Vax Day, in Slovenia e Croazia le prime dosi nelle case di riposo

A Lubiana il piano dell’Istituto di salute pubblica prevede 1,2 milioni di cittadini vaccinati entro luglio

BELGRADO Un’anziana signora, Angelca Butenko, con indosso una blusa scura a pois bianchi, si accomoda su una sedia in un piccolo ambulatorio. Un medico, bardato con tuta protettiva azzurra e visiera, le solleva una manica e in un attimo le infila la siringa nel braccio, inietta il liquido trasparente, applica un cerotto e poi le dà una gentile pacca sulla spalla, come per dirle «già fatto, tutto bene». Lei guarda nella telecamera e poi ringrazia «per la possibilità» che le è stata data, quella di essere fra i primi tre vaccinati a livello nazionale.

È iniziata così ieri, con questa scena rilanciata sui social dal governo, l’auspicato percorso che porterà alla vittoria sul Covid, anche in Slovenia. La giornata ha visto protagonista la signora Butenko, ospite di una casa di riposo, ma anche l’anziano arcivescovo Franc Kramberger e un vecchio signore che vive in una casa di riposo slovena, Joze Pelko. Sono stati loro tre, già alle 8.30 del mattino, a ricevere i primi vaccini affluiti in Slovenia in contemporanea con tutti gli altri Paesi Ue, un lotto Pfizer-Biontech destinato in gran parte alle residenze per anziani che sono state e sono ancora il fronte del contagio.

Il “Vax day” europeo sarà solo il primo di una lunga serie di giornate che vedranno sempre più dosi distribuite e iniettate. La Slovenia (dove ieri si sono contati 614 positivi su 2.438 tamponi e altri 33 decessi) riceverà circa 17 mila dosi entro la fine dell’anno. Il vaccino è «un farmaco miracoloso», ridà la speranza «di un ritorno» al mondo pre-Covid, ha esultato anche Milan Krek, il direttore dell’Istituto nazionale di salute pubblica che è l’organizzazione responsabile del piano vaccinale sloveno, il quale dovrebbe portare all’immunizzazione entro luglio di 1,2 milioni di cittadini. Ma intanto si intravede «la luce alla fine del tunnel», ha affermato ieri il premier Janez Janša, invitando però alla prudenza e alla cautela, per evitare un “liberi tutti” che dia il la a una ripresa dei contagi.

La luce s’intravede anche in Croazia (dove ieri sono stati registrati solo 618 contagi ma su 3.628 tamponi, e ben 58 decessi): nel Paese la prima persona a essere vaccinata è stata Branka Aničić, 81 anni, anche lei ospite di una casa di riposo, come in Slovenia fra i luoghi più a rischio e per questo primi destinatari dei vaccini assegnati a Zagabria. A stretto giro di posta si passerà alla vaccinazione di medici e operatori sanitari e poi toccherà agli over-65 e ai malati cronici, i soggetti più vulnerabili. È stata lei, la testimonial dell’inizio della campagna di vaccinazioni, a sedersi davanti a un grande poster con lo slogan «pensa agli altri, vaccinati» mentre le veniva inoculata la prima dose. Vaccinazione che è necessaria, «per il bene delle nostre famiglie, degli anziani, di tutti noi », ha affermato Aničić. «Siamo testimoni di un momento storico, l’inizio delle vaccinazioni, un punto di svolta nel trattamento del Covid, non c’era regalo migliore per questa fine anno, un anno difficile per tutti», ha detto il ministro croato della Salute, Vili Beros.

I vaccini sono arrivati anche in Romania (nel Paese si contano più di 15 mila decessi da inizio epidemia), dove la prima vaccinata non è stata un’anziana ma Mihaela Angel, 26 anni, infermiera. Fu lei, a fine febbraio, a prendersi cura del primo malato di Covid in Romania, mentre oggi i casi totali sono più di 600 mila. Dieci mesi dopo, «comincia la battaglia con la quale potremo tornare alla vita normale», ha assicurato il neo-premier Florin Citu. «Batteremo il Covid», ha promesso anche il ministro della Salute bulgaro, Kostadin Anghelov, il primo vaccinato a Sofia.

Continua intanto la distribuzione delle prime dosi in Serbia, mentre tutto appare fermo per ora in altri Paesi balcanici, dalla Bosnia al Kosovo fino a Montenegro e Macedonia del Nord.—


 

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