Via al restyling del Castelletto di Miramare con il rebus sulla futura destinazione d’uso

Opere edili e impiantistiche. L’obiettivo è risanare il seminterrato e i piani terra e primo. Ma cosa ospiterà poi l’immobile
Lasorte Trieste 19/11/20 - Parco di Miramare, Castelletto
Lasorte Trieste 19/11/20 - Parco di Miramare, Castelletto

TRIESTE Il 24 dicembre di 160 anni fa, il giorno della vigilia di Natale del 1860, veniva inaugurato il Castello di Miramare, la residenza che Massimiliano d’Asburgo aveva voluto come dimora per sé e la sua consorte, la principessa Carlotta del Belgio. Ma prima di abitare in questo edificio, costruito tra il 1856 e il 1860, i due nobili pernottarono prima a villa Lazarovich, la palazzina ancora oggi esistente in via Tigor, e poi nel Castelletto, presente all’interno del parco.

È quest’ultimo, il piccolo maniero, ora oggetto di un restauro (responsabile è l’architetto funzionario del Museo Francesco Krecic), finalizzato a valorizzare gli ambienti interni in attesa di stabilire una destinazione d’uso definitiva. Gli operai hanno iniziato proprio in questi giorni a intervenire sia attraverso opere edili sia a livello impiantistico. Il costo della prima tranche dei lavori è di circa 100 mila euro – una somma che dovrebbe lievitare in futuro al fine di completare il recupero dell’immobile –, provenienti da un finanziamento speciale del Mibact, destinato anche al restauro dell’edificio. Progettato da Carl Junker come la dimora principale, ha ospitato fino al 2016 la sede dell’Area Marina Protetta del Wwf, oggi ubicata negli spazi delle Scuderie. Da allora non è più stato utilizzato. L’ultima riqualificazione risale al 1998 a firma dell’architetto Luciano Celli.

Da risanare ora sono quindi il seminterrato, un tempo occupato dalle cantine e poi dalle aule didattiche del Wwf, il piano terra, che ospitava il percorso espositivo dell’ente, e il primo piano, dove c’erano gli uffici, caratterizzato da un apparato decorativo della metà dell’800. Da sottolineare che punto di partenza utile a questo restauro sono stati anche i rilievi tecnici di alcuni professionisti e del laboratorio di fotogrammetria Circe dello Iuav di Venezia, e le esercitazioni degli studenti di Architettura dell’ateneo veneziano, eseguite a puro scopo didattico sotto la supervisione del professor Andrea Benedetti.

Questo però non è l’unico cantiere presente nell’area. Anche il porticato del Castelletto, danneggiato qualche settimana fa incidentalmente, è stato smontato per tornare entro gennaio (il valore del lavoro è di 25 mila euro circa) alla sua funzione di sostegno di un glicine secolare. Di recente è stato anche rifinito un suggestivo gazebo in ferro battuto color verde acqua, dal quale si gode di una vista panoramica su Grignano e Duino.

Nel parco fervono poi altri preparativi. In programma, tra la primavera e l’estate prossime, c’è il ripristino della fontana caratterizzata da una vasca circolare, che si trova tra il Castelletto e le serre vecchie: dopo che negli anni scorsi era stata messa a posto la parte scultorea con il putto e il cigno, verrà ora riparata la parte idraulica. I primi mesi del 2021 saranno inoltre l’occasione per il recupero del Bagno ducale: un suggestivo chalet, anch’esso in disuso da decenni, che veniva utilizzato come cabina da spiaggia. Di questo restauro è responsabile l’architetto funzionario del Museo Giorgia Ottaviani.

Come ha ricordato di recente sulle pagine del Piccolo la direttrice del Castello di Miramare, Andreina Contessa, il nome di questo piccolo immobile si riferisce alla breve permanenza nel castello del Duca d’Aosta (1930-1937). Sono tuttavia troppo poche le informazioni a disposizione per capire se il Bagno Ducale esistesse già ai tempi di Massimiliano.

«L’edificio – descriveva Contessa – si presenta di semplice e fragile struttura, realizzata con una intelaiatura lignea, i cui interposti sono costituiti da una muratura in mattoni pieni, finita poi con intonaco interno più volte tinteggiato. Il piccolo spazio interno è tripartito da sottili partiture lignee e la stanza centrale distribuisce due contenute cabine dotate dell’essenziale: lavabo e doccia». «Il padiglione – scriveva infine – reca traccia di alcuni interventi relativamente moderni e limitati, che non ne hanno snaturato né la forma, né la funzione né tantomeno l’aspetto generale». —


 

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