Vetreria, la Regione respinge il parere dell’Ass
Si ripete il caso Torviscosa: gli uffici chiedono all’Azienda sanitaria un pronunciamento esplicito
TRIESTE
Il cementificio, anche se i cittadini non si sentono rassicurati, sembra correre verso il «no». Un cambio di rotta che, adesso, riguarda anche la vetreria di San Giorgio di Nogaro, un altro «babau» nella Bassa friulana. A margine del dibattito consiliare di mercoledì è emerso il primo stop all’insediamento dell’azienda veneta Sangalli Vetro nell’area industriale dell’Aussa Corno: la Regione ha chiesto all’Azienda sanitaria un parere inequivocabile.
IL PARERE
Una situazione non diversa da quella del cementificio. Ma, questa volta, non si vuole rischiare alcunché. E dunque, di fronte a un documento che si prestava a interpretazioni difformi, gli uffici hanno rispedito le carte all’Ass della Bassa. Serve un parere più netto per poter poi procedere in un senso o nell’altro.
L’ITER
A inizio gennaio, con la premessa di una relazione di un gruppo di lavoro dell'Università di Trieste che aveva individuato varie prescrizioni, il consiglio comunale di San Giorgio ha dato il suo ok allo studio di impatto ambientale e alla relazione di incidenza presentati dalla Sangalli su un progetto che ipotizza 220 occupati e una produzione di 600 tonnellate al giorno di vetro float. Ma, da subito, non erano mancate le perplessità di ambientalisti e cittadini, preoccupati in particolare per le emissioni in atmosfera, soprattutto perché sommate a quelle della centrale a turbo-gas di Torviscosa e, in prospettiva, pure a quelle del cementificio.
GLI AMBIENTALISTI
Il comitato di difesa ambientale parlò di «attentato alla salute pubblica». Paolo De Toni, in particolare, segnalò le concentrazioni di ossido di azoto «oltre i limiti di legge», denunciò la riduzione del camino progettato da 80 a 60 metri, il non rispetto del protocollo di Kyoto, la mancata realizzazione di una barriera di mascheramento a protezione della laguna e l’assenza di una comparazione quantitativa con gli impatti ambientali dello stabilimento che la Sangalli ha già in Puglia.
LE EMISSIONI
Si va verso un doppio stop? Secondo Mareno Settimo, il portavoce di «No al cementificio», la situazione più difficile è quella della vetreria. «Del resto - spiega - i numeri sono chiari: 1.700 tonnellate annue di ossido di azoto e 800 di biossido di zolfo. E tutto questo a 300 metri dalla laguna». Il primo stop alla vetreria è arrivato, si attende ora quello definitivo al cementificio Grigolin, anche se Gianfranco Moretton, l’assessore all’Ambiente, conferma che il limite del 5 giugno potrebbe essere sforato: la Regione attende il parere univoco di Ass e Arpa. Uno slittamento eventuale cui si oppone in anticipo Bruna Zorzini (Pdci): «Non si faccia passare alla chetichella una decisione su cui tutto il Consiglio è contrario». Mentre Mauro Travanut (Ds), slittamento o no, non ha dubbi: «Il parere dell’Ass sarà contrario come è emerso in commissione».
VIA D’USCITA
È proprio l’allungarsi dei tempi a preoccupare però il comitato. «Non siamo per nulla rassicurati dalla seduta del Consiglio di due giorni fa – spiega Settimo –. La Regione sta chiedendo troppe verifiche, sta facendo troppi richiami alle regole, sta ricorrendo a troppi bizantinismi politici. Può essere anche che la giunta Illy cerchi una via d’uscita per salvare l’immagine ma temiamo che sia in atto anche un tentativo per mettere in discussione il “no” al cementificio. Un “no” che dovrebbe invece essere solare, a tutela della qualità dell’aria di una zona che già deve sopportare le emissioni della centrale a turbo-gas di Torviscosa. Non a caso rilanceremo la richiesta che quell’impianto venga dotato di filtri catalitici che consentirebbero di abbassare il livello di ossido d’azoto di una decina di volte».
LE PREOCCUPAZIONI
Le preoccupazioni tra i cittadini che hanno seguito la maratona consiliare a Trieste sono estese. «Prendiamo atto delle dichiarazioni favorevoli – commenta il giorno dopo Roberto Fasan – ma il nostro grado di attenzione resta molto elevato. Finché non ci sarà una presa di posizione ufficiale della giunta Illy non ci fidiamo di niente e di nessuno». «Non siamo per nulla rassicurati: sintesi brutale ma corretta – aggiunge Carlo Brunetti –. Quello di Illy è stato un discorso equilibrato ma non si può non pensare che sia rimasto sulle sue posizioni: dire che nella “new economy” deve sopravvivere anche una parte della “old” è un modo di mettere le mani avanti per una decisione favorevole all’insediamento».
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