Vescovini: "Smart Gas non è il diavolo"

Il project leader ha risposto alle domande del folto pubblico presente ieri all'incontro organizzato al Kinemax sul progetto del mini-rigassificatore. A preoccupare i cittadini sono soprattutto le ricadute dell'impianto sull'ambiente
L'incontro pubblico sul mini-rigassificatore (Foto Bonaventura)
L'incontro pubblico sul mini-rigassificatore (Foto Bonaventura)

«Il Gas naturale liquido non è il diavolo, è un combustibile sicuro». Alessandro Vescovini lo mette subito in chiaro. L’incontro pubblico organizzato al Kinemax per togliere i dubbi a tutti gli scettici e detrattori che si sono messi - o si vorrebbero mettere - di traverso al progetto del rigassificatore a terra del Lisert lo vede mattatore. Per convincere la platea, mostra un filmato nel quale vengono comparati i rischi del Gnl con quelli della benzina e al termine del video lancia la sfida: «Abbiamo chiesto ai vigili del fuoco di poter rifare le prove pratiche mostrate. Chiunque potrà venire a Gorizia per vedermi fare le stesse cose e chi accetta la sfida dovrà fare lo stesso, ma con la benzina. È il metodo del touch to know». La provocazione è il filo rosso dell’intervento del project leader di Smartgas. Vescovini punzecchia il pubblico e con il suo fare spigoloso riesce a tenere viva l’attenzione, ma la tattica d’attacco non piace a tutti.

Rigassificatore del Lisert “vivisezionato” da comitati e ambientalisti
Bonaventura Monfalcone-02.09.2014 Riunione sul rigassificatore-Biblioteca-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

L’atteggiamento è aggressivo e alla fine il numero uno della Sbe incassa la protesta del Wwf, stufo d’essere continuamente chiamato in causa. Sempre sul fronte ambientalista, va segnalato che il circolo monfalconese di Legambiente ha preferito non partecipare all’incontro volendosi concentrare sulle osservazioni da presentare nell’ambito della Valutazione di impatto ambientale. Vescovini ha provato a spiegare ai presenti i motivi che hanno spinto la cordata di industriali del Friuli Venezia Giulia a rischiare del proprio investendo 120 milioni di euro per un impianto di rigassificazione a Monfalcone.
«Noi il gas lo stiamo pagando troppo. Noi viviamo di export, ma come facciamo a competere con chi paga l’energia un terzo se non addirittura la metà di noi? Così non ce la facciamo a sopravvivere e non è un ricatto, è un avvertimento. Tra Abs, Tecnosider, Pittini, Palini e Bertoli, Fantoni, Sbe, Sangalli, Gruppo Cividale, Marcagaglia, Trametal e Burgo ci sono in gioco 10 mila posti di lavoro che devono essere protetti. L’impianto non è strategico a livello nazionale, serve alla nostra industria regionale».

Nel corso della presentazione sono stati ribaditi diversi concetti e sono state date risposte a molti dubbi dei presenti. «Gli impianti hanno un grande impatto sul mare per lo scambio termico, per questo il progetto prevede di utilizzare l’acqua della Burgo, per evitare di raffreddare il mare.

Smart gas incassa il sì di Porto e Consorzio
Bonaventura Monfalcone-04.09.2014 Riunione sul rigassificatore-Sala del consiglio-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Non è prevista nessuna presa a mare e non c’è consumo di suolo perché il terreno è industriale», ha sottolineato Vescovini che poi sulle polemiche legate all’accosto in banchina ha aggiunto: «Lo facciamo dove è previsto dal piano regolatore del porto». Alle proteste di tipo paesaggistico inerenti l’antiestetica presenza delle navi ha replicato dicendo che nel corso di un anno ci saranno al massimo 22 attracchi, ma che in realtà saranno la metà. «Ne abbiamo indicati il doppio per evitare di dover fare una nuova Via in caso di necessità». Quanto ai tempi di permanenza in porto, nell’arco dei 12 mesi le gasiere staranno in banchina non più di 110 ore. In merito all’impatto estetico delle cisterne da 32 metri ha quindi mostrato una foto dell’attuale skyline portuale con i 50 metri delle gru, i 150 della ciminiera A2A, i 32 metri della Mangiarotti e le imponenti murate delle navi da crociera in bacino. Vescovini non si è nascosto e ha ammesso la presenza di problemi di sicurezza: «L’impianto è sicuramente pericoloso, ma dobbiamo valutare il rischio», ha detto ricordando però che l’ultimo incidente mortale legato al Gnl risale al 1979. Facendo poi un paragone con i costi assicurativi legati agli impianti a olio ha quindi affondato una stoccata agli ambientalisti e non solo: «Perché nessuno ha detto niente sul rinnovo cinquantennale dell’impianto Siot? Siete contrari al nostro progetto solo perché sono antipatico?».
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