Venezia mette in mostra Rousseau. Poi tocca a Dix, Grosz e Twombly

È sicuramente una grande passione per l'arte a guidarla, una determinazione non comune a farle intraprendere sfide non facili e un piglio manageriale a farle mantenere sempre la barra dritta: non a caso quando ancora guidava il Mart di Trento e Rovereto, sua prima creatura, la chiamavano "la zarina". Un soprannome che ben corrisponde all'autorevolezza con la quale sa stare alla guida di un gigante dell'arte come il Muve.
Gabriella Belli ha da poco compiuto tre anni alla guida dei Musei Civici di Venezia e gli effetti della sua direzione si sono visti a chiare lettere con un globale risveglio delle attività di conservazione, di ricerca e di esposizione. Un lavoro complesso per rimettere in moto quello che da molti era stato definito "un gigante addormentato". Un risveglio progressivo o meglio - come lei stessa dice - «un lavoro di coordinamento per dare unità di intenti e di direzione ad una Fondazione che conta ben 12 sedi museali e un patrimonio di collezioni quasi infinito».
C'è stata recentemente qualche polemica sui costi di realizzazione di alcune mostre temporanee.
«Mi sottopongo volentieri alle critiche da cui esce sempre qualcosa di positivo. Devo dire però che i bilanci della Fondazione dei Musei Civici sono sempre stati positivi, vuol dire che il Muve è gestito bene. Bisogna non perdere mai di vista il principio che la cultura non può essere sempre e comunque business. Noi dobbiamo fare dei buoni musei, conservarli bene, incrementarli, sostenerli, ma dobbiamo tenere a mente che la cultura è un investimento non solo per le future generazioni ma anche per i cittadini di oggi ed inoltre sostiene il turismo culturale di cui vivono molte città italiane».
Delle grandi mostre "di cassetta" tanto di moda oggi che ne pensa?
«Sono utili se costituiscono il punto di arrivo di una ricerca capace di contribuire all'avanzamento dello studio della storia dell'arte. E' vero che oggi le fondazioni museali devono produrre dei risultati, ma le mostre "blockbuster" di puro richiamo mediatico sono contro il mio Dna. In genere vengono prodotte al di là delle istituzioni museali a "pacchetto chiuso". Si tratta di un fenomeno molto italiano che all'estero non esiste. In genere passato il momento di entusiasmo mediatico questi eventi non sedimentano nulla sul territorio, non generano cioè cultura permanente. Sono fenomeni transitori che drenano risorse dagli enti pubblici e privati di una città senza dare un ritorno duraturo. Di casi anche qui in Veneto ne abbiamo visti più di qualcuno. Gli investimenti disponibili invece potrebbero essere mirati ai musei cittadini che il più delle volte fanno fatica ad arrivare a fine anno. Spesso da parte delle istituzioni c'è poca fiducia nelle capacità dei direttori dei musei di creare grandi eventi espositivi, ma se si hanno strumenti a disposizione si possono fare progetti magnifici come il recente caso di Verona dove la bellissima mostra sul Veronese è stata il risultato di un grande lavoro di ricerca».
Veniamo agli appuntamenti espositivi del 2015.
«L'anno nuovo si aprirà con una mostra dedicata al Doganiere Rousseau. Un artista forse più famoso per i suoi dipinti che per la sua persona. La figura artistica di Henri Rousseau segna una sorta di spartiacque nella storia della pittura del XX secolo, perché è un artista che intercetta da un lato una linea di arcaismo crescente e decrescente in maniera anticlassica nel corso dei secoli e dall'altro diventa il soggetto ispiratore di molte avanguardie del '900. Questo pittore che nell'accezione più comune è considerato un naif, villaneggiato da tutti specie all'inizio della sua attività espositiva, attraverso questa mostra verrà riscoperto nel suo ruolo di ispiratore per tantissimi artisti, come Kandinskij, Picasso, Delaunay, Soffici, Morandi, che hanno cercato di raggiungere l'essenza della pittura. La mostra aprirà il 5 marzo a Palazzo Ducale».
E poi?
«A maggio invece al Correr sarà di scena "Nuova oggettività. La pittura in Germania al tempo della Repubblica di Weimar 1919-1933". E' un grande progetto costruito insieme al Lacma di Los Angeles dove la mostra sbarcherà dopo Venezia. Nuova Oggettività o Neue Sachlichkeit è un movimento affermatosi negli anni '20 nel clima culturale della Repubblica di Weimar in una Germania appena uscita dal primo conflitto mondiale. Artisti come Dix, Grosz, Schad, solo per fare qualche esempio, reagirono contro l'eccesso di emotività, di soggettività esasperata, di spiritualismo del movimento espressionista proponendo un brusco ritorno al realismo oggettivo, alla descrizione del mondo nei suoi termini più crudi senza filtri né elaborazioni. La loro è una pittura molto algida, feroce nel suo dettaglio, di denuncia contro la corruzione, lo scempio, la deriva della Germania del primo dopoguerra che poi sfocerà con l'arrivo di Hitler. In mostra si potranno ammirare dipinti ma anche fotografie di August Sander».
Nelle altre sedi?
«Per quanto riguarda le altre sedi museali, a Ca'Pesaro proporremo una retrospettiva dedicata al grande artista statunitense Cy Twombly mancato pochi anni fa, mentre al Fortuny ospiteremo una mostra dal titolo "Proportio", proporzioni, che indagherà su uno degli aspetti fondamentali della storia dell'arte: da sempre esiste un numero armonico - 1,618 - risultato di una formula matematica alla base sin dall'antichità di una complessa serie di studi sul tema della bellezza e delle proporzioni. Questa mostra cercherà di spiegare come la bellezza perfetta non sia un concetto astratto ma abbia una corrispondenza matematica. Vedremo codici, disegni, opere d'arte antica ma anche opere di artisti contemporanei. In occasione dell'Expo, "Acqua e cibo" saranno di scena a Palazzo Ducale in una mostra dedicata al tema del rifornimento alimentare nella laguna di Venezia nell'antichità».
Per chiudere?
«A chiudere l'anno e a traghettare la Fondazione nel 2016 ci penserà il Correr con una bellissima mostra monografica dedicata al pittore zaratino Andrea Schiavone».
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