Vertici dei vigili urbani: “a scuola” di leadership dal guru comunicativo

Corso di formazione da 90 ore con lezioni pratiche e teoriche Bando regionale per selezionare il prof. Paga da 13.500 euro
Di Gianpaolo Sarti
CRO NAPOLI 05-09-2011 VIA DE ROBERTO OPERAZIONE DELLA POLIZIA MUNICIPALE NELL'AREA ''SCASSO'' DOVE SI VENDEVANO PEZZI DI RICAMBIO PER AUTO DI DUBBIA PROVENIENZA (NEWFOTOSUD ALESSANDRO GAROFALO)
CRO NAPOLI 05-09-2011 VIA DE ROBERTO OPERAZIONE DELLA POLIZIA MUNICIPALE NELL'AREA ''SCASSO'' DOVE SI VENDEVANO PEZZI DI RICAMBIO PER AUTO DI DUBBIA PROVENIENZA (NEWFOTOSUD ALESSANDRO GAROFALO)

TRIESTE. Fischietto e paletta non sono roba per tutti. Né in strada né in caserma. Per insegnare a staccare una multa con “bon ton”, a dirigere il traffico senza mandare su tutte le furie gli automobilisti o a impartire ordini con determinazione ci vogliono polso, carisma ed esperienza. Ecco il corso per vigili urbani, pensato per formare comandati, ufficiali e sottoufficiali. Nuovi sergenti Hartman alla Full Metal Jacket, pronti a mettere in riga reclute e sottoposti. Lezioni di “leadership e gestione dei collaboratori” che la Regione ora vuole inserire nei programmi di studio della polizia locale del Friuli Venezia Giulia.

Bando di concorso

L’amministrazione ha da poco emanato un bando ad hoc per conferire la docenza: il termine ultimo per partecipare alla selezione e aggiudicarsi l’incarico scade tra due giorni. Poi tutti a scuola, in ossequio ai dettati della legge 29 del 2009 che, oltre a regolamentare le politiche sulla sicurezza nel territorio regionale (stabilite nella scorsa legislatura su spinta della Lega Nord), interviene anche sull’attività didattica dei graduati. Il documento pubblicato sul sito internet dell’ente è chiaro: il programma punta a fornire ai partecipanti “un modello operativo di esercizio delle capacità di leadership” utile a fornire strumenti operativi soprattutto “nelle dinamiche conflittuali”.

I requisiti

Non sarà però sufficiente il piglio alla Hartman per insegnare come si comanda: i curricula saranno esaminati su una serie di requisiti, come la laurea, l’attività di ricerca, le pubblicazioni prodotte, la partecipazione a convegni e seminari in qualità di relatore e una comprovata esperienza professionale nel settore.

Il programma del corso

Il corso comprende anche esercitazioni e simulazioni, oltre che prove scritte e pratiche. Novanta ore in totale (18 per cinque edizioni) per imparare – stando a quanto si legge nel bando diffuso dall’amministrazione regionale – stili, caratteristiche del leader e organizzazione. Sarà soprattutto un lavoro di squadra visto che, come viene precisato nel documento, l’ufficiale è chiamato a coordinare gli agenti e motivarli. Tanto più nei conflitti, a cui il corso dedica buona parte del programma: modalità di superamento (il bando indica la persuasione, la negoziazione e il convincimento) e le modalità di mediazione tra interessi contrapposti. Una sorta di full immersion che si terrà a Paluzza, al Centro servizi per le foreste e le attività di montagna o, in alternativa, nei singoli comandi territoriali.

Selezione e compenso

Per prender parte alla selezione il candidato dovrà indicare la metodologia che intende applicare in classe, il programma e il materiale didattico che utilizzerà a supporto delle lezioni. A scegliere i professore sarà un’apposita commissione nominata direttamente dal Direttore del Servizio di Polizia locale. Il guadagno? Per ogni ora il docente potrà contare su 150 euro lordi; considerando le 90 previste e il numero di ufficiali da iscrivere, la Regione per il progetto ha stanziato complessivamente 13 mila e 500 euro.

L’arte del comando

«Insegniamo ai colleghi come gestire il personale e le situazioni più critiche – spiega Sergio Abbate, comandante della Polizia locale di Trieste che già in passato ha ricevuto l’incarico di “professore” per i suoi ufficiali -. Ciò che conta è sapere come comunicare, anche nell’approccio con i cittadini, e a coordinare tutte le attività che abitualmente sono richieste a un capo. Un ruolo che, va ricordato, ormai non è più inteso come imposizione, ma come capacità di farsi accettare e riconoscere come leader di un gruppo - conclude Abbate-, altrimenti ognuno va per la sua strada e in un corpo di polizia non è assolutamente permesso».

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