Via anche Benetton chiusure a raffica dei negozi in centro

A Monfalcone la moria di negozi storici o presenti da tempo in città non si arresta e i vuoti delle vetrine oscurate e delle serrande abbassate nel tessuto commerciale del centro si stanno facendo preoccupanti. In via Roma nell’arco degli ultimi mesi ha chiuso Mazzonetto, che ha deciso di abbandonare Monfalcone dopo una lunga presenza, seguito da una rivendita di frutta e verdura e da una pizzeria. In via Rosselli e in via via Duca d’Aosta non sono più in attività i marchi Sisley e Benetton e ha chiuso un’attività di alimentari, mentre non hanno mai riaperto un negozio di abbigliamento e uno di calzature. All’agolo Nord di piazza della Repubblica è scomparsa una fioreria, mentre in corso del Popolo sta effettuando una liquidazione totale nel negozio di calzature Castiglioni. Poco più in là gli spazi di una cartoleria rimangono vuoti, dopo alcuni tentativi falliti di riutilizzarli in altri settori. Non si tratta, però, delle uniche vetrine vuote in corso o in altre vie del centro, dove spazi lasciati liberi dai commercianti locali sono stati in alcuni casi occupati da imprenditori cinesi.
Ma in città sta facendo discutere soprattutto la sospensione dell’attività di Sisley e Benetton, negozi gestiti dal presidente dell’Ascom Paolo Bratina e dalla sua famiglia. «Le chiusure dei miei negozi sono state dettate da scelte aziendali del marchio al quale sono legato e di conseguenza a ristrutturazioni delle mie aziende», spiega, tagliando la testa alle illazioni esplose sui social network in queste settimane. «Quello di noi commercianti è un bollettino di guerra - afferma Bratina, “da presidente Ascom e cittadino” -. I nostri morti sono gli esercizi che chiudono. Non abbiamo truppe di rincalzo. Monfalcone non è più una piazza che attira investimenti. Anche le aziende più dinamiche da me contattate non si sono mostrare interessate a rischiare da noi». Bratina ritiene che, senza un’inversione di tendenza, Monfalcone e il suo hinterland non abbiano nel loro futuro che un progressivo degrado e un abbassamento della qualità della vita come dell’occupazione e della sicurezza.
«Io non accetto tutto ciò - prosegue - e chiedo pubblicamente a tutte le categorie come a tutte le istituzioni: vogliamo fare qualcosa per questa città, vogliamo cambiare la tendenza in atto? Troviamo concordia sulle cose che veramente servono il bene di tutti. Facciamo, finiamola con compromessi e giochini». Bratina lancia quindi una proposta che è anche una provocazione. «Costituiamo un comitato di salute pubblica - spiega - che abbia il coraggio di chiamare con nome i problemi della città e trovi le soluzioni, anche quelle scomode e impopolari, le medicine cattive, se occorre, ma che salvino il malato». Bratina lancia intanto l’idea di organizzare una passeggiata in un sabato qualunque tra Ascom, Confartigianato, sindaco, assessori al Commercio e alla viabilità, politici e amministratori, questore e comandante dei vigili. «Vorrei accompagnarli nei negozi, sentire richieste e proposte - dice Bratina -. Poi ci chiudiamo tutti in teatro in un’assemblea pubblica e affrontiamo i problemi. Chiedo alla politica di fermarsi e ricominciare per amministrare trasversalmente Monfalcone». Gli obiettivi? Per il presidente di Ascom sono la sicurezza, innanzitutto, e il decoro, la cui assenza deriva, secondo Bratina, anche dall’incapacità di Monfalcone di imporre la sua identità. Ascom ha dal canto suo alcune proposte, frutto di sondaggi commissionati a una società di marketing e che vuole mettere a disposizione di tutti. «Gli ex sindaci e il sindaco attuale ci dicano quale idea di città hanno ereditato e progettato», aggiunge Bratina. «Al termine si presenterà il risultato alla politica, amministrazione in primis, ma anche alla Regione - conclude il presidente Ascom -, che dovrà tenerne conto».
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