Vanno all’asta negli Usa le mutande di Hitler

L’indumento ritrovato in un vecchio scatolone dai proprietari dell’albergo di Graz dove il Führer pernottò nell’aprile del 1938. Prezzo base fra i 4 e i 5mila dollari

UDINE. C’è chi se ne va da un albergo dimenticando gli occhiali, chi lo spazzolino da denti, chi le chiavi di casa. Adolf Hitler se n’era andato dimenticandosi le mutande. Era accaduto in un hotel di Graz quasi ottant’anni fa. E dopo tutto questo tempo quel reperto “storico” che aveva coperto le pudenda del Führer riemerge improvvisamente dal passato, per essere battuto all’asta in una cittadina del Maryland, Chesapeake City, Stati Uniti d’America.

Chesapeake City non raggiunge i 700 abitanti ed è nota soprattutto per aver conservato con amorevole cura le sue case di inizio Ottocento, trasformate oggi per lo più in ristoranti e bed and breakfast, e per essere sede dell’Alexander Historical Auctions, una casa d’aste specializzata in oggetti militari di ogni genere e di ogni continente, con un’attenzione maggiore, ovviamente, per quelli di casa, riguardanti la guerra di indipendenza, quella di secessione e i conflitti nel mondo a cui abbiano partecipato soldati americani.

20090830 - ROMA -CLJ- II GUERRA MONDIALE: DANZICA, PRIMA VITTIMA DI HITLER- Una immagine storica di archivio del discorso di Hitler del 1° settembre 1939 al Reichstag . Martedi' primo settembre 2009 a Danzica si celebrera' il 70° anniversario dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. ARCHIVIO / ANSA/ coc
20090830 - ROMA -CLJ- II GUERRA MONDIALE: DANZICA, PRIMA VITTIMA DI HITLER- Una immagine storica di archivio del discorso di Hitler del 1° settembre 1939 al Reichstag . Martedi' primo settembre 2009 a Danzica si celebrera' il 70° anniversario dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. ARCHIVIO / ANSA/ coc

L’Alexander Historical Auctions tiene in genere tre o quattro aste all’anno, cui si può partecipare presenziando alle sedute o anche via telefono o internet. Non è un caso che quella che si terrà oggi e domani presenti nella copertina del catalogo una bandiera slabbrata americana, che fu usata per guidare i soldati americani nel D-Day dello sbarco in Normandia. Un cimelio di grande significato storico e simbolico, che figura tra altri 1045 lotti all’asta, al numero 705.

Poi giri le pagine del catalogo, e al lotto 718 trovi le mutande del Führer. L’accostamento può apparire irriverente ma rientra nella logica di un catalogo d’aste, che elenca gli oggetti più svariati senza tener conto di ciò che rappresentano. La descrizione dell’indumento è minuziosa. Si spiega che è «sorprendentemente largo», con un solo bottone lungo la patta, più un altro bottone di chiusura alla vita, con lacci sul retro per regolarne la misura. E si precisa che è «come nuovo», quasi a voler rassicurare il potenziale acquirente che le mutande sono in buone condizioni. Ma l’elemento più importante riguarda la presenza di un monogramma ricamato con le lettere “A. H.” in maiuscolo: le iniziali di Adolf Hitler. Prezzo a base d’asta tra 4.000 e 5.000 dollari.



Che fossero appartenute effettivamente al Führer è confermato da una lettera accompagnatoria scritta da un nipote del proprietario dell’hotel di Graz, dove il dittatore nazista pernottò fra il 3 e il 4 aprile del 1938. Graz è una città molto più grande di Chesapeake City, ma non si fa molta fatica a scoprire il nome dell’hotel in cui il Führer fece riposare i magnanimi lombi e, di conseguenza, anche il nome della persona che ha ritrovato le sue mutande. Si chiama Peter Florian, ha 69 anni e fino a cinque anni fa era “senior chef” del Park Hotel, un albergo storico del capoluogo stiriano che si trova nella Leonhardstrasse, zona di Graz alle spalle della collina dello Schlossberg e del parco cittadino. L’albergo appartiene da quattro generazioni alla stessa famiglia e Peter è uno dei nipoti del proprietario che 80 anni fa diede ospitalità ad Hitler. «Lo scorso anno – ha raccontato alla “Kleine Zeitung” – mia nonna è morta, a 95 anni. Durante lo sgombero della casa abbiamo trovato uno scatolone con queste mutande. Sopra c’era un’annotazione: potrebbero essere di Hitler». Dovendo decidere se buttarle fra i rifiuti o cercare di venderle, Florian ha scelto la seconda soluzione, affrettandosi a precisare: «Naturalmente il ricavato andrà tutto in beneficenza».

Ma le mutande erano davvero appartenute a Hitler? Florian ammette che non vi è alcuna prova, salvo quel monogramma e l’appunto che qualcuno della famiglia aveva scritto sullo scatolone. Lo aveva fatto presente alla casa d’aste del Maryland, che tuttavia aveva considerato autentico il reperto.


Dunque nessuna prova inconfutabile, ma il contesto storico consente di credere che quelle mutande siano appartenute effettivamente al dittatore. Adolf Hitler era stato ospite del Park Hotel nell’aprile del 1938. Il mese prima l’Austria era stata annessa alla Germania con un colpo di mano militare, ma il Führer aveva voluto dare una sorta di legittimazione democratica a quell’occupazione, chiamando gli austriaci a un referendum, dall’esito peraltro scontato. Per sostenere il “sì” all’Anschluss aveva intrapreso un giro di propaganda in tutta l’Austria, cominciando proprio da Graz, dove il 3 aprile era stato accolto da una folla esultante. E il giorno dopo se n’era andato, dimenticandosi le mutande nella suite dell’hotel.

Ora quelle mutande saranno vendute al miglior offerente, assieme a centinaia di altre “memorabilia” di un passato che forse sarebbe meglio cancellare. C’è una copia di “Mein Kampf” autografata dall’autore e un mappamondo dello stesso proprietario. E c’è perfino una ciocca di capelli di Himmler. I compratori non mancheranno.
 

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