Vertice Letta-Putin. La realpolitik dell’energia che cancella tutte le ombre

Mi sembra che esista un’obiettiva necessità di coltivare rapporti buoni tra Italia e Russia. Dal momento in cui l’Italia ha scartato la possibilità dell’energia nucleare, l’andamento dell’industria italiana è legato all’importazione di energia. E se in questo campo l’Unione sovietica era un partner indispensabile, probabilmente tale rimane ancora la Russia. Certo, non dobbiamo dimenticare che il prezzo del greggio è sceso, che l’America in quindici anni circa troverà l’autosufficienza energetica e quindi aprirà uno spazio all’esportazione. Le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, inoltre, hanno sviluppato la propria produzione: sono tutti interlocutori con cui l’Italia è in grado di firmare accordi per limitare la propria dipendenza da un fornitore prevalente. Tuttavia la Russia resta il centro della questione, l’Italia lo sa e ha lavorato molto in questo campo. La collaborazione nel settore energetico è stata per decenni una priorità della politica estera italiana ma il discorso vale anche per l’Urss e la Russia, interessate a collaborare con Roma soprattutto in ambito tecnologico. Ci sono quindi i presupposti per un rapporto buono e normale. D’altra parte è sempre stato così, con l’unica eccezione dei tempi di Kruscev, il cui temperamento collerico rendeva difficoltoso il prosieguo dei negoziati anche per gli italiani.
Una lunga storia di legami
La complementarietà nel settore energetico è sempre stata, quindi, il motore di un legame molto intenso. L’Eni ha svolto un grande lavoro in Unione sovietica, dove l’Italia ha realizzato il primo oleodotto per Mosca. Nello stesso periodo, a Togliattigrad fu costruita con la Fiat la fabbrica di automobili che serviva tutta l’Urss. Anni in cui l’Italia aveva ormai scartato l’atomo. Dal punto di vista sovietico c’è sempre stato un grande interesse verso l’Italia. In primis, ovviamente, per la politica del partito comunista, nonostante l’esperienza dell’eurocomunismo fosse mal tollerata dal Pcus. Ma un ospite sempre gradito a Mosca per i suoi consigli è stato Giulio Andreotti, indipendentemente dalla funzione che svolgeva al momento.
La Perestrojka “all’italiana”
Particolarmente interessato alla storia italiana fu Gorbaciov, che vi cercò possibili spunti per il passaggio dal regime monopolistico alla democrazia: invitò studiosi che si occupavano di corporativismo, per vedere se fosse possibile trarne qualche suggestione. Non a caso il primo parlamento sovietico costituito da Gorbaciov su basi parademocratiche aveva tra gli eletti i rappresentanti della Croce rossa e di altre associazioni. A quei tempi la dirigenza dell’Urss prendeva ispirazione anche da modelli di regimi che furono contrari all’esperimento sovietico.
Il caso Schroeder
L’interesse dei leader russi per le politiche e i personaggi europei non si ferma agli anni della Perestrojka. Gerhard Schroeder, il cancelliere tedesco che con la sua politica di risparmio evitò alla Germania la crisi del 2008, dopo aver perso le elezioni a causa di quella stessa politica, è finito a dirigere il gasdotto tedesco-russo per conto di Gazprom. Così come sappiamo degli ottimi rapporti che Putin ha con Berlusconi, a dispetto delle forti perplessità che la stampa italiana nutre nei confronti del presidente russo. La lezione che se ne può trarre è che, al di là dei sentimenti, sono gli interessi comuni a determinare i rapporti fra Paesi. Poi naturalmente c’è lo stile: qualcuno è più portato per baci e abbracci, qualcuno è più formale. Ma nessuno può ignorare il principio della complementarietà degli interessi.
Luci e ombre su Putin
La stampa italiana è solita dare a Putin un’etichetta di zar-poliziotto che in realtà non gli appartiene. È facile criticare, ad esempio, la sua scelta di cacciare molti vecchi funzionari ereditati dal sistema precedente per sostituirli con giovani agenti del Kgb. Però forse bisogna chiedersi se i nuovi dirigenti, che difficilmente hanno colpe per la politica staliniana dei gulag, non possano essere funzionari statali migliori dei loro predecessori, che hanno dovuto sottostare a molti più compromessi per fare carriera. Resta il fatto che su tanti aspetti dei diritti umani l’Italia sia in disaccordo con la Russia, pur notando i progressi che vengono fatti.
