Verità per Giulio Regeni: la polemica sullo striscione e gli appelli della società civile

Il 7 ottobre 2016 il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha dato disposizione agli uffici comunali di rimuovere lo striscione "Verità per Giulio Regeni" dalla facciata del Municipio in piazza Unità. La polemica sullo striscione è nata in seguito alla decisione del centrodestra di presentare una mozione per togliere la scritta a causa del "rischio di assuefazione visiva”.
Tra i firmatari della mozione, il capogruppo di Forza Italia Piero Camber, Paolo Polidori (Lega), Claudio Giacomelli (Fdi) e Vincenzo Rescigno (Lista Dipiazza). In essa trova spazio anche un riferimento al diverso trattamento per lo striscione sui marò, affisso per un periodo minore sulle balconate del palazzo. Il sindaco, su Radio24, aveva parlato della rimozione dello striscione paragonandolo a un dente cariato.
Il giorno successivo, a seguito delle polemiche scatenate dalla sua rimozione dalla facciata del palazzo comunale, il drappo giallo è tornato però in piazza Unità – dove campeggia tuttora - per iniziativa di Debora Serracchiani. La presidente del Friuli Venezia Giulia lo ha fatto affiggere ad un balcone del Palazzo del Lloyd, sede della Regione, anche questo affacciato sulla piazza più famosa del capoluogo.
Durante lo svolgimento della seduta di Consiglio comunale di Trieste nel corso della quale si è discusso della rimozione, un migliaio di persone ha presidiato piazza Unità, criticando il blitz del sindaco e chiedendo alla giunta di rimetterlo al suo posto, rifiutando qualsiasi tipo di strumentalizzazione politica.
La discussione delle mozioni sullo striscione “Verità per Giulio Regeni” è culminata in un tafferuglio in aula. L’esito del voto: bocciata la mozione del Pd, fatta propria dal sindaco quella della maggioranza.
Fiumicello, il paese del ricercatore, ha preso posizione forte e chiara in merito. Bandiere a mezz’asta e lo striscione di Amnesty International “Verità per Giulio Regeni” esposto su tutti gli edifici istituzionali presenti sul territorio comunale «finché non sarà raggiunta piena verità e giustizia sulla morte di Giulio».
Il Piccolo ha preso posizione con un editoriale del direttore Enzo D’Antona, e sta raccogliendo gli appelli di tanti esponenti della società civile e del mondo istituzionale affinché la battaglia per fare luce sulle circostanze della morte di Giulio Regeni venga portata avanti senza polemiche ideologiche.
Di seguito, in breve, le opinioni del mondo politico, artistico, sportivo e giornalistico sulla vicenda.
I genitori.
Paola e Claudio Regeni: "Sono passati otto mesi dalla sua incomprensibile e barbara uccisione. Ringraziamo per la solidarietà ma non ci fermeremo, vogliamo la verità processuale. La ricerca della verità deve più che mai liberarsi da compromessi economico-politici anche internazionali. La storia di Giulio ci costringe a fare delle scelte. Liberiamoci dall'indifferenza morale, recuperando la componente etico-morale che deve accompagnare i processi di ricerca della verità che era tanto cara a Giulio".
La politica.
Ennio Scridel, sindaco di Fiumicello, il paese di Giulio: “Questa polemica ha offeso l’intera comunità. Quanto ha affermato il sindaco Dipiazza è davvero oltre ogni limite. La comunità ha vissuto questa situazione con amarezza”;
Debora Serracchiani, presidente della regione Fvg: "Ci sono situazioni in cui, accanto alle azioni istituzionali e diplomatiche, contano anche i simboli in cui si riconoscono intere comunità";
Antonella Grim, segretaria Pd regionale: "Negli ultimi giorni abbiamo assistito a comportamenti gravi e profondamente irrispettosi del sindaco e di parte della maggioranza, che tra l'altro hanno dato una pessima immagine di Trieste a livello nazionale";
Sandra Savino, coordinatrice regionale di Forza Italia, non dribbla: "Quell’appello alla verità poteva restare dov’era"
Emanuele Macaluso, politico, sindacalista e giornalista. "Un passaggio deplorevole, direi vergognoso, oltre che privo di senso politico. Non si riesce a capire perché il sindaco e la sua maggioranza non colgano il significato simbolico di quello striscione, tanto più in una città con cui il ragazzo aveva avuto legami importanti";
Antonio Di Pietro, ex ministro e magistrato, non trova giustificazione per la cancellazione di un messaggio di solidarietà "che certo non imbratta Trieste ma, riguardando un uomo barbaramente assassinato, la nobilita";
Mario Segni, politico e accademico: "La battaglia per sostenere la verità per Regeni travalica parti, partiti e singoli, noi italiani dovremmo essere tutti d'accordo. Non conosco i veri motivi che hanno spinto il sindaco a togliere lo striscione dalla facciata del municipio, ma mi sembra un atto incomprensibile";
Claudio Martelli, politico per il partito socialista italiano e conduttore televisivo: "Di misteri irrisolti in Italia ne ce sono tanti, ma nulla c’entrano con questo caso. Insistere nel chiedere la verità del fatti all'Egitto è doveroso"
I sindaci
Mario Pezzetta, presidente dell’Anci Fvg: "Io sono per mettere in campo il massimo sforzo perché la verità su Giulio Regeni emerga. Ogni Comune però decide in totale autonomia";
Ettore Romoli, sindaco di Gorizia: "Non è in questo modo che un governo può pensare di ricostruire i fatti";
Silvia Altran, sindaco di Monfalcone: "Il nostro municipio è in ristrutturazione, ma soprattutto abbiamo ritenuto di condividere con la cittadinanza la richiesta di verità. Per questo abbiamo fatto stampare manifesti grandi e piccoli da distribuire ai monfalconesi. Ne ho uno sulla porta del mio ufficio, ma ce ne sono ancora tanti nelle case e nelle attività commerciali";
Alessandro Ciriani, neosindaco di Pordenone, ritiene che «a nulla servirà». Ma, contrariamente a Dipiazza, non ha intenzione di rimuoverlo.
