«Via le auto dal Borgo Teresiano»
«Anello tra via Carducci, Rive e corso Italia e via Mazzini pedonale»
Passa per la soluzione della vicenda Stream una fetta determinante dei problemi della viabilità cittadina. Liberata l’area di via Mazzini, come per un effetto tornasole, si dovrebbe sbloccare lo stesso piano del traffico e far partire un percorso a tappe che dovrebbe portare alla pedonalizzazione completa del Borgo Teresiano entro dieci anni e alla creazione di una sorta di «ring» alla viennese che avrebbe in via Carducci, nelle Rive e in corso Italia il perimetro importante.
Il sindaco Dipiazza, che si è trovato a palleggiare tra le critiche sulla materia arrivategli addosso più dalla sua maggioranza che dall’opposizione, sembra sicuro. «Diciamo che – debutta il primo cittadino – c’è un cauto ottimismo sulla possibilità che la vertenza civile ancora in corso con l’Ansaldo (ideatrice di Stream ndr) vada a buon fine. A quel punto ripartiremo proprio da via Mazzini, che attualmente spezza in due la città. Sì, le conosco le perplessità, c’è chi sostiene che la via è bruttina e si presta meno alla pedonalizzazione di corso Italia. Ma non era forse – si infervora Dipiazza – la stessa cosa che si diceva anni fa di via San Nicolò, che oggi è un gioiello? No, credetemi, se l’affare Stream finisce come pensiamo e speriamo in via Mazzini, con qualche bell’alberetto piazzato sulla carreggiata e fanali lungo la strada, come in via Muratti cambierebbe volto in maniera decisiva. E allora sì che anche i negozi potrebbero beneficiarne».
Un passo indietro. L’ottimismo del sindaco nasce in prima battuta dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione all’Agenzia per la mobilità territoriale (Amt), controllata all’87 per cento dallo stesso Comune ma formalmente responsabile dei rapporti diretti con l’Ansaldo. La disdetta di Stream, era stato deciso in quell’occasione, era regolare. Smentendo in questo il Tar (Tribunale amministrativo regionale), che aveva annullato la delibera con la quale il Comune bloccava la sperimentazione del bus elettrico. Dalla rimozione della rotaia magnetica, che tuttora caratterizza la via Mazzini e dalla successiva riasfaltatura potrebbe partire la Fase due della soffertissima rivoluzione della viabilità. Prima della rotaie, però, va rimosso con sentenza, «prevista ai primi di ottobre», ricorda Dipiazza, un macigno che si chiama 24 milioni di euro di richiesta danni inoltrata dall’Ansaldo all’Amt.
«Non voglio rifare tutta la storia – dice Dipiazza – ma Stream doveva andare da San Giovanni a Riva Traiana, ma ha incontrato problemi notevoli nella sperimentazione, tanto che l’installazione della rotaia si è fermata ai soli 6-700 metri di via Mazzini, rimasta, nei fatti, blindata e bloccata». Non si preoccupa apparentemente, Dipiazza, delle cifre in ballo, roba da prosciugare mezzo bilancio comunale. «Mah, in questi casi le cifre sono sempre così, in libertà. Porrei invece l’accento sul fatto che i sei anni finora persi hanno condizionato lo sviluppo di tutta quell’area. Sei anni significa un mandato più un anno da sindaco in cui non ho potuto mettere mano a niente. Così come non farò niente per quanto riguarda la rimozione della banda magnetica fino a quando non ci sarà la certezza della sentenza».
Visto che l’ottimismo sembra comunque di casa, Dipiazza pensa al «dopo». E qui, in un ipotesi «Borgo Teresiano completamente pedonale entro una decina d’anni», spunta l’ipotesi bus elettrici. Una possibilità che era stata fatta circolare subito dopo la «rottura» con Stream e viene confermata adesso, sia pure come scelta di massima. «A Roma e Firenze – racconta – esistono autobus elettrici di piccole dimensioni che andrebbero benissimo, per dire, su un’ipotetica direttrice tra via Ghega e Corso Italia». Non sembrano poter esserci, dunque, margini di recupero per quell’idea lungamente vagheggiata da ampi strati della coalizione di centrodestra, e cioè di pensare a un corso Italia chiuso perennemente al traffico e non solo in poche occasioni ludiche nell’arco dell’anno. «Il problema principale – taglia corto Dipiazza – è adesso quello di chiudere
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al traffico in quell’area. A quel punto, come nei modelli tedeschi o austriaci (Vienna, per non andare troppo lontani) si può ipotizzare un anello tra via Carducci, corso Italia e le Rive, perchè senza questi tre sfoghi spiegatemi voi come ci si può muovere ai margini della città pedonale».
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