Orfani dell’ideologia
La Russia putiniana è un Paese orfano della sua ideologia, in cui la Chiesa ortodossa sta conoscendo un momento di rinascita, e che sta cercando un’idea che possa raggiungere buona parte dei cittadini. Oggi, non potendo più giostrare con il marxismo leninismo, il potere guarda con piacere all’amor di patria: a dire il vero questo sentimento è sempre stato notevole fra i russi, che si ritrovano davanti una pianura nella quale ogni tanto spunta un Napoleone o un Hitler intenzionato ad arrivare a Mosca. Su questa base nel 2005 Putin ha introdotto una manifestazione intitolata Marcia russa, che sostituisce le vecchie festività comuniste come quella del 7 novembre. Una festa che ha un vago richiamo, tanto per non dare l’impressione di avercela con qualcuno, alla vittoria russa contro i polacchi del 1612. Evidentemente la gente ha bisogno di un po’ di retorica e di un po’ di festa. Un reggente della cosa pubblica se ne rende conto: in fondo perfino gli inglesi hanno fatto fare un volo in paracadute alla regina assieme a 007 per l’apertura delle Olimpiadi.
Profughi e xenofobia
Un dato preoccupante di questo contesto è l’aumento della xenofobia. Ciò dipende non solo dalla retorica patriottica: negli ultimi vent’anni circa 13 milioni di profughi sono entrati in Russia dai Paesi dell’Asia centrale. Si tratta di una cifra che anche un grande stato può smaltire difficilmente. Ai tempi dell’Urss ci fu qualche malumore per un esiguo numero di studenti del Terzo mondo che venivano invitati nelle università russe. Oggi i cittadini delle ex repubbliche sovietiche arrivano in grandi numeri per cercare lavoro. Sui giornali russi è in corso un dibattito sui problemi della manodopera straniera e ogni tanto c’è qualche manifestazione contro gli immigrati. La tensione si avverte in particolare nelle periferie delle grandi e medie città. Le vittime non sono soltanto i nuovi arrivati: lo stesso giorno in cui i giornali titolavano sull’omicidio della giornalista Politkovskaja, a Mosca ci fu un pogrom contro i ristoranti georgiani. Nessuno se ne accorse.
Russia, Cina e Bric
A parte i confini con le altre ex repubbliche sovietiche, la Russia deve tenere conto dell’enorme lunghezza della frontiera che la divide da una nazione di un miliardo e 400 milioni di anime. E occorre tenere conto che in molti punti del confine il territorio russo è vuoto, quello cinese è sovrappopolato. Il travaso di popolazione da un lato verso l’altro è quasi inevitabile e costituisce un problema geopolitico. Anche in questo caso, però, la gestione dei rapporti fra i due Paesi è improntata agli interessi comuni: la Cina non ha fonti di energia e ha tutto l’interesse di avere accesso all’approvvigionamento russo. Nel momento in cui la diciannovesima conferenza del partito comunista cinese approva piani imponenti per il futuro economico del Paese, non si vede come la Cina possa scegliere una via diversa da un rapporto chiaro e corretto con Mosca. Possiamo dire che la crisi sulla Siria sia stata l’ultima fiamma del mondo bipolare: buona parte del mondo occidentale contro la Russia. La Cina poteva scegliere di parteggiare con gli uni o con gli altri in sede Onu: ha scelto Mosca. Questa, a sua volta, deve ora disegnare nuovamente il sistema dei suoi rapporti: se con gli Usa le relazioni sono decenti, la Russia deve ridefinire l’equilibrio con i Paesi dell’Europa occidentale e soprattutto trovare una nuova politica nei confronti delle potenze emergenti dei Bric.
Le olimpiadi di Sochi
Abbiamo detto che la prima fonte di profitti per la Russia sono le materie prime e in primis il petrolio. Ma la grande Russia fino al 2030 avrà - secondo le stime più qualificate - un aumento del Pil di poco superiore al 2%, mentre negli anni buoni ha conosciuto tassi del 7-8% con quanto consegue per i pubblici bilanci. Il tutto avviene, tra l’altro, quando - con l’aiuto di 35mila poliziotti - la Russia affronta l’organizzazione del maggiore spettacolo di massa al mondo, che sono le olimpiadi invernali. Sono state programmate a Sochi, nota località di villeggiatura estiva sul mar Nero e lontana appena cinquanta chilometri dalle nevi più vicine. Putin per questo evento spenderà circa 40 miliardi di dollari, mentre i piani indicavano una previsione di spesa attorno a 6-7 miliardi. Saranno i Giochi che concorreranno per il primato di essere i più cari della storia. Di tutti questi elementi Vladimir Putin non potrà non tenere conto nelle sue relazioni internazionali e, dunque, anche nei rapporti bilaterali con l’Italia. Ci saranno fluttuazioni in meglio e in peggio, momenti negativi possono arrivare su tanti temi, ma alla fine saranno i grandi interessi a tessere la trama dei rapporti intessuti dalla Russia su scala globale.
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