Venezia tenta lo scippo dei ro-ro turchi

Chiesti permessi per i Tir della Mezzaluna, riattivato il Punto franco, organizzate missioni a Istanbul
Di Silvio Maranzana
sterle trieste porto nuovo
sterle trieste porto nuovo

L’attivazione del proprio Punto franco, la richiesta di liberalizzare il transito dei Tir stranieri, le reiterate missioni di convincimento: non lascia nulla di intentato l’Autorità portuale di Venezia nell’imminenza dell’inaugurazione del nuovo terminal di Fusina che, costato 280 milioni dovrebbe essere pronto già a gennaio, per tentare di sottrarre a Trieste l’autostrada del mare con la Turchia. Un’operazione portata avanti dal suo presidente, Paolo Costa, proprio nella fase in cui è anche presidente di turno del Napa (North adriatic ports association) e in questa veste, come si legge a fianco, annuncia una visita a Trieste il 18 novembre per definire un piano strategico comune. In una lettera recentemente inviata al premier Enrico Letta e al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi le associazioni degli autotrasportatori (Anita, Cna-Fita, Confartigianato trasporti, Fai-Conftrasporto e Fedit) rivelano che il 12 settembre al ministero dei Trasporti nella riunione di consultazione sui trasporti internazionali l’Autorità portuale di Venezia ha chiesto una liberalizzazione dei trasporti di transito con la Turchia. La presa di posizione contraria delle associazioni è vibrante «perché - sostengono - una ventilata possibilità di liberalizzazione potrebbe assimilare la regolamentazione, da noi non condivisa, più favorevole che interessa il porto di Trieste nel quale è riconosciuta ai vettori turchi la possibilità di stazionare a tempo indeterminato con il proprio veicolo trattore all’interno del porto per poi effettuare in maniera incontrastata i trasporti su tutto il territorio nazionale sottraendo alle imprese di autotrasporto di merci e di conseguenza al sistema Paese in generale segmenti di traffico». «Dal punto di vista infrastrutturale - sostengono inoltre i rappresentanti degli autotrasportatori - mentre oggi gran parte del traffico utilizza l’intermodalità ferroviaria per raggiungere la Germania, un eventuale spostamento di traffico sul porto di Venezia determinerebbe un peggioramento della fluidità della rete stradale e dell’inquinamento sulla direttrice del Brennero e su quella di Tarvisio rischiando di danneggiare anche l’attuale offerta ferroviaria».

Ma il primo affondo di Venezia era giunto già ad aprile con l’ottenimento dello spostamento e l’ingrandimento del Punto franco (non utilizzato da una ventina d’anni, ndr.) di Venezia in un’area di 8mila metri quadrati a Marghera. «Oggi che l’economia del Nordest è fortemente sbilanciata sui traffici extracomunitari - aveva sottolineato una nota dell’Authority veneziana - i regimi doganali speciali garantiti ai Punti franchi possono giocare un ruolo non secondario nel favorire l’interscambio con la sponda Sud del Mediterraneo, da Marocco alla Turchia e con l’oltre Suez e l’oltre Gibilterra». Questione che ha già portato a uno scambio di velenose battute, al recente dibattito organizzato dal Piccolo, tra lo stesso Costa e la governatrice Debora Serracchiani che gli rinfacciato di cercare anche con il Punto franco di sottrarre a Trieste il traffico turco. Ma Costa ribadisce anche ora quanto già detto in quella sede: «Abbiamo messo in moto il nostro Punto franco, ma non chiederemo mai il regime con tutti i vantaggi fiscali di cui gode Trieste».

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