Via i mendicanti dall’area dell’ospedale
Tornano sempre, nell’area dell’ospedale di San Polo. A chiedere la questua. Di fatto sono sempre gli stessi, prevalentemente di nazionalità rumena.
Lo scorso anno la Polizia municipale ha inflitto tre multe. Uno di loro è stato denunciato poichè recidivo. Lo prevede il regolmento dell’ordinanza anti-accattonaggio. Quest’anno è stato invece sanzionato un solo questuante. L’ordinanza contempla anche la possibilità di farsi consegnare il denaro frutto dell’accattonaggio, provvedimento che ad oggi non è mai stato eseguito.
Ciò che invece è stata rinnovata è l’ordinanza. È stata, infatti, prorogata dall’amministrazione comunale per vietare il fenomeno dell’accattonaggio nelle vicinanze del San Polo.
La precedente era scaduta all’inizio di giugno. In queste ultime settimane, è stato nuovamente segnalato il riproporsi della presenza di soggetti che, nelle aree di accesso agli ambulatori, reparti e Pronto Soccorso e nelle aree di parcheggio antistanti e retrostanti all’ospedale, si dedicano all’accattonaggio in modo insistente, esibendo anche o simulando malformazioni o menomazioni per destare pietà.
Il provvedimento resterà in vigore fino al 30 ottobre prossimo. Viene pertanto nuovamente vietata la richiesta dell’elemosina in qualunque forma, in piazzale Aldo Moro e via Galvani, nonché all’interno di tutte le aree di circolazione, sosta e di fermata dei mezzi pubblici antistanti e retrostanti l’ospedale di Monfalcone e nei cortili e atri interni del plesso ospedaliero.
Qualsiasi violazione comporta l’applicazione delle sanzioni penali e amministrative previste dalle leggi in vigore (da 25 a 150 euro) e la pena accessoria della confisca amministrativa del denaro ottenuto dall’accattonaggio.
«Si tratta di un provvedimento necessario - spiega l’assessore alla Polizia Locale, Omar Greco - sia per garantire il decoro urbano, sia per prevenire richieste vessatorie sui soggetti più deboli come minori, donne e anziani, o comunque persone che si recano alla struttura perché bisognosi di cure o in visita a parenti malati. Il precedente provvedimento aveva avuto buoni risultati, risolvendo il fenomeno, per cui ci è sembrato doveroso riproporlo, considerate le necessità».
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