Vanno al funerale della mamma ma la salma è vestita da uomo

Egle Margon Bossi aveva 82 anni ed è morta il 24 luglio scorso. E da morta, è stata protagonista di una vicenda surreale. Ecco cosa è successo. «Ma chi è?». «No, quello non è la mamma. È un altro defunto. Abbiamo sbagliato salma». «Quello è un uomo! Sì, è proprio un uomo. È vestito in doppiopetto blu». «Ma guarda meglio, è proprio la mamma. Gli occhi sono i suoi. Solo che l’hanno vestita da uomo». L’incredibile scena a bara aperta è accaduta per davvero.
Erano le 8 del 27 luglio, al momento dell’ultimo saluto nella camera ardente del cimitero di Sant’Anna, quando i figli se la sono vista davanti - appunto - vestita da uomo. Coricata nella bara dove gli addetti dell’Impresa trasporti funebri Sant’Anna l’avevano composta. Egle Margon Bossi indossava un impeccabile doppiopetto blu di marca, con tanto di cravatta scura e camicia bianca. Anche i capelli le erano stati acconciati in modo adeguato. Maschile naturalmente. E il trucco, la tanatoestetica, era perfetto: accentuava sapientemente i caratteri - maschili - del volto. Quando l’hanno vista, si può immaginare lo stupore ma anche la rabbia dei figli dell’anziana. Che in pratica se la sono trovata di fatto mascherata, un po’ come Julie Andrews in Victor Victoria. Tant’è che, come si legge nella lettera inviata per loro conto dall’avvocato Keti Muzica all’impresa di onoranze funebri per annunciare una richiesta di risarcimento danni, preludio di una eventuale causa civile, i figli - che si possono immaginare sgomenti - hanno addirittura dovuto evitare che il marito della defunta andasse a porgerle l’ultimo saluto lasciandole, come aveva intenzione, un fiore.
Lo choc di trovare la moglie composta nella bara travestita da uomo sarebbe stato, in effetti, troppo forte. Comunque il funerale è stato celebrato «considerato - si legge nella lettera dell’avvocato Muzica - che sul posto stavano sopraggiungendo anche altri parenti e amici della defunta». L’unica precauzione al momento adottata era stata quella di procedere immediatamente alla chiusura della bara, «per evitare un’esposizione amaramente ridicolizzante della salma della madre». Nel dubbio - sembra ma non è uno scherzo - gli addetti dell’impresa funebre avevano comunque invitato di nuovo i figli a effettuare un ulteriore riconoscimento. «Lavorando si sbaglia», si è giustificato Roberto Ricamo, il titolare dell’Impresa funebre Sant’Anna finita nella paradossale vicenda. L’avvocato Rita Breviglieri, che assiste l’azienda di onoranze funebri, in una nota di risposta alla richiesta di risarcimento danni dell’avvocato di controparte minimizza l’episodio. «Sinceramente - scrive - al di là del comprensibile disappunto dei parenti, per un errore che tuttavia può capitare, non vedo quale danno sia ravvisabile: la salma è stata vista dai figli che non hanno neppure rilevato lo sbaglio nella vestizione della madre; subito dopo, alle 8.45, il feretro è stato chiuso e la cerimonia si è correttamente conclusa con il trasporto della salma negli appositi spazi in attesa della cremazione alle 10», che nel frattempo era stata evidentemente sospesa. Quello che è accaduto poi lo spiega, sempre nella nota, lo stesso avvocato Breviglieri: «Soltanto alle 13 i figli si sono presentati negli uffici dell’impresa funebre per fare le loro rimostranze sulla composizione della salma, tant’è che senza indugio la stessa è stata ricomposta con gli abiti di pertinenza e così mostrata nuovamente ai figli». I quali - questa volta - l’hanno dolorosamente riconosciuta. Perché Egle Margon Bossi era poi stata - finalmente - vestita da donna.
L’unico dubbio che resta, in questa vicenda, è quello relativo al proprietario degli abiti maschili, quello del doppiopetto blu della stessa taglia della povera signora Egle. Sicuramente apparteneva a un defunto che, a insaputa in questo caso di tutti i suoi parenti, era stato vestito da donna, con gli abiti per l’ultimo viaggio di Egle Margon Bossi.
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