Via i simboli dalle schede, la grande fuga dei partiti dalle elezioni comunali
TRIESTE Storie di paesi, non di partiti. Alle prossime comunali ideologia e simboli faranno un passo indietro, almeno sulla scheda elettorale. Solo nei centri maggiori, e nemmeno in tutti, la politica indossa infatti la sua giacca. Più spesso preferisce cambiare abito, mascherarsi e assumere un volto civico, anche se per motivi diversi: c’è chi sa di non passare un grande momento e chi, come il M5s, non riesce, e forse non vuole nemmeno, lanciare la campagna sul territorio.
Lega Salvini, non sorprende, è il simbolo più presente. Ma lo si trova comunque in soli 32 comuni, poco più di uno su quattro dei 117 al voto il 26 maggio (un comune in meno del previsto giacché per la poltrona di sindaco di Andreis, 282 abitanti, non si è presentato nessuno e arriverà dunque un commissario). I comuni con targa leghista non sono tanti, ma si deve tener conto delle decine di paesi con un migliaio di abitanti e anche meno. Sono comunque 20 i comuni della provincia di Udine con il marchio del partito che punta a confermare il primato delle regionali 2018 pure alle amministrative: da Tolmezzo a Gonars, da Fagagna a San Giovanni al Natisone. La Lega compare poi in 5 schede della provincia di Pordenone e, nella Venezia Giulia, a Monrupino, San Dorligo, Sgonico, Gradisca, Mariano, Staranzano e Turriaco.
Il secondo partito più rappresentato è il Pd, peraltro complessivamente quasi invisibile. Lo si trova in 8 comuni, in particolare nell’Isontino, a Gradisca, San Floriano, Staranzano e Turriaco. In Friuli i dem affrontano le elezioni con la loro casacca anche a Pasian di Prato, Pozzuolo, Budoia e Porcia (l’unico comune con più di 15mila abitanti e con la prospettiva di un eventuale secondo turno). Il termine “democratico” compare anche a Reana del Rojale ma già a inizio febbraio il segretario del circolo locale Matteo Romano aveva annunciato la decisione di rinunciare al simbolo.
Tornando a centrodestra spuntano qua e là, ma anche in questo caso molto raramente, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Gli azzurri sono presenti a San Dorligo e Sgonico in provincia di Trieste, a Castions e Pasian di Prato in provincia di Udine e a Porcia nel pordenonese, i patrioti a Castions, Manzano, Pasian di Prato, Pasiano di Pordenone, Porcia e Roveredo in Piano. Già noto il flop del Movimento 5 Stelle, capace di costruire una lista solo a Porcia. Una come l’Unione di centro, presente a Pasian di Prato (il comune dell’hinterland udinese è, con Porcia, quello in cui si confronta il maggior numero di partiti tradizionali), mentre Rifondazione comunista stampa il suo nome sulla scheda a San Dorligo e Gradisca.
La pattuglia più ampia dei 4.500 candidati a un posto in Consiglio comunale (247 sono invece gli aspiranti sindaci) è molto più civica che politica. Certo, qualche partito si maschererà all’interno di un’insegna alternativa, ma la maggior parte delle liste, specie nelle piccole realtà, è composta da persone più concentrate su piazze, rotonde e marciapiedi che non su destra, centro o sinistra.
Chi è più strutturato, come Progetto Fvg, già presente in Consiglio regionale, ha avuto naturalmente meno problemi a trovare donne e uomini da infilare in lista. Il partito fondato da Sergio Bini e con Ferruccio Saro come coordinatore mette più volte il suo simbolo, per esempio a Campoformido, Manzano, Muzzana, Tavagnacco, Remanzacco, Staranzano, e aderisce alle civiche a sostegno di Renzo Gerometta a Gradisca. Per il resto, un po’ ovunque, ci sono sigle che rassicurano su cambiamento, rinnovamento, unione, comunità.
Con qualche ricercato gioco di parole come a Buttrio (Buri in friulano) dove corrono le liste Burinclude e Buri parte, a Forni di Sopra con Sopra tutto Forni di Sopra. E con tanti “Insieme”, “Intesa”, “Uniti”, “Comune”, “Futuro”, “Prospettiva”. E c’è di nuovo “Rebalton” a Meduno, la lista di Ferdinando Polegato, il vulcanico ristoratore di Sequals, famoso per l’imitazione di Mussolini e per vari atti di protesta: in cima alla torre dell’acquedotto locale, sul castello di Cordovado, sulla centrale idroelettrica di Istrago di Spilimbergo, sul campanile di Pescincanna a Fiume Veneto. Noto anche per le offese a Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella e gli insulti omofobi a Nichi Vendola, Polegato è stato capolista al Senato per Rinascimento Mir alle politiche del marzo 2018. —
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