Vertice Letta-Putin a Trieste. Il coltello dalla parte del manico
È un Putin rafforzato da importanti successi internazionali quello arrivato in Italia. Ha riportato la Russia a contare in Medioriente, impedendo l’intervento militare in Siria e convincendo Assad a distruggere l’arsenale chimico; diventando rilevante nell’intesa sul nucleare iraniano e ristabilendo antichi legami con l’Iraq.
Nell’ex area sovietica Putin ha dato impulso all’Unione doganale, primo passo per la costruzione di quell’Unione euroasiatica destinata a occupare il tradizionale spazio geopolitico russo. Mossa destinata, anche, a arginare a Ovest la capacità attrattiva dell’Ue: la sospensione da parte dell’Ucraina del negoziato di associazione con Bruxelles si è giocata, non certo in punta di fioretto, dentro a questa partita. È, dunque, il leader di un Paese che ha ritrovato peso quello che tra Roma e Trieste incontra i vertici dello Stato italiano e il Papa.
Le relazioni fra Russia e Italia, secondo partner economico europeo di Mosca dopo la Germania, sono buone. Tra i due Paesi l’interscambio cresce, dando ossigeno al nostro Pil e a un sistema d’imprese che dell’export ha bisogno vitale. Non è un caso che accanto al vertice si tenga un Foro economico che vede confrontarsi imprenditori e amministratori delle principali aziende dei due Paesi. L’importanza del summit è dimostrata dalla stessa composizione della delegazione russa, undici ministri, e dal numero degli accordi, istituzionali e commerciali, che verranno firmati o messi a fuoco.
Ma a Trieste Putin incontrerà anche il capo di governo di un Paese che nel secondo semestre del ’14 avrà la presidenza di turno dell’Ue. E con Letta in questa duplice veste, Putin discuterà anche di South Stream e di Ucraina. Mosca è il nostro primo fornitore di gas e il secondo di petrolio e Putin ha sempre caldeggiato ai governi di Roma, fossero guidati da Berlusconi o Prodi, il progetto di questo gasdotto destinato a rifornire l’Europa, anche con un terminal sulle coste italiane, bypassando la sin qui riottosa Ucraina. Il ritorno nell’orbita russa dell’Ucraina, che si piega a Mosca e respinge l’associazione con la Ue per evitare di essere “strozzata” pagando quasi il doppio il gas dell’antico alleato, depotenzia strategicamente South Stream. Quali saranno ora le sorti del progetto?
A Roma Putin ha incontrato, oltre che Napolitano, anche Papa Francesco, con il quale ha avuto un’oggettiva convergenza, sfociata nella contrarietà a un intervento militare, sulla crisi siriana. Alla vigilia del G20 di San Pietroburgo, Bergoglio ha riconosciuto il ruolo di Mosca sulla scena mondiale. A sua volta, anche per massimizzare il ritrovato ruolo in Medioriente, Putin si è presentato al Papa come leader ostile a equilibri politici che rischiano di far lievitare il peso del fondamentalismo islamico: dunque, come oggettivo protettore dei cristiani in Medio Oriente. In particolare in due Paesi, Siria e Iraq, nei quali i russi contano e nei quali la presenza cristiana è a rischio.
Per la Chiesa di Roma il rapporto con Mosca è essenziale anche nello sviluppo del dialogo ecumenico con la Chiesa ortodossa. Nel mondo ortodosso Francesco non è identificato strettamente con l’Occidente: per la sua provenienza dalla “fine del mondo”, per la sottolineatura che fin dall’inizio del pontificato ha posto sul suo essere vescovo di Roma, per l’aver indicato alla Chiesa cattolica la necessità di guardare alla collegialità praticata da quella ortodossa, per l’essere percepito come una personalità non fautrice di strategie “aggressive” di proselitismo in terra russa. Per questo egli potrebbe riuscire laddove i suoi predecessori hanno fallito: andare a Mosca. Tanto più se a favorire tali sviluppi fosse Putin. Certo, gli ortodossi russi non gradiscono essere rappresentati come strettamente legati al Cremlino, ma la prospettiva di un incontro tra Francesco e il Patriarca di tutte le Russie Kirill diventa più percorribile, magari inizialmente in un Paese neutro, se incoraggiata da Putin. Ricevendo a Mosca una delegazione guidata dal cardinale Scola, Kirill ha applaudito all’azione di Francesco e manifestato l’auspicio di superare i dissapori storici tra le due Chiese. Fino a oggi Putin non ha rinnovato l’invito a un papa a recarsi a Mosca, invito che nel 1989 Gorbaciov aveva rivolto a Giovanni Paolo II. L’avrà fatto ieri? In ogni caso la convergenza tra Santa Sede e Cremlino rende più concreta quella prospettiva.
Insomma, il viaggio di Putin avvicina Roma e Mosca, anche se le buone relazioni non possono oscurare la questione dei diritti umani in Russia, spesso accantonata in Europa in nome della realpolitik.
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