Via Combi, 500 firme contro i profughi ospitati nell’ex scuola

Negozianti e residenti della zona: di giorno i rifugiati vagano chiedendo la carità, piazzale Rosmini ormai off-limits
Carabinieri davanti all'ex scuola di via Combi
Carabinieri davanti all'ex scuola di via Combi

Ci sono problemi di convivenza tra i profughi ospitati nell'ex scuola di via Combi e chi vive in quella zona. «Non ne possiamo più: hanno stravolto la quotidianità di un rione che fino a qualche mese fa era tranquillo e sicuro», dicono residenti, commercianti e genitori dei bambini che frequentano il ricreatorio di via Combi. A una raccolta di firme per chiedere al sindaco una gestione diversa della situazione, si sono presentati già in 500. «Di giorno queste persone, prevalentemente afghane, siriane o provenienti da Paesi africani - spiega Nicoletta Gallo, madre di uno dei ragazzini che frequentano il De Amicis - vengono lasciate fuori dalla struttura, e senza una meta, senza un riferimento vagano attorno al rione in attesa che arrivino le 19, orario in cui possono rientrare». Quella messa a disposizione non è infatti una struttura che li accoglie anche di giorno, ma resta a disposizione solo per il ricovero serale e notturno. Ed è per questo che, come documentato da decine di foto scattate dai residenti, di giorno queste persone vagano chiedendo la carità o stazionano e si addormentano sulle panchine di piazzale Rosmini.

«Hanno reso quella piazza, polmone di questa zona, un’area off-limits dove mamme e anziani non vanno più volentieri», dichiara Ezio Sancin, residenza di via Locchi: «Non è nemmeno colpa di questa povera gente, visto che non viene offerta loro un'alternativa dove stare. Alcuni di loro risultano anche aggressivi». «Hanno fatto i loro bisogni in mezzo agli scivoli e ai giochi - racconta Elena Canciani, residente e firmataria della petizione che chiede l'intervento del sindaco - sono state le mamme a dover transennare l'area e sistemare un cartello che vieti di giocare in quel luogo. Poi è arrivata la bomba d'acqua di settimane fa a ripulire tutto».

Anche a notte fonda alcuni dei rifugiati muniti di coperte stazionano sulla scala Ressel. «Chiediamo al sindaco di intervenire e di far gestire in maniera diversa la questione - propone Nicoletta Gallo - vogliamo un confronto con l'amministrazione che ha imposto a questa zona una situazione delicata e questa difficile convivenza. Ci chiediamo inoltre come mai i poliziotti che li accompagnano nella struttura indossino sempre guanti e mascherine di protezione».

Critica verso la situazione anche la titolare del negozio di abbigliamento Pinocchio, storica commerciante di via Combi: «C'erano sicuramente in città dei luoghi vuoti più idonei a ospitare questa gente - assicura - sistemarli a stretto contatto con i ragazzi del ricreatorio è stata una pessima idea. E non mi si dica che le due strutture sono completamente separate. Chi ha le finestre che danno sul ricreatorio li vede calarsi dal primo piano verso il campo giochi e uscire proprio dalla porta della struttura dedicata ai bambini». A raccogliere il malumore dei residenti è Manlio Sai, vice segretario regionale del Pli, che nei prossimi giorni chiederà ufficialmente al sindaco, a nome loro, un incontro per cercare una soluzione.

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