Vestiti e giocattoli per la Siria La beneficenza dei sottufficiali

La sezione triestina dell’Unsi ha deciso di spedire un convoglio verso il Paese martoriato dalla guerra civile. «Abbiamo fatto un passaparola tra soci e amici»

Dalle raccolte benefiche al volontariato. È il nuovo corso della sezione triestina, intitolata a Ermanno Birri, dell’Unione nazionale sottufficiali italiani (Unsi), che di recente ha consegnato 600 medaglie a parenti di caduti della Prima guerra mondiale, arrivati da tutta Italia per l’occasione. A giorni, inoltre, da Trieste partirà un convoglio di vestiti e giocattoli per la Siria. «Dare le medaglie alle famiglie è stato come restituire le salme: tanti corpi sono ancora sul Carso», dice il presidente dell’associazione, Salvatore Baio. «Oggi il paese più colpito è la Siria. Abbiamo fatto un passaparola tra soci e amici di soci: chi ha donato oggetti usati dei propri bambini, chi ha messo di tasca propria per comprare qualcosa. Ora la raccolta, iniziata a gennaio, è finita: la nostra sede è al limite della capienza e presto invieremo i materiali. Inizialmente si era pensato al Libano, dove si trova un nostro reparto, là però gli spazi erano momentaneamente saturi».

Baio è a Trieste dal 1976. «Al mio paese ho lasciato la ragioneria e a sedici anni mi sono arruolato a Viterbo – prosegue –. Da lì, ognuno è stato in seguito assegnato: io inizialmente a Banne, dove c’era la caserma; poi ci siamo ritrovati tutti a villa Opicina, quand’era l’unica rimasta. Sorvegliavamo il confine con la Jugoslavia». Assieme a lui ci sono il vicepresidente dell’associazione, Giuseppe Dalia, e Gaetano Esterio Ciccarelli, segretario. «Abbiamo storie simili: veniamo dal servizio e siamo residenti a Trieste da anni, più di quaranta nel nostro caso – raccontano gli ex militari –. La nostra sezione conta circa 50 soci, di cui attivi una ventina. L’Unsi è nata dopo la Grande guerra, quando i reduci rimasti senza lavoro si associarono. Alle armi erano stati chiamati tutti: il grado, poi, dipendeva dal livello d’istruzione. I contadini li facevano soldati semplici, i laureati ufficiali. I sottufficiali erano tutti quelli che stavano nel mezzo, e che dopo la guerra non servivano più. Il lavoro oggi è naturalmente molto diverso: compito dei sottufficiali è curare l’amministrazione delle caserme, che ricordiamo sono strutture pubbliche».

L’Unsi è un’associazione di categoria: ne fanno parte sottufficiali di tutti i corpi armati, in congedo o meno, provenienti in ogni caso dal servizio attivo. La beneficenza è uno dei suoi scopi. «Un altro è riunirci, evitare la dispersione. Il servizio è il nostro recente passato, il nostro futuro da pensionati è nell’associazione: un modo di continuare a lavorare», proseguono.

«Stiamo cercando di organizzarci con il Comune per avere un garage dove raccogliere materiale di prima necessità, da usare in caso di alluvioni, terremoti, calamità naturali. Sapone, dentifricio e spazzolino oppure la biancheria: quelle piccolezze cui nessuno pensa, ed è proprio questo il rischio. Se otterremo lo spazio indiremo la raccolta tramite i commercianti – concludono –. Ci siamo offerti di aiutare anche per la sicurezza. Potremmo fare come i nonni vigile, ad esempio sugli autobus, in forma di servizio preventivo di vigilanza con tanto di casacche per renderci riconoscibili: un deterrente. La cosa importante è che facciamo e faremo tutto come volontari, non chiediamo sovvenzioni».

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