Via libera alla vendita in farmacia della cannabis a scopi terapeutici
TRIESTE. Da oggi gli ammalati residenti in Friuli Venezia Giulia potranno accedere gratuitamente alla cannabis per uso terapeutico. Ieri la giunta Serracchiani ha infatti stabilito che i farmaci cannabinoidi siano posti a carico del Servizio sanitario regionale, secondo linee guida che schierano il Fvg accanto alle Regioni più avanzate su questo terreno: Toscana, Puglia, Liguria e Campania.
La legge regionale è stata varata all'unanimità nel 2013 come uno degli ultimi atti della giunta Tondo, ma è rimasta inapplicata fino ad ora: la svolta è avvenuta a giugno quando, su iniziativa del M5s, la norma è stata arricchita con gli elementi recepiti ieri dal nuovo regolamento votato dall'esecutivo: il principio dell’erogazione gratuita per il trattamento di alcune patologie e la possibilità di avviare una coltivazione sperimentale decentrata, che assicuri maggiore facilità nell'approvvigionamento della sostanza. Il governo ha infatti prescritto nel 2015 che la coltivazione di cannabis terapeutica venga svolta in modo esclusivo dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che ha annunciato il suo primo raccolto solo pochi giorni fa, in quantità tuttavia molto al di sotto delle effettive necessità.
Come previsto dal decreto ministeriale del 9 novembre 2015, la Regione detta dunque le proprie linee guida su modalità di prescrizione, allestimento, dispensazione e monitoraggio dei farmaci cannabinoidi. Lo fa dopo anni di denunce da parte delle associazioni degli ammalati, per una legge che non aveva finora avuto gli effetti sperati, essendo basata esclusivamente su prescrizioni su ricetta bianca (e quindi a pagamento per i pazienti) e minata da difficoltà di rifornimento del prodotto, disponibile solo tramite importazione.
Il regolamento stabilisce ora che l'inizio del trattamento con farmaci cannabinoidi a carico del Ssr avvenga sulla base di una prima prescrizione effettuata dai centri specialistici ospedalieri pubblici e privati inseriti nella rete delle cure palliative e della terapia del dolore, nonché dalle neurologie del Ssr. La terapia potrà quindi proseguire a livello domiciliare grazie alla prescrizione da parte del proprio medico di medicina generale, sulla base del piano terapeutico redatto dai centri specialistici.
I cannabinoidi saranno acquistati in modo centralizzato dall'Egas e dispensati dalle farmacie del Servizio sanitario, ma la legge prevede che la fornitura di cannabis terapeutica possa avvenire attraverso le normali farmacie, secondo un accordo che dovrà essere stipulato nei prossimi mesi con le associazioni di categoria. L’accesso gratuito ai cannabinoidi sarà possibile solo per precise patologie e dopo il fallimento di terapie tradizionali a base di oppiacei, cortisonici, antidepressivi, antinfiammatori e anticonvulsivanti.
Sarà rimborsabile il ricorso a cannabinoidi per la riduzione del dolore associato a spasticità in caso di sclerosi multipla o malattie neurodegenerative come la Sla, per il trattamento della sindrome di Tourette, per l'analgesia del dolore cronico neuropatico, per la riduzione del dolore cronico terminale. Per indicazioni diverse, laddove un medico lo ritenga opportuno, la prescrizione avverrà su ricetta bianca e sarà a carico del paziente: è questo il caso del contrasto alla nausea e del vomito causati da chemioterapia, radioterapia e terapie per Hiv, ma anche dello sviluppo dell'appetito in pazienti anoressici, oncologici o affetti da Aids e ancora del trattamento ipotensivo del glaucoma.
La prescrizione sarà sempre da motivare con la non risposta a metodi tradizionali: come recita il documento approvato dalla giunta, «le evidenze scientifiche sono di qualità moderata» e l'uso medico della cannabis può allora «rappresentare un trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard, quando questi ultimi non hanno prodotto gli effetti desiderati o hanno provocato effetti secondari non tollerabili».
L'ultimo scoglio da superare resta quello della reperibilità della sostanza, posto che la produzione dello Stabilimento di Firenze sembra ben lontana da poter soddisfare il fabbisogno nazionale. È per questo che la legge regionale prevede la possibilità di avviare un progetto pilota di coltivazione e sperimentazione decentrata autorizzato dal ministero della Salute.
Per l'assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca, «uno dei problemi che viene segnalato dalle associazioni degli ammalati è la difficoltà di approvvigionamento: la nostra legge non solo mette a carico del Ssr i costi della terapia, ma permette anche di avviare le pratiche per chiedere l'autorizzazione alla coltivazione sul territorio regionale». Sul punto insiste anche Andrea Ussai (M5s): «La possibilità di prescrizione gratuita è il grande risultato di questa legge di cui andiamo fieri. Ancora da definire resta però il nodo della sperimentazione sul territorio: speriamo che la giunta avvii presto il confronto con il governo».
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