Furio Honsell, sindaco di Udine: "Chiedere verità e giustizia è la risposta più civile che si possa dare a un gesto di indicibile orrore e barbarie. Il messaggio serve a tenere viva l’attenzione sulla vicenda".
Il giornalismo
Luca Sofri, direttore de Il Post: "Non è una motivazione che regge, né questa né altre. Di fronte a situazioni del genere, sensibilità e attenzione a come ci si muove sono d'obbligo. Chi ha rimosso lo striscione se n'è dimenticato, e nulla c'entra il fatto che si possa pensare che lo striscione non serve. Tutte le manifestazioni di opinione si fanno pensando di influenzare gli interventi delle istituzioni in modo da ottenere un risultato. L'appello per Regeni è un modo per dire che agli italiani interessa arrivare alla verità";
Paolo Condò, giornalista sportivo e commentatore di Sky: "Fino a quando questa storia non si chiuderà con la verità, in tutte le sedi servirà un lavoro di memento alle autorità, in questo caso al nostro governo, affinché si continui a insistere per la ricostruzione di quanto accaduto";
Daniela Luchetta, moglie del reporter Marco Luchetta e presidente della Fondazione Luchetta Ota D'Angelo Hrovatin: “Intitolare una via a Regeni? Non avrei nulla in contrario. Anzi, non ci troverei niente di male. Parliamo di un ragazzo che è cresciuto e ha studiato nel territorio. Perché non avere un posto che lo ricorda per onorarlo un po’ di più?”
L'accademia
Stefano Ruffo, direttore della Sissa: “Giulio Regeni was a scientist like us. Lo abbiamo scritto nel nostro sito: riassume la posizione del Senato accademico ed è dunque il pensiero comune di docenti, ricercatori e studenti della nostra Scuola";
Guido Martinelli, membro del Scientific Policy Committee del Cern di Ginevra: “Trovo incomprensibile la scelta del Comune visto che la morte tragica di quel povero ragazzo rimane un mister”;
Maurizio Fermeglia, Rettore dell'Università di Trieste: “Non c'era alcuna motivazione tale da giustificare il ritiro dello striscione, tanto meno quella dell'assuefazione rispetto a un fatto di cui nulla si conosce. Non stiamo infatti consegnando alla storia il caso Regeni, è ancora cronaca”;
Felice Alberto De Toni, rettore ad Udine, fa sapere da parte sua che la scritta su sfondo giallo "è ancora appesa in rettorato fin dall'inizio della campagna e ci resterà per molto tempo";
Sergio Paoletti, presidente Area Science Park, si dice inoltre "vicino alla famiglia di un ricercatore che ha studiato a Trieste ed è stato barbaramente ucciso. Occorre senz’altro insistere nella ricerca della verità a ogni livello";
Michele Morgante, direttore dell'Istituto di genomica applicata di Udine e accademico dei Lincei: "Il motivo per cui è stato tolto l’appello è incomprensibile. Serve dare invece segnali di solidarietà, ma anche di protesta verso l'Egitto";
Nico Pitrelli, condirettore del master in Comunicazione della scienza della Sissa: "La ricerca sa quale fosse la voglia di comprendere di Giulio, non si può che restare stupiti di fronte a tanta miopia ideologia e alla scarsa conoscenza delle passioni che animano i ragazzi. Quello striscione è un simbolo che unisce tra l'altro la comunità sull'urgenza della verità".
La musica
Simone Cristicchi, cantautore: "Il tuo nome che è diventato forte , come un grido. Come una richiesta di decenza. Come un secondo battesimo. Come una certificazione di esistenza. Il tuo nome che è diventato e sarà per sempre anche il nostro".
Lo sport
Bruno Pizzul, giornalista ed ex telecronista RAI: "Togliere la scritta che chiama verità per Giulio Regeni e farlo in maniera così clamorosa con il sindaco in prima linea nella rimozione, è stato un segno di distacco dalle indagini sui fatti che hanno prodotto la morte del ragazzo";
Luigi De Agostini, ex calciatore tra le altre squadre dell'Udinese, della Juventus e dell'Inter: "Lo striscione serve a tenere vivo il ricordo e può anche da fare da monito a che non riaccadano drammi del genere. Va assolutamente evitato che Regeni cada nel dimenticatoio";
Patrizia Panico, 204 partite e 110 gol nell’Italia femminile, è sulla stessa linea: "Un errore cancellare la memoria che quella scritta trasmette. Quasi che si voglia archiviare la storia, togliersi di dosso le responsabilità. Finché non sarà fatta giustizia, verità per Giulio Regeni è senz’altro un appello utile";
Alessandro De Marchi, ciclista professionista di San Daniele: "Quello striscione non può avere un colore politico, deve andare oltre gli schieramenti, non andava tolto. Anzi, lo dovremmo appendere tutti fuori dal balcone, piccolo segnale per una grande urgenza di giustizia";
Margherita Granbassi, fiorettista triestina medagliata ai Giochi 2008: "Quello che conta è la gente che continua a pensare a Giulio e a chiedere giustizia. Si è sbagliato a levare lo striscione - conclude -, ma almeno siamo tornati in tanti a parlare di una verità che ancora manca".
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