Vescovini: «Senza il rigassificatore le aziende chiuderanno»

Il project leader di Smart Gas ritiene fondamentale realizzare l’impianto per ridurre i costi dell’energia e restare sul mercato
Alessandro Vescovini
Alessandro Vescovini

«La situazione per le imprese in Italia è ormai al capolinea. Costo dell’energia superiore al resto d’Europa, costi del “sistema-Paese” con la sua burocrazia, dei carburanti dei trasporti e della logistica. Molti se ne sono andati, sono tentato pure io, perché dobbiamo restare qui? Le imprese pianificano a 5 anni e la mia idea è questa: o troviamo il modo di rendere competitive le aziende e facciamo sinergie o è finita. È per questo che abbiamo messo in piedi un gruppo di acquisto del gas, è una materia prima che trasformiamo e serve per la produzione. Abbiamo pensato a un deposito nel porto di Monfalcone con un rigassificatore, tutto con investimenti privati. Il progetto è pronto, questo creerebbe le condizioni per restare: ci diamo tempo fino al 2016, se entro questa data non arriva il via libera noi sbulloniamo le aziende e ce ne andiamo».

Il progetto del minirigassificatore di Smart Gas
Il progetto del minirigassificatore di Smart Gas

Alessandro Vescovini, imprenditore della Sbe con alle spalle un gruppo che lavora in Italia e all’estero e che a Monfalcone dà lavoro a 500 persone («per il 92% del territorio» ci tiene a sottolineare) parla come un fiume in piena. L’atteggiamento è fermo, il tono aspro dà l’effetto della carta vetrata sulla pelle, ruvido come il suo carattere «da Highlander emiliano». Sa bene di essere tutt’altro che diplomatico, «ma ormai per l’economia in Fvg e in Italia, un paese in rianimazione, il tempo della diplomazia è terminato».

Cosa intende dire?

Non serve che lo dica io, basta guardare cosa sta succedendo. Mi pare che il Pil in Italia stia crollando soprattutto per la mancanza di investimenti privati.

Ci spiega in sintesi il progetto?

La legge italiana, come imposto dall’Ue, ha liberalizzato il mercato. La Sbe assieme ad altre aziende nel 2013 ha formato un gruppo di acquisto per il gas. La legge ora consente anche ai privati di gestire un deposito di gas e ci siamo messi in gioco. Ci siamo ritrovati in oltre 15 aziende, recentemente si sono messi assieme a noi i Consorzi di Confindustria, si tratta di 300 altri piccoli consumatori di gas. Insieme sono realtà che in regione danno lavoro ad almeno 12-15mila lavoratori tra diretti e indiretti.

Quali sono i vantaggi e che sconto puntate ad ottenere?

Il nostro obiettivo è quello di ottenere almeno il 10% di sconto sul prezzo medio del gas sul mercato. Entriamo in gioco per creare concorrenza, che in Italia dove sono state fatte le privatizzazioni a metà anche dei colossi energetici, è assente, ed è l’unica garanzia per la competitività. Se non ce la facciamo il progetto è inutile.

Si parla tanto di questa cordata di aziende. Ci fa i nomi?

I nomi sono usciti più volti e sono conosciuti. Si tratta di realtà che vanno dalla Sbe a Fantoni, Abs, Pittini, Sangalli, Trametal, Burgo con altre 4 cartiere, alcune realtà che fanno impianti di cogenerazione, ed è una novità, aziende dell’autotrasporto e tante altre che si stanno aggiungendo.

Qual è la matrice sociale di Smart Gas spa?

Per ora è una start-up (120 mila euro di capitale sociale) e per ora mi sono preso io come Sbe l’onere di creare la compagine sociale che per ora appartiene al Gruppo Vescovini. Questo fino a quando non è finita la fase progettuale. Dopo si passa alla partecipazione e agli investimenti.

«Sarà una struttura mini, ma per far nascere un maxi polo logistico»
Placeholder

Facciamo un po’ di cifre?

L’investimento per realizzare l’impianto è di 120 milioni più altri 20 per le infrastrutture portuali. Il 40% sotto forma di fondi di equity (mezzi propri di un’impresa) e il resto project financing. Chi vorrà partecipare tirerà fuori i soldi. Molte aziende hanno risorse proprie, tra questi il gruppo Vescovini che investe mediamente 15 milioni l’anno per restare competitiva, tutti soldi autofinanziati. Il gruppo di cui fa parte la Sbe non ha debiti e da solo ha una capacità di investimento di almeno 70 milioni: non abbiamo bisogno delle banche che fanno la fila fuori dalla porta.

Chi investirà però si attenderà un ritorno...

Mi hanno chiesto in molti di entrare nell’equity, ma il nostro obiettivo è avere un equity basso. Non è importante guadagnare dall’investimento, ma avere un risparmio energetico e nel gruppo devono stare solo soggetti che consumano e che vogliono ottenere un prezzo basso del gas.

Alle aziende interessate ad acquistare il gas quanto pesa attualmente la bolletta energetica?

In alcuni settori il peso è davvero alto, dipende dal tipo di produzione. Se pensiamo a quello cartario il costo del gas rispetto alla manodopera pesa il 500%, il risparmio per la Burgo che spende cifre attorno ai 12 milioni sarebbe di ben 6 milioni. Nel settore vetro il peso è oltre il 200%, per quanto riguarda l’acciaio l’80%. Per una realtà come la Sbe che fabbrica bulloni il peso è minore, il 30%, ma bisogna tener presente che da noi i contratti si spuntano con trattative sui mezzi punti percentuali di bilancio. Il costo del gas è pesante e per certi settori è strategico.

Chi farà gli investimenti e chi gestirà l’impianto?

Stiamo discutendo, ci sarà un Consorzio, ma non certo come quello del Mose e tutto fatto di privati, con totale trasparenza e la rabbia del taglio dei costi.

In questo periodo ha ricevuto un mare di osservazioni sul progetto

Se sono queste, in cinque mesi otterremo il via.

Ma di critiche serie ne ha ricevute?

Sì, in piccole percentuali anche costruttive e affrontabili. Soprattutto sul fronte paesaggistico, sono indicazioni che recepiremo, stiamo adattando il nostro progetto.

In un certo senso, più alto, lei è diventato un soggetto politico che vuole incidere sullo sviluppo economico del territorio?

Non certo nel senso politico dei partiti. Non mi interessa quella politica. Se per incidere volete dire che sto cercando di dare un contributo per cercare di migliorare la situazione e far restare le imprese qui e che crescano quelle più tecnologiche e attente all’ambiente sì. La situazione è ormai al collasso, ho in cassetto almeno 2 mila 500 curriculum di persone che cerca un lavoro. Lo sa quante richieste ha ricevuto Portopiccolo, osteggiato e massacrato, che ha meno di 200 posti di lavoro? 5 mila. Gente che vuol mangiare, farsi una casa e una famiglia. A queste persone e a un mondo migliore e un futuro per i miei figli che cerco di dare risposta. E non c’è più tempo di attendere.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo