Venti mesi al travestito che derubava i “clienti”
Il suo trucco era semplice. Rubare il portafoglio e qualche altro oggetto di valore ai clienti trovati sulla strada. Approfittando della loro distrazione durante un rapporto sessuale. Alla fine Gabor Gabor, 23 anni, travestito ungherese, senza fissa dimora, è stato condannato a un anno e otto mesi. A pronunciare la sentenza è stato il giudice Giorgio Nicoli. Ha in parte accolto le richieste del pm Pietro Montrone che aveva dichiarato equa una pena di tre anni e quattro mesi. È stato assistito dall’avvocato Stefano Briscik. La vicenda è iniziata nello scorso mese di luglio. Quando Gabor era stato arrestato dopo essere stato accusato da un friulano in città per lavoro di avergli rubato una sera a Sant'Antonio il cellulare e di aver preteso in cambio della restituzione dell’apparecchio tutto ciò che lui aveva nel portafogli, in quel momento 40 euro. In quell’occasione nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Luigi Dainotti, assistito dall'avvocato Briscik, Gabor aveva però raccontato un'altra “verità”, e cioè che lui si era impossessato dello smartphone del friulano poiché quest’ultimo si era rifiutato di pagare una parte della tariffa concordata per poter avere un rapporto con lui, trattenendo il telefonino finché il “cliente” non gli aveva reso ciò che gli spettava. Di fronte a un racconto così diverso il gip ne aveva disposto la scarcerazione ma aveva anche messo in agenda una nuova deposizione del friulano presunto “cliente”. Il quale, successivamente, aveva ribadito la medesima versione che aveva portato al primo arresto di Gabor: «Ha tentato di sfilarmi il portafogli, me ne sono accorto e ho preso il cellulare per chiamare le forze dell'ordine ma lui me l'aveva strappato dalle mani chiedendomi di dargli i soldi».
Il “caso” però ha voluto che qualche giorno dopo un altro uomo denunciasse di esser rimasto vittima, sempre in quei giorni, di un analogo episodio, di sera, in centro città: «Mi ha offerto una prestazione sessuale a pagamento, mai avvenuta, poi mi si è avvicinato e mi ha afferrato la collana che porto al collo minacciandomi di strapparmela. Mi ha pure detto di stare attento, perché in zona c’era il suo fidanzato. Ho preso dal portafogli una banconota da 50 euro per liberarmi di lui, me l'ha sfilato e si è preso tutti e i 260 euro che c’erano dentro, e finalmente se n’è andato».
Alla luce di questa querela, ai carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal pm Pietro Montrone, era bastato poco per ricondurre l’episodio a Gabor, che era stato a quel punto ritenuto responsabile di una specie di “modus operandi”, fatto di assalti camuffati da regolamenti di conti per rapporti sessuali a pagamento non onorati dai clienti. Poi era scattato nuovamente l’arresto e il processo con rito abbreviato durante il quale sono cadute le accuse di estorsione e rapina. Diventate “furto con destrezza”. Ma alla fine la condanna è arrivata.(c.b.)
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