Valenti: «Massimo rigore sulla mascherina addosso quando si sta fra la gente»

Il prefetto di Trieste interviene sui controlli delle misure anti Covid: «Sotto esame in particolare i luoghi di possibili assembramenti». La sferzata ai giovani: «In alcuni vedo menefreghismo» 
Silvano Trieste 2020-09-19 La movida del sabato
Silvano Trieste 2020-09-19 La movida del sabato

TRIESTE «Massimo rigore nei luoghi di possibili assembramenti». Valerio Valenti, prefetto di Trieste, mette sotto esame i gestori dei locali e i giovani che non rispettano le regole. Nelle ultime ore, a fronte di 502 persone e 7 attività economiche controllate, non sono state comminate sanzioni, ma il tema nuovo è quello del ritorno dell’obbligo della mascherina anche in spazi aperti. «La si dovrà indossare sempre quando ci si trova in mezzo ad altra gente», chiarisce il prefetto al termine della riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica assieme a Comune, Questura, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia locale.

Quello che preoccupa Valenti è la questione movida. «La nostra attenzione – spiega –, esattamente come negli ultimi giorni, sarà rivolta principalmente a chi favorisce situazioni di assembramento non controllato. Più che sanzionare le singole persone, ci preoccuperemo di evitare il fenomeno generalizzato del contatto senza l’opportuna protezione consentita appunto dalla mascherina». Quanto ai controlli in strada, «saranno gli stessi del periodo di punta del Covid. All’epoca c’è stata un’applicazione intelligente delle misure governative e, come allora, confido sulla collaborazione dei cittadini. Credo che ormai tutti abbiano la necessaria esperienza per comprendere quanto siano importanti i benefici di rispettare le indicazioni nazionali».

Valenti si dice «fiducioso», ma rivolge ancora una volta un appello ai giovani: «Mi inquieta il menefreghismo di alcuni. Forse si sentono poco esposti, ma sarebbe utile che facessero una visita negli ospedali in cui sono ricoverati i contagiati». Di sicuro non sarà possibile fingere di fare sport, una delle eccezioni rispetto all’obbligo di copertura di naso e bocca: «Chi fa attività fisica è molto facile da riconoscere. Avrà una tenuta da jogging e non certo giacca e cravatta».

Sul fronte politico è il segretario del Pd regionale Cristiano Shaurli a sollevare intanto il caso dei ritardi sui test rapidi. «Come denunciamo da giorni – dichiara –, senza alcuna polemica, ma solo riportando decine di segnalazioni che ci arrivano da famiglie e territorio, servono ormai tra i quattro e i sette giorni dal momento della richiesta del tampone alla consegna del referto, con punte fino a dodici giorni. Sono famiglie spesso con bambini che devono recarsi a decine di chilometri di distanza, sopportare file e attese magari già con qualche linea di febbre. La giunta Fedriga ha sottovalutato un problema facilmente prevedibile con la riapertura delle scuole e anche con le richieste dei settori produttivi». Tutto questo, prosegue l’esponente dem, mentre altre regioni si sono attrezzate: «L’Emilia Romagna, ad esempio, nei prossimi giorni metterà a disposizione test sierologici rapidi e gratuiti nelle farmacie per gli alunni di tutte le scuole, i genitori e i familiari». In Fvg c’è poi anche un ritardo sullo scaricamento della app Immuni, che può consentire una più facile ricostruzione dei contatti dei positivi: «Il governatore si chieda se non ha influito la campagna personale che ha fatto contro l’applicazione nazionale».

A stretto giro, ecco la risposta dei capigruppo della maggioranza di centrodestra alle frecciate di Shaurli: «È inaccettabile che il segretario del Pd alzi i toni e punti il dito sulla gestione dell’emergenza solo per avere visibilità. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 5 mila tamponi e i test rapidi per le scuole sono in arrivo. Non solo è irricevibile, ma è anche offensiva l’accusa verso questa amministrazione di scaricare i problemi su genitori e famiglie, quando invece sta lavorando per sistemare il protocollo del Governo giallorosso, che sta mettendo in difficoltà l’intero sistema scolastico». Così appunto Mauro Bordin (Lega), Mauro Di Bert (Progetto Fvg), Claudio Giacomelli (Fdi) e Giuseppe Nicoli (Fi), che aggiungono poi «di essere stufi delle accuse strumentali del segretario del Partito democratico, che farebbe bene ad informarsi meglio prima di intervenire in merito a temi così delicati. Inoltre se il suo Governo decide di rendere non obbligatoria l’app Immuni, ma solo di consigliarla, il segretario del Pd dovrebbe chiedere conto ai suoi colleghi di partito a Roma». —



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