Velista disperso in mare nel Quarnero

Si trovava a bordo del trimarano Oman Sail dello skipper francese Sidney Gavigne: la barca era attesa per un tour promozionale alla Barcolana
Di Andrea Marsanich

LUSSINPICCOLO. É caduto in mare nelle acque al largo di Lussino mentre il suo trimarano Mod Musandam–Oman Sail stava dirigendosi verso Trieste per partecipare a una manifestazione promozionale nell'ambito della Barcolana. L’incidente è avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì. Subito sono partite le operazioni di soccorso. Il ventiseienne omanita Mohammed Al Alawi, 26 anni, è stato ricercato dagli equipaggi di diverse imbarcazioni della Guardia costiera italiana e di quella croata. Il trimarano omanita, lungo 21,2 metri e largo 16,8, era guidato al momento dell’incidente dallo skipper francese Sidney Gavignet ed è stato proprio il transalpino, impegnato in un trasferimento in vista della Rolex Middle Sea Race, a dare l’allarme.

Si sa poco sul drammatico episodio, verificatosi a circa 16 miglia a ovest di Lussinpiccolo, nelle acque prospicienti l’isolotto quarnerino di Unie: secondo quanto riportato dal team dell’Oman Sail, l’uomo è precipitato fuori bordo per cause ancora sconosciute nel momento in cui il vento di scirocco era sui 15–17 nodi. La famiglia del disperso è stata avvisata di quanto accaduto. C’è molta preoccupazione e ansia mentre le ricerche continuano. Va rilevato che i Mod70 sono trimarani del tipo One Design, imbarcazioni molto performanti, frutto di una naturale evoluzione dei trimarani Orma 60, e nate dopo 15 anni di studi ed evoluzioni progettuali. Una barca molto tecnologica con un albero di 28 metri e mezzo, il dislocamento di 6,3 tonnellate e la superficie velica in bobina di 310 metri quadrati. Cinque i membri a bordo dell’equipaggio: oltre al disperso e allo skipper, a bordo c’erano pure Richard Mason, Sami al Shukaili e Husein al Giabri.

Non occorre essere esperti di mare per sapere che il Quarnero è una zona molto insidiosa per i diportisti croati e d’oltreconfine, tenuta anche da velisti esperti. La causa dell’incidente potrebbe essere stato il forte vento. In passato sono stati numerosissimi gli incidenti che hanno coinvolto imbarcazioni da diporto (non poche le navi), messe a prova durissima soprattutto dalla bora e dello scirocco. I refoli di bora che scendono dalla catena del Velebit (Alpi Bebie) possono essere tremendi, causando affondamenti e gravi danni ai natanti. L’anemometro piazzato sul ponte che collega l’isola di Veglia e la terraferma ha registrato quest’anno in febbraio una raffica a 224 chilometri orari. Nel 1998, ma sul ponte di Maslenica, nell’entroterra di Zara, fu rilevato un refolo a 249 chilometri orari, che costituisce il record assoluto per la Croazia.

Immaginarsi le conseguenze quando un simile vento da nord–est si scatena verso le isole dell’ arcipelago quarnerino (le varie Veglia, Cherso, Lussino, Arbe e gli isolotti satelliti) e in direzione di Pago, Selve, Ulbo, Premuda e altre isole dell’arcipelago zaratino. Da prestare anche la massima attenzione nei confronti dello scirocco, quello le cui raffiche superano i 100 chilometri orari. Purtroppo in non poche occasioni gli uomini caduti in mare nel Quarnero non sono mai più stati rinvenuti, oppure i loro corpi sono stati ritrovati a parecchi giorni dal sinistro e a molti chilometri di distanza dall’area delle ricerche.

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