Via al cambio di rotta su palazzo Carciotti: concessione o affitto
TRIESTE. C’è una nuova chance per palazzo Carciotti. L’aggiornato piano delle alienazioni che la giunta comunale licenzierà nella seduta di giovedì prossimo, per lo splendido edificio neoclassico progettato dall’architetto Matteo Pertsch prevede, oltre alla vendita, anche la possibilità della messa sul mercato con una concessione che consenta, di fatto, di dare in uso l’intero imponente immobile per decenni, mantenendolo nel contempo nel patrimonio dell’amministrazione.
Una soluzione sul piatto potrebbe essere anche quella della locazione diretta, ma certamente più complessa da strutturare contrattualmente, con ingranaggi non facili da incastrare come quelli delle spese straordinarie che dovrebbero far capo alla proprietà.
Nel giro di alcuni mesi verrà indetto un avviso per raccogliere eventuali manifestazioni di interesse. Poi, «perfezioneremo una formula contrattuale a seconda delle proposte progettuali che ci verranno sottoposte – precisa l’assessore al Patrimonio Lorenzo Giorgi –. In questo modo – continua – il Comune manterrebbe la proprietà dell’immobile, dandolo in concessione per 50 o 90 anni. Un’operazione che alla fine porterebbe nelle casse dell’amministrazione più di quanto si potrebbe ricavare dalla vendita, valutando che allo scadere della concessione, l’immobile riqualificato assumerebbe un valore decisamente superiore a quello attuale».
Nel piano delle alienazioni, la stessa possibilità verrebbe allargata anche agli altri immobili del Comune oggi sul mercato. La proposta avanzata da Giorgi per il Carciotti, avvallata dal sindaco Roberto Dipiazza, entra in campo dopo quattro vani tentativi di vendita all’asta, malgrado con il passare degli anni la base di partenza si sia notevolmente ridotta. Nessuna proposta di acquisto alla prima battuta d’asta nel settembre del 2018, quando il Carciotti era quotato 22,7 milioni di euro, e neppure alla seconda a 19,9 milioni.
Al terzo tentativo, l’austriaco Gehrard Fleissner presentò sì l’offerta ma auto-riducendo la cauzione da un milione e mezzo a 155 mila euro. Per cui, dal punto di vista formale, l’asta si tenne ma senza aggiudicazione. Lo scorso febbraio, l’ultimo tentativo d’asta partiva da una base di 14,9 milioni di euro. E non c’è stato un seguito nemmeno all’interesse manifestato la scorsa primavera da Invimit, la controllata dal ministero dell’Economia che aveva chiesto il congelamento di eventuali trattative per poter presentare una proposta a settembre. Un’impasse che ha spinto il Comune a esplorare una collocazione alternativa sul mercato, «resa ora più appetibile – spiega Giorgi – anche dal nuovo Piano del centro storico, che consente soluzioni che semplificano il restauro anche del Carciotti, ovviamente sempre nel rispetto dei vincoli posti dalla Soprintendenza».
In pratica, una società interessata a realizzare e gestire in quell’immobile una struttura alberghiera, dedicando poi la parte che si affaccia su via Cassa di Risparmio a uso residenziale o a uffici di rappresentanza, e il piano terra a locali commerciali, potrebbe investire nel restauro, pagare un canone annuale, e mantenere la disponibilità del palazzo per metà secolo o più. L’immobile necessita di profondi lavori di ristrutturazione. «Sono certo che in questo modo l’immobile riscontrerà l’interesse di qualche gruppo – assicura l’assessore – perché negli ultimi anni diverse cordate si sono fatte avanti avanzando soluzioni di questo tipo, ma la decisione che prevedeva solo la vendita del bene non mi consentiva di prenderle in considerazione».
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