate in occasione del parere espresso sule variazioni allo statuto dell'Uti, confermando con ciò un giudizio completamente negativo sulle Uti». I presentatori pongono anche l'accento sulla necessità di mantenere palazzo Galatti, storica sede provinciale, tra i beni del comune: «Si respinge ogni forma di soluzione ce tenda a sottrarre il palazzo e i suoi beni alla proprietà del Comune di Trieste». Il testo si conclude come segue: «Da un punto di vista contabile, nulla da osservare in senso negativo (sul documento ndr), consentendo così un adeguato percorso tecnico/gestionale dei servizi comunque in essere e ferma restando la conferma di un giudizio politico assolutamente negativo sulla riforma regionale che ha dato vita alle Uti stesse». Camber ha riproposto i contenuti dell'emendamento nella sua presentazione.
Il capogruppo della Lista Dipiazza Vincenzo Rescigno si è distanziato: «Le Uti non sono la panacea di tutti i mali, ma ora il nostro sindaco governa l'Uti e la sua lista deve sostenerlo. Dopo le elezioni regionali si potrà decidere di intervenire drasticamente».
Così invece il capogruppo leghista Paolo Polidori: «Ci sono casi in cui la scelta di uscire è stata fatta, ad esempio a Monfalcone. Cogliamo l'occasione di ribadire il nostro intendimento: le prossime "ultime volte" in cui ci si troverà a parlare di Uti noi ribadiremo la nostra contrarietà. Fino a quando non si arriverà al voto alle regionali, dopo le quali la nuova maggioranza rimetterà in piedi il discorso degli enti di secondo grado».
Di tutt’altro tenore le considerazioni del centrosinistra. Così la consigliera Pd Antonella Grim: «Penso sia stata fatta una riforma coraggiosa e complessa. La strada da fare è ancora molto lunga. Vedo invece che ancora una volta il centrodestra non è passato dalle roboanti premesse elettorali ai fatti. Non vorrei che la coalizione avesse in serbo una macroregione del Nord». Ironico il socialista Roberto De Gioia: «Non mi piace la riforma, per vari motivi. Ma diciamo che il consigliere Camber mi ha convinto, diamo al sindaco la possibilità di lavorare dando l'ok al bilancio». Così il forzista Everest Bertoli: «Davanti al disastro il centrosinistra potrebbe anche ammettere d'aver sbagliato riforma». Un affondo a cui ha replicato l'ex sindaco Roberto Cosolini: «Se utilizzata adeguatamente, la posizione di Trieste nell'Uti potrebbe essere uno strumento positivo. Cosa finora non fatta».
Numerosi gli interventi anche di altri consiglieri, ma in serata non era ancora certa (per quanto probabile) l'approvazione dell'emendamento di maggioranza. In lista per il voto anche l'emendamento del capogruppo M5S Paolo Menis, che proponeva di bocciare il bilancio perché la riforma «comporta uno scadimento nella qualità dei servizi ai cittadini e una diminuzione delle risorse a favore dei territori coinvolti». Menis ha osservato che l'emendamento della maggioranza «non si esprime chiaramente a favore o contro il bilancio. Era l'occasione invece per prendere una posizione molto forte».
Presentato anche un emendamento del centrosinistra che proponeva l'approvazione pura del bilancio. A firmarlo i vari consiglieri Pd (primo Giovanni Barbo) e la civica Maria Teresa Bassa Poropat (che in aula si è però mostrata critica nei confronti della riforma e dei suoi esiti).
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