Verdi, in arrivo la nuova struttura di vertice

Adeguato lo statuto. Per il consiglio di indirizzo dal Comune la conferma di Marchesi
Il Teatro Verdi
Il Teatro Verdi

Nuovo statuto, nuova architettura di vertice, nuovi - almeno in parte - nominativi. La legge in cui lo scorso anno è stato convertito il cosiddetto Decreto Valore cultura, quella che ha portato il teatro Verdi (così come hanno fatto altre sette Fondazioni lirico-sinfoniche) a presentare un piano di risanamento ottenendo in cambio dal governo un prestito trentennale di 11 milioni di euro, decreta per il 2015 un deciso cambiamento anche nell’assetto organizzativo. Un consiglio di indirizzo a 5 al posto dell’attuale consiglio di amministrazione, un sovrintendente che assume poteri più ampi divenendo «unico organo di gestione», un presidente che per legge resta il sindaco, cui a sua volta però viene ora data la possibilità di delegare un proprio rappresentante. Possibilità peraltro che a oggi Roberto Cosolini non è intenzionato a sfruttare («anche se non escludo di farlo in futuro»).
Lo statuto del teatro, aggiornato in base alle norme e approvato dal ministero dei Beni culturali, entrerà formalmente in vigore il primo gennaio e porterà con sé il rinnovo appunto degli organi di amministrazione, revisori inclusi. Nomine in vista, dunque, al posto di Claudio Orazi, commissario della Fondazione dal 2011 e sovrintendente dal 2012, e dei componenti il cda: il vicepresidente Paolo Marchesi e Anna Illy jr (nominati dal Comune), Francesco Cainero e Luciano Sampietro (nominati dalla Regione), Franco Miracco e Domenico Romeo (dal ministero).
Nel nuovo consiglio di indirizzo, oltre al sindaco, ci saranno tre nomi designati da Comune, Regione e ministero, al quale ultimo spetterà un’ulteriore indicazione fra una terna proposta da Comune e Regione. Cosolini vuole confermare a Roma Marchesi, musicofilo appassionato ed esperto professionista che da vicepresidente - e prima da vicecommissario - ha seguito passo passo il difficile salvataggio del teatro in profondo rosso.
Nuovo invece il nome fatto dalla Regione: Renato Quaglia, docente, direttore artistico e coordinatore di varie istituzioni e iniziative culturali dal curriculum forte (dalla direzione di Napoli Teatro Festival alla presidenza della Fondazione Crt-Centro ricerche teatrali di Milano, poi project manager per la Camera di commercio di Udine di Friuli Future Forum). Indicazione, quella di Quaglia, che «risponde alla volontà della Regione di essere un po’ in testa, per così dire, su un’ipotesi di nuova idea di teatro», commenta Torrenti. Attesa la scelta del nome ministeriale: «Mi auguro che entro il 10, 12 gennaio Roma si esprima per poter convocare presto il consiglio di indirizzo», dice il sindaco. E il consiglio, che lavorerà con l’obbligo di assicurare pareggio di bilancio, proporrà poi al ministero - cui spetta la nomina - il nome del sovrintendente, con poteri appunto più ampi. E il soprintendente appunto? Il lavoro di Orazi, chiamato a risanare i conti della Fondazione vicina al baratro, è stato molto apprezzato. «Valutazione positiva, ha operato con grande professionalità in una situazione assai difficile, ben sapendo che non è facile fare le nozze coi fichi secchi», è il giudizio di Torrenti. Analogo del resto a quello più volte ribadito da Cosolini: «Teatro gestito benissimo». Conferma dunque probabile. Anche se il consiglio per statuto dovrà proporre un nome al ministro illustrando di averne vagliati tre. Il sindaco comunque, si sa, vorrebbe vedere il Verdi - dopo la dura fase emergenziale che ha portato a una programmazione assai prudente - avviato a un’attività più vivace, dentro e fuori dal palcoscenico sulle Rive. Di certo vorrà parlarne con Orazi. Anche se oggi preferisce esprimersi piuttosto nei riguardi del ministero sulle risorse pubbliche che, in tempi di casse vuote e fondi tagliati in corso d’anno, al Verdi dovranno pervenire: «Le regole del gioco devono essere chiare per tutti. Sul tema della continuità occorrerà discutere».
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