Verde pubblico in affido: cittadini a difesa dei parchi
Spazi per attività di giardinaggio, orti sociali urbani e ancora aree verdi da curare tramite forme di sponsorizzazione. Sono le tre tipologie di affidamento contenute nel nuovo regolamento comunale sul verde pubblico: una novità, quella disciplinata dagli articoli del titolo V del documento, sulla quale l’amministrazione comunale vuole spingere sempre di più con l’obiettivo di coinvolgere i cittadini nella tutela del bene collettivo.
Aree e soggetti
L’affidamento avviene dopo la compilazione del modulo che si può scaricare dalla Rete civica del Comune e, una volta completate le verifiche da parte degli uffici di palazzo Cheba, attraverso la stipula di una convenzione fra le parti. Le aree che possono essere affidate: quelle verdi già attrezzate, aiuole stradali spartitraffico e rotatorie, aree di pertinenza di edifici scolastici, fioriere, aiuole fiorite, orti sociali urbani e spazi verdi patrimoniali. Chi può chiedere di potersene occupare, previo completamento dell’iter istruttorio? Cittadini singoli o in forma associata (comitati, associazioni, circoli e così via, specificando il nome di un referente), organizzazioni di volontariato, istituzioni scolastiche, parrocchie ed enti religiosi, operatori commerciali.
Il Comune
«Vogliamo creare sempre più le condizioni per un’amministrazione partecipata e far sì che i cittadini riescano a lasciare un ambiente in una condizione migliore, o comunque non peggiore, di come l’hanno trovato», ha spiegato ieri il vicesindaco Fabiana Martini. «Il nuovo regolamento - le ha fatto eco il collega di giunta Andrea Dapretto, assessore con delega anche al Patrimonio - apre alla partecipazione di un ventaglio amplissimo di soggetti. Sottolineo che non si tratta di privatizzazioni di aree, che mantengono il valore e la fruibilità pubblici. Gli interventi ammessi sono su beni che appartengono alla collettività, e devono quindi rispettare certi crismi. Il quadro - ha osservato Dapretto - c’è, con un regolamento aperto e inclusivo in vigore, e ora non resta che riempirlo di volontà e colori. L’autointervento (senza autorizzazione e accordo con il Comune, ndr) non è la strada». Rilievo conclusivo non casuale: «Il tema dell’Alabarda di Montuzza? È esattamente lo stesso - ha aggiunto Dapretto -. Esistendo uno strumento per l’assegnazione di aree verdi e con un’amministrazione disposta ad ascoltare le istanze di tutti, se si aveva intenzione di effettuare un’attività del genere, c’era un passaggio da fare per gli uffici comunali. Poi - la conclusione del componente della giunta Cosolini - esistono sempre responsabilità civili e penali, verso terzi, se stessi e il patrimonio collettivo».
I dettagli
Il regolamento vieta qualsiasi attività a scopo di lucro, ad eccezione di quelle di somministrazione di alimenti e bevande in forma stabile, dentro strutture esistenti: anche in questo caso, è ovvio, serve il via libera del Municipio. Ammessi progetti di riqualificazione e animazione, se ritenuti coerenti con i programmi dell’amministrazione comunale. Gli affidamenti, come accennato, sono di tre tipi: di spazi per giardinaggio (in questo caso il Comune potrà determinare anche un eventuale contributo per l’affidatario, quale rimborso forfetario annuale dei costi vivi sostenuti) con contratto annuale rinnovabile fino a un massimo di cinque anni; di orti sociali urbani per la sola coltivazione di ortaggi, piccoli frutti e fiori (contratto triennale, con possibilità di rinnovo sino a sei anni), che prevede la definizione di un importo annuale da versare al Comune per concorrere alle spese derivanti dai consumi e di gestione; infine, di spazi verdi con il sistema della sponsorizzazione (contratto annuale): opere di pulizia, manutenzione o restyling svolte da privati in cambio della pubblicità del nome della ditta con installazione di targhe.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo