"Verità per Giulio Regeni", mobilitazione in giallo: in piazza Unità mille persone
TRIESTE. «Lo striscione “Verità per Giulio Regeni” non si tocca!». Il titolo della manifestazione organizzata per oggi (a partire dalle 18.30) da Amnesty International in piazza Unità andrebbe aggiornato e declinato al plurale. Gli striscioni, appunto. Mentre è sparito quello dal palazzo del Comune (tolto di mezzo come “un dente cariato” dal sindaco Roberto Dipiazza), sabato mattina, ne è comparso un altro sul Palazzo del Lloyd Triestino, sede della giunta regionale per iniziativa della governatrice Debora Serracchiani. Centrodestra vs centrosinistra. L'appello di Amnesty è stato raccolto alla grande: in piazza, alle 19, cerano circa mille persone (stime Questura), nonostante il freddo pungente e la bora.
La mobilitazione odierna, convocata prima della battaglia politica degli striscioni in piazza Unità, nasceva per la concomitanza alla seduta del Consiglio comunale, che avrebbe dovuto discutere la mozione “urgente” della maggioranza (firmata dai capigruppo di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Lista Dipiazza) che proponeva la rimozione dello striscione “Verità per Giulio Regeni” di Amnesty, con la scusa di volere regolamentare l’intera materia.
La mozione originale non sarà però discussa stasera: è stata ritirata in quanto “superata” dai fatti (ovvero dalla rimozione dello striscione effettuata dal sindaco in persona).Ne sono state esaminate altre due: quella unitaria delle opposizioni, in fase di preparazione, che chiede il riposizionamento del drappo giallo sulla facciata del Municipio. E quella "corretta" dei capigruppo del centrodestra che si propone di regolamentare l'affissione di insegne sulle facciate degli edifici comunali.
Il presidio di questa sera, quindi, si è svolto in contemporanea a un Consiglio comunale che, dopo aver parlato di tutt’altro, ha affrontato il tema, tra proteste, spintoni e urla. L'aula è stata fatta sgomberare del pubblico.
Gli organizzatori, però, non demordono e tengono alta la guardia. «Alla luce degli sviluppi che la vicenda ha avuto in queste ore - spiegano Maurizio Petroni e Chiara Fabbretti - , ribadiamo ancora una volta che il presidio non ha alcuna connotazione partitica: in tal senso invitiamo tutte le persone che vorranno essere presenti a testimoniare solo e unicamente con simboli che riguardano la battaglia per ottenere verità e giustizia per Giulio Regeni».
Un modo per smarcarsi da una strumentalizzazione politica. La pagina Facebook registra più di 850 partecipanti e 1.300 interessati all’evento. Piazza Unità si prepara a colorarsi di giallo. «Se non fosse chiaro - spiegano gli organizzatori di Amnesty - l’intento del riunirsi davanti al palazzo del Comune di Trieste non ha per noi un significato contro una specifica giunta, ma è contro una specifica decisione, quella di rimuovere pretestuosamente un simbolo di impegno civile di cui le istituzioni che ci rappresentano devono farsi portatrici. Ci auguriamo che chi parteciperà all’evento rispetti il silenzio e la sobrietà dovuti alla vicenda che ha coinvolto Giulio e la sua famiglia.
Sia per dimostrare che a Trieste non c'è alcuna “assuefazione visiva”, sia per ribadire che vogliamo che lo striscione rimanga esposto in segno di vicinanza alla famiglia di Regeni e a testimonianza di come le nostre istituzioni non si arrendono nella ricerca della verità e non intendono permettere che su questa vicenda cada il silenzio. Nessun simbolo, nessun partito, nessuna contrapposizione di sorta! E una battaglia di tutti e per tutti!». Le adesioni di movimenti di esponenti politici e di movimenti (come i sindacati) saranno a titolo personale.
I genitori di Giulio Regeni, intanto, sono intervenuti in video all’iniziativa dei ricercatori “Ted x Cnr” che si è svolta nei giorni scorsi al Parco della Musica di Roma. «Sono passati otto mesi dalla sua incomprensibile e barbara uccisione - spiegano Paola e Claudio Regeni -. Ringraziamo per la solidarietà ma non ci fermeremo, vogliamo la verità processuale. La ricerca della verità deve più che mai liberarsi da compromessi economico-politici anche internazionali. La storia di Giulio ci costringe a fare delle scelte. Liberiamoci dall'indifferenza morale, recuperando la componente etico-morale che deve accompagnare i processi di ricerca della verità che era tanto cara a Giulio». E questo pomeriggio, a Trieste, dove Giulio Regeni ha studiato, si capirà se la città è indifferente alla “fame” di verità. O se invece l’assuefazione visiva, paventata da qualcuno, non è nient’altro che miopia.
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