Ventiquattr’ore in bus tra scuse bizzarre, fughe e insulti ai vigilantes

Viaggio sui mezzi della Trieste Trasporti insieme a controllori e guardie giurate aggrediti di recente da passeggeri violenti. I più pericolosi? Gli ubriachi in gruppo 
Foto Bruni 06.11.2017 Trieste Trasporti-Officine e Sala radio
Foto Bruni 06.11.2017 Trieste Trasporti-Officine e Sala radio

TRIESTE «Buongiorno, biglietto o abbonamento. Grazie». Ore 8.45 di venerdì 16 novembre. Loris e Luigi, controllori (anzi verificatori, come si affrettano a precisare loro), della Trieste Trasporti salgono sul bus della linea 22. E lì parte la sequenza di scuse sciorinate da chi è senza titolo di viaggio. Le stesse ascoltate fin dall’inizio del turno, tre ore prima, e ripetute con cadenza regolare, come un’Ave Maria. «Il biglietto? No lo go, go cambiado borseta». Oppure «Non lo trovo, l'ho appena timbrato, eppure non so dove l'ho messo. Ma ce l’ho, glielo assicuro». Ci sono le giustificazioni che fanno parte del “repertorio classico” e quelle talmente bizzarre e improbabili da strappare persino un sorriso. Ma ci sono pure le reazioni sopra le righe, offensive, talvolta violente.

Salendo su ogni linea che ispezionano i verificatori dell'azienda - così come le guardie giurate con le quali la Trieste Trasporti ha stretto di recente un contratto per rafforzare i controlli estendendoli anche in orario serale e notturno -, timbrano un biglietto: l'orario indicato farà fede per i controlli su quella corsa. Alle 8.45 l’autobus è pieno. Loris e Luigi, entrambi con una lunga esperienza alle spalle, con cortesia iniziano a passare in rassegna tutti i passeggeri. Nessuno escluso. Il numero di abbonamenti esibiti lascia sorpresi ed è superiore a quello dei normali biglietti. E poi ci sono loro, i “portoghesi”. Un uomo sulla sessantina, evidentemente un veterano della categoria, non attende neppure che Loris gli rivolga la parola e consegnato direttamente la carta di identità per il verbale. Pochi sedili più in là una venticinquenne inizia una nervosa ricerca nelle tasche, con imbarazzo. «Se trovo il biglietto posso portarvelo domani?», chiede cercando di salvarsi la faccia. Facile immaginare la risposta.

Mezzo’ora dopo si cambia bus, optando per la linea 6. Una signora sulla settantina, abbigliamento e trucco eccentrico, esibisce solo il tesserino di riconoscimento, senza l'abbonamento. All'invito di Loris a guardare meglio nella borsa per capire se l'abbonamento è sistemato altrove, la signora telefona al figlio. «Luigi, questi qua mi contestano il tesserino, eppure è valido fino al 2020, non capiscono nulla», e si rifiuta anche di firmare il verbale. Che, però, alla fine viene ugualmente redatto e richiederà il pagamento della multa. Anzi due multe. Sì, perchè poco dopo la scena si ripete. I due verificatori scendono a San Giovanni, attraversano la strada e attendono che un autobus fermo al capolinea riparta. Salendo, come al solito uno dall'entrata anteriore e l'altro dalla posteriore, con sorpresa trovano seduta la stessa vistosa signora. «Non ci posso credere, - esclama la donna - ditemi la verità, sono su "Scherzi a parte"? Mi state inseguendo?».

Ore 9.30, linea 9. Un “bullo” attempato sfida con lo sguardo Luigi che, vista l'esperienza quasi ventennale, non si fa certamente intimorire. Invitato a scendere, l’uomo senza dire una parola imbocca l'uscita. Si accende nervosamente una sigaretta, ribatte un paio di volte ma poi vede che il verificatore procede senza battere ciglio e, in silenzio, si arrende.

