Via i ponteggi. Casa Bartoli torna al suo splendore FOTO
Rimossa la parte superiore delle impalcature della facciata. Resta, invece, la scritta del Movimento Trieste Libera

Lasorte Trieste 18/04/18 - Piazza della Borsa, Casa Bartoli
TRIESTE Giù i ponteggi da Casa Bartoli. La parte superiore delle impalcature è stata rimossa in questi giorni e si inizia già a intravedere la facciata fresca di un restauro durato sei mesi. E fra una decina di giorni anche la base dell’edificio Liberty, progettato da Max Fabiani, potrà tornare a respirare.
Rimane tuttavia ancora una scritta, che non passa di sicuro inosservata, a interferire con lo stile del bene su cui è posto un vincolo: “Free territory of Trieste. Usa & Uk come back!”. “Territorio libero di Trieste, Stati Uniti d’America e Regno Unito tornate!” recita il messaggio con tanto di bandiere inglese, americana e triestina, il tutto incollato con lo scotch sugli interni delle finestre dagli affittuari dell’appartamento ovvero il Movimento Trieste Libera, che occupa dal 2013 l’ammezzato e il primo piano. Le lettere a carattere cubitale sono attaccate sul parapetto in ferro verde, il colore principale dell’immobile, che si affaccia su piazza della Borsa.
La Soprintendenza fa sapere che ha già eseguito i passaggi formali in potere per segnalare la problematica ai diretti interessati. In Procura, però, è stato presentato un esposto, che per il momento non ha ancora avuto alcun risvolto. Sono gli stessi indipendentisti a chiarirlo. «Non abbiamo avuto sinora notizia di esposti – afferma Paolo G. Parovel, esponente del Movimento Trieste Libera e responsabile dell’International provisional representative of the Free Territory of Trieste –. Tre anni fa vi erano state pressioni politiche sulla Soprintendenza, con la quale avevamo chiarito immediatamente di non aver modificato la destinazione d’uso della veranda, che non è inoltre quella originale e pregevole di Max Fabiani ma una struttura diversa e moderna, come la facciata sottostante».
L’articolo 21 del Codice dei beni culturali e del paesaggio specifica che qualsiasi intervento su un bene culturale deve essere preventivamente autorizzato dal soprintendente. Ma attaccare la carta con lo scotch sul vetro della propria abitazione, che si affaccia su una delle piazze più centrali della città, è ritenuta un’azione abusiva o no? Su questo profilo si giocherebbe in Procura l’intervento del Movimento. E a questo proposito sono previste sanzioni amministrative e penali. Ma da quanto affermato, gli attuali inquilini della veranda non intendono togliere le scritte. Il motivo? Secondo loro, da quando la casa è stata costruita a oggi, la balconata è sempre stata una vetrina su cui sono state poste diverse insegne.
«La documentazione fotografica della facciata dell’edificio dal 1907 ad oggi prova infatti che la vetrata della veranda è sempre stata destinata all’esposizione di insegne, merci e servizi – spiegano –, nella quale si sono succeduti la ditta di liquori Depaul, il ristorante kasher Goldberger, la sartoria Fulignot, la fabbrica di casseforti Lips Vago, la rappresentanza della Remington, e poi uffici che esponevano vistose piante tropicali e tendoni a righe. Le nostre sono inoltre insegne non commerciali, né elettorali, né esterne e dal contenuto perfettamente legittimo, che come tali non risultano soggette ad alcuna autorizzazione, tassa, divieto o censura, ed accrescono sin dal giugno 2013 l’attenzione di turisti di mezzo mondo anche per l’edificio di Fabiani».
In attesa di ulteriori sviluppi dell’esposto, intanto, sono quasi finiti i lavori, del valore di oltre 120 mila euro, per il completo ripristino della facciata, commissionati dalla proprietaria dell’intera palazzina che si affaccia anche su via delle Beccherie, altrettanto rinnovata.
«Abbiamo iniziato il lavoro di restauro e risanamento conservativo dopo la Barcolana, siamo intervenuti sul decoro floreale e abbiamo effettuato alcuni studi sul colore – spiega l’architetto Enrico Torlo, progettista e direttore dei lavori –. Abbiamo allungato un po’ i tempi per il maltempo ma anche perché abbiamo eseguito dei lavori suppletivi, anche di carpenteria metalli e abbiamo sostituito i pluviali interni ormai marci, tutto in sintonia con la Soprintendenza, che ha avuto una particolare attenzione all’edificio. L’impresa Benussi & Tomasetti inoltre si è occupata anche grazie a tre bravissime restauratrici di curare tutti i decori in prima persona».
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