Veleni sul Natale povero Dipiazza: «Quell’albero è la fiera della miseria»
di Matteo Unterweger
Non ha fatto neanche a tempo ad ambientarsi nella sua nuova location. Eppure l’albero di Natale sistemato in piazza Unità per decisione della giunta Cosolini, l’unico contro i 24 dello scorso anno e della passata amministrazione, vacilla già. Da un lato finisce sotto attacco, tra le perplessità di una parte della cittadinanza (manifestate anche sul profilo Facebook del sindaco) e gli affondi dell’opposizione di centrodestra, dall’altro è lo stesso esecutivo di centrosinistra ad ammettere (come riferiamo a parte) che qualcosa forse va cambiato. E quel qualcosa è proprio l’albero della principale piazza cittadina.
A riaprire il fuoco è l’ex primo cittadino Roberto Dipiazza. Con giudizi tutt’altro che improntati al “volemose bene”: «Ricordo che un turista arriva negli alberghi e compra nei negozi. Per anni siamo andati a Graz, Villaco e così via, a vedere i mercatini di Natale austriaci. Io in 8 anni ero riuscito a rovesciare le cose, facendo sviluppo: la gente aveva iniziato a venire a Trieste, i dati turistici l’avevano confermato, e ora ritornerà a Vienna e a Lubiana - prosegue l’esponente di centrodestra -. Si torna indietro. Io la città la vivo: la gente è arrabbiata». La furia di Dipiazza non si placa: «A me interessava il discorso economico, del ritorno d’immagine per la città. In piazza Unità quell’albero è la fiera della miseria, obiettivamente: bisogna avere una mentalità imprenditoriale. Paradossalmente sarebbe stato meglio non fare niente. È stato un autogol».
Non meno tenero Paolo Rovis (Pdl), che via Facebook sul tema ha avviato un confronto a colpi di post con Cosolini: «È chiaro l’intento di questa amministrazione comunale di puntare sul turismo dell’orrore. Hanno piantato un cipresso in piazza Unità - ironizza Rovis -. Battute a parte, il concetto è che Trieste ha sviluppato a dicembre un turismo natalizio da 40mila presenze: il che significa ricadute economiche. Non è solo questione di alberi». Al collega di partito si unisce Maurizio Bucci: «La scelta incompresa da tanti triestini di mantenere sotto tono il clima natalizio in città seguendo il principio “sobrietà e crisi” non regge e maschera, astutamente, la precisa volontà laica della nuova giunta comunale di ridimensionare significativamente il clima del Santo Natale». E dal centrodestra ecco pure il leghista Maurizio Ferrara: «Se l’allestimento degli anni scorsi aveva un costo irrisorio, è stato un peccato non riproporlo: gli addobbi portano felicità e spirito. Anche se con quello che accade a livello nazionale, il problema passerà in secondo piano...».
Commercianti ed esercenti la prendono con filosofia. Alcuni di loro interverranno in prima persona, pagando a “gruppi di vicini” gli allestimenti luminosi. Dalle categorie nessun attacco all’amministrazione Cosolini. Parte il presidente regionale di Confcommercio Franco Rigutti: «In questo periodo particolare, ci sembra corretto cercare di essere il più sobri possibile. Comunque, per quanto ci riguarda, gruppi di commercianti si sono organizzati autonomamente in alcune vie per mettere le luminarie. È più giusto - conclude - che gli enti spendano per altro». Allineato il numero uno dei dettaglianti Mauro Di Ilio: «Tutti vorremmo ponti con maniglie d’oro, ma in questo momento non è possibile. Vedremo come sarà questo Natale, poi parleremo con l’amministrazione per il prossimo. Gli anni passati, per quanto piacevoli, erano stati comunque “abbondanti”». Non si discosta dalla posizione dei commercianti il parere di Beniamino Nobile (Fipe): «Se non ci sono i soldi, non si spende. Meglio così un solo albero, nel rispetto del simbolo. E usiamo soldi per cose più importanti».
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