C’è poi la coppia di fidanzatini, seduti negli ultimi posti, come i più ribelli durante le gite scolastiche. Lei ha il biglietto, lui no. Ma per non fare brutta figura passando per un perdente, affronta la situazione con strafottenza. «Chi se ne frega! Vaff...», dice appena il controllore si allontana. La multa, però, resta.

Scene come questa si ripetono per buona parte della giornata. Quando cala il sole, però, le cose cambiano e i toni, in qualche caso, si alzano. Lo sanno bene Michele, Riccardo e Paolo, tre giovani guardie giurate di Italpol con divisa e cartellino di riconoscimento al petto. Il loro turno inizia alle 17. Alle 18.30 salgono sulla linea 20. Lì “pizzicano” un ragazzo pakistano, che mette subito le cose in chiaro: «Tanto io non pago, non ho con me i documenti, sono arrivato da Milano per far visita a mio fratello». Fornisce un nome e una residenza. I vigilantes compilano comunque il verbale, che consegnano all'uomo ricordagli le regole. Hanno un atteggiamento fermo ma educato, cosa che spesso destabilizza chi intende reagire. Gli unici ad andare su di giri sono alcuni ubriachi che, scendendo dall'autobus, urlano e offendono i tre operatori. Un uomo sulla cinquantina, salite le guardie scappa. Arriva di corsa fino alla fermata successiva e, facendo capolino all'entrata grida: «Str...i, arrivo lo stesso!».

Alle 18.55 sempre sulla 20 c'è una ragazzo senza biglietto, che con una fantasia da Oscar replica in dialetto triestino: «Stago spetando el permesso de soggiorno, non go documenti», e indica su un foglietto le sue generalità per il verbale. Poco più tardi, davanti alle Torri d'Europa, appena sulla 29 salgono le guardie giurate, si assiste ad un fuggi fuggi generale. Qualcuno riesce a svignarsela prima che vengano chiuse le porte. Una ragazza bionda, borsetta griffata e tacco 12, non ce la fa. «Ho cambiato borsa, avevo l'abbonamento nell'altra». In silenzio incassa il verbale e scende.

Ore 20.50 via di Valmaura. Un ragazzo privo di biglietto viene fatto scendere. Due delle guardie giurate gli chiedono i documenti. Lui ridendo loro in faccia, continua a mangiarsi un panino. Non fornisce i documenti, non è collaborativo e, anzi, continua a sghignazzare davanti alle guardie giurate. Solo di fronte alla minaccia di una chiamata alle forze di polizia esibisce la carta di identità. «Sono nigeriano, residente a Vercelli, sono a Trieste da mia sorella per cercare lavoro», spiega in uno stentato inglese. Quando gli viene consegnato il verbale, sbeffeggiando i vigilantes tira fuori dalla tasca del giubbotto almeno altri sei verbali. Partita persa, questa volta.

Poco dopo le 21 da piazza Goldoni parte la linea A in direzione Cattinara. Il motore del bus è già acceso. Le guardie giurate salgono, due signore 60enni si alzano di scatto e si precipitano verso l'uscita ma le pronte si chiudono e il bus parte. «Non abbiamo trovato un tabacchino aperto», si giustificano e senza porre alcuna resistenza consegnano i documenti. Una delle signore racconta che sta ancora attendendo l’assegno di luglio e agosto della misura antipovertà. Porterà il verbale ai Servizi Sociali per chiedere un aiuto, spiega quasi sottovoce. L'amica è più spavalda. Anni fa era una delle cartomanti più famose a Trieste. «Ora lavoro nei casinò - racconta - mi chiamano per predire il futuro ai clienti, mi pagano in fiches». Non c’è tempo però per chiacchierare ancora con la maga. Sono le 22 ed è ora di scendere. Il nostro viaggio a bordo degli autobus, con i verificatori e le guardie giurate, è finito. Non il turno dei vigilantes però: loro ne avranno ancora per altre due ore.




 

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