Vetrina internet per due ex caserme

Sul sito del Demanio i complessi de “La Marmora” e della “Toti”. Vani finora i tentativi del Comune di Gradisca di venderli
Bumbaca Gorizia 08.01.2009 Gradisca, ex caserma Toti Bergamas- Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 08.01.2009 Gradisca, ex caserma Toti Bergamas- Foto di Pierluigi Bumbaca
GRADISCA. Anche due immobii gradiscani come la caserma La Marmora, all'interno del compendio del Castello, e l'ex Toti-Bergamas fra i beni messi in vetrina dallo Stato nel tentativo di riqualificarli e fare cassa. Soprattutto ex caserme, ma anche fabbriche dismesse, palazzi storici, terreni. Proprietà dello Stato, e in qualche caso dei Comuni, che Roma spera di vedere riutilizzate con il coinvolgimento dei privati.


La mappa completa compare nella nuova sezione della piattaforma digitale Opendemanio, dedicata alle principali iniziative di rigenerazione e riuso in corso sul patrimonio immobiliare pubblico nazionale. Un totale di 323 azioni di valorizzazione che coinvolgono 410 immobili in tutta Italia. In Friuli Venezia Giulia se ne contano 32 (di cui 20 nella sola Palmanova), da Tarvisio a Trieste. Su Opendemanio i beni sono geolocalizzati. È possibile isolare il patrimonio delle regioni, come quello delle città.


Un insieme di edifici militari e costieri, pure i fari, e molti altri immobili che si punta a far rinascere attraverso percorsi amministrativi, finanziari e urbanistici che ridisegnino il territorio arricchendolo di nuovi servizi e opportunità di crescita. Quanto alla Toti-Bergamas, non è un mistero che la sua riqualificazion sia la partita probabilmente più delicata per lo sviluppo futuro di Gradisca. E nel frattempo acune palazzine del compendio ex militare di via Papalina rischiano di cadere a pezzi. Tanto che il Comune nei mesi scorsi aveva disposto per la tutela della pubblica incolumità, il divieto di sostare in auto lungo un segmento di via Galilei, lungo il perimetro dell'ex caserma. Un provvedimento drastico ma non più derogabile dopo che un sopralluogo aveva evidenziato lo stato di scarsa sicurezza delle coperture in particolare di un paio di edifici che si affacciano sull'arteria di via Galilei. La decisione del Comune e del Demanio, proprietario dell'area, riporta ancora una volta in auge il delicato tema del recupero dell'area ex militare ormai dismessa dal lontano 1995. E anche sul fronte dei progetti per la sua riqualificazione, a palazzo Torriani non hanno ottime notizie da dare.


Ok la vetrina d Opendemanio, ma il mercato privato inizialmente non è che abbia risposto chissà che bene all'indagine di mercato indetta dalla giunta Tomasinsig. «Non vi sono novità significative sul fronte della consultazione pubblica del mercato immobiliare – aveva confermato il sindaco ai nostri taccuini -. Qualche più che prudente manifestazione d'interesse dei privati c'è stata, ma non corredata dalla necessaria volontà di approfondire gli aspetti urbanistici della variante e che costituisce un po' il punto di partenza di ogni ragionamento. Siamo pronti a battere altre strade, magari attingendo a finanziamenti pubblici per la progressiva riqualificazione e messa in sicurezza dei singoli immobili. È la stessa strada che stiamo seguendo anche per il Castello». Con un'area da 50mila metri quadrati - praticamente la stessa superficie del centro storico – la Toti-Bergamas può diventare il nuovo "cuore" di Gradisca d'Isonzo, creando occasioni di sviluppo, crescita economica, innalzamento della qualità della vita. Il sondaggio del mercato immobiliare aveva l'obiettivo di facilitare il confronto con il territorio invitando i cittadini e gli operatori del mercato. I pro? L'area è appetibile, a due passi dal centro, una "lavagna" ancora tutta da scrivere, già urbanizzata e non ha vincoli architettonici o paesaggistici. I contro? L'investimento stimato è da 30 milioni di euro. Secondo la variante 30 al piano regolatore, la Nuova Gradisca dovrà contare su una destinazione mista residenziale anche agevolata, direzionale, commerciale, servizi, verde. Le volumetrie consentite sono di 45mila metri cubi, il 35% della superficie coperta. Gli edifici dovranno avere altezze massime di 13 metri.


Quanto alla riqualificazione della caserma La Marmora, uno degli edifici che compongono il compendio castellano di Gradisca, l'intento del Demanio ben si concilia con altre azioni decise a livello centrale. Anche la Facoltà di architettura dell'Università di Trieste infatti nei mesi scorsi era scesa in campo a fianco dell'Agenzia del Demanio, della Regione, del segretariato regionale del Ministero dei beni e attività culturali e del turismo e del Comune nel tentativo di tracciare una strada per la riqualificazione del complesso castellano della cittadina isontina, degradato da oltre tre decenni di incurie.


L'obbiettivo, concreto, è quello di arrivare alla realizzazione e pubblicazione entro 24 mesi di una decina di progetti sostenibili, da sottoporre anche al gradimento della cittadinanza attraverso una sorta di voto popolare. Parallelamente, nello stesso arco di tempo si lavorerà anche a un obbiettivo più concreto come la messa in sicurezza di camminamenti e parte degli edifici pericolanti, opera per la quale esiste già un progetto da oltre cinque anni che andrà aggiornato e per il quale scendono invece in campo in questa delicata partita lunga oltre 30 anni anche altri due soggetti: l'immobiliare statale Arcus e il Genio civile, che a riguardo avevano previsto di stanziare 950mila euro per un primo lotto, cui potrebbe seguirne un secondo sempre entro un biennio.


Motore ultimo di tutte queste iniziative è l'Agenzia del Demanio, che sembra aver cambiato passo rispetto alla politica di rivalutazione del castello gradiscano, attivando il maggior numero possibile di azioni e contributi di idee, come aveva spiegato il direttore dell'Agenzia, Pierluigi Di Blasio. Demanio che non a caso ha sottoscritto tre Protocolli d'Intesa per l'avvio di un Progetto pilota finalizzato alla collaborazione e al supporto tecnico-scientifico per lo studio e la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico del Fvg, con il Mibact e con le Università di Trieste, di Udine e l’Iuav di architettura Venezia